Tasi, meno detrazioni e stangata per seconde case e imprese
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Economia

Tasi, meno detrazioni e stangata per seconde case e imprese

Il governo diminuisce la copertura a favore dei Comuni che saranno costretti ad aumentare le aliquote

Alla fine sulla Tasi, la nuova imposta sugli immobili, un accordo si è trovato tra Comuni e governo, ma si tratta di un’intesa che potrebbe penalizzare fortemente i proprietari di seconde case e le imprese. Il nodo da sciogliere era quello della copertura da offrire al fondo che le amministrazioni locali dovranno utilizzare per garantire una rete di detrazioni simile a quella applicata in passato per l’Imu. A ballare erano circa 2,2 miliardi di euro, che l’esecutivo si era impegnato a trovare. Ora il compromesso è stato raggiunto grazie allo stanziamento complessivo di 1,7 miliardi di euro. Un risultato che i sindaci hanno definito alla fine comunque soddisfacente, ma è evidente che all’appello mancheranno circa 500 milioni, una circostanza che non potrà non avere effetti sui contribuenti.

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E gli effetti in questione possono essere facilmente pronosticati. La dote da 1,7 miliardi di euro infatti, dovrà arrivare grazie alla possibilità data ai Comuni e prevista nella legge di stabilità del 2014, di aumentare le aliquote massime applicabili su prime e seconde case di uno 0,8 per mille. A questo proposito ricordiamo che i valori  in questione attualmente sono fissati al 2,5 per mille e al 10,6 per mille. Ai sindaci verrà dunque lasciata mano libera per decidere dove applicare l’addizionale concessa dal governo. Potrebbe esserci chi decida di prevedere un aggravio solo per le prime case portando l’aliquota massima al 3,3 per mille; oppure chi si orienti a penalizzare solo le seconde case, fissandio l’aliquota massima all’11,4 per mille. E non è escluso che ci potranno essere soluzioni intermedie, con una distribuzione del carico in eccesso su entrambe le aliquote.

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La verità però è che nella maggioranza dei Comuni, come d’altronde fatto trapelare da tanti primi cittadini, si cercherà di tutelare le fasce più deboli e i proprietari di abitazioni più piccole. Partendo da questo presupposto è facile prevedere che in tante realtà, l’aliquota sulla prima casa verrà lasciata immutata, mentre ad essere colpite saranno soprattutto le seconde abitazioni. A questo c’è da aggiungere il carico, anch’esso già messo in preventivo, che verrà accollato alle imprese attraverso l’aumento dell’Imu sui capannoni. Anche questa infatti sarà una strada che molti sindaci batteranno per andare al recupero di quelle risorse che poi dovranno utilizzare per garantire detrazioni accettabili ai proprietari di prima casa.

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Insomma, è molto probabile che per tanti contribuenti possessori di un’abitazione principale, in effetti, come più volte preannunciato dal ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni, non ci sarà da fare i conti con rincari dal passaggio dall’Imu alla Tasi. Grazie infatti al gioco delle detrazioni si dovrebbe riuscire a far pagare a questi cittadini un’imposta simile a quella del 2012. Molto diversa invece si prospettata la situazione per proprietari di seconde case e imprese sui quali si potrebbe abbattersi una vera e propria stangata. Come detto però, molto dipenderà dalle decisioni che prenderanno a livello locale i singoli sindaci, e dunque per saperne di più bisognerà attendere l’ufficializzazione delle aliquote nei vari Comuni.

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Giuseppe Cordasco

Sono nato e cresciuto ad Aarau nel cuore della Svizzera tedesca, ma sono di fiere origini irpine. Amo quindi il Rösti e il Taurasi, ma anche l’Apfelwähe e il Fiano. Da anni vivo e lavoro a Roma, dove, prima di scrivere per Panorama.it, da giornalista economico ho collaborato con Economy, Affari e Finanza di Repubblica e Il Riformista.

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