Tares: la nuova tassa sui rifiuti ci costa 2 miliardi in più
Economia

Tares: la nuova tassa sui rifiuti ci costa 2 miliardi in più

La stima è dell'ufficio studi della Cgia di Mestre. Ma la prima rata slitta da aprile a luglio 2013, grazie a un provvedimento bipartisan in discussione al Senato

La prima rata della Tares, la nuova tassa dei rifiuti introdotta dal governo tecnico, slitta di tre mesi: non dovrà più essere pagata ad aprile ma a luglio, con la speranza che il nuovo governo possa rivedere l'intera norma in tempi utili.

La soluzione di compromesso è stata trovata dal relatore Antonio D'Alì (Pdl) nell'ambito del dl sui rifiuti che è all'esame dell'aula del Senato.

Nell'attesa, accontentandosi dello slittamento, che i più maligni già descrivono come una mossa elettorale bipartisan, c'è già chi ha iniziato a fare i conti su quanto costeranno i rifiuti.

A prendere la calcolatrice, c'ha pensato come  di consueto la Cgia Di Mestre, che stima una botta di oltre 2 miliardi in più rispetto alla vecchia Tarsu e alla Tia, nonostante dal 2007 al 2011 la produzione dei rifiuti urbani sia diminuita del 5% e l'incidenza della raccolta differenziata, che ha consentito una forte riduzione dei costi di smaltimento, sia invece aumentata del 30,5%.

Non solo. La nuova tassa porterà un aumento medio del 29% a famiglia, per un gettito complessivo a carico delle famiglie e delle imprese di almeno 8 miliardi.

Una cifra che andrebbe approssimata per difetto, visto che i dati registrati "non comprendono i costi dei Comuni che hanno esternalizzato il servizio", spiega l'associazione guidata dal segretario Giuseppe Bortolussi.

Per arrivare a queste stime, i calcoli non sono difficili: basta sottrarre dalle spese assunte dalle stesse amministrazioni comunali per la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti, pari a 7 miliardi di euro, le entrate derivanti dall'applicazione della Tarsu o della Tia, pari a 6,1 miliardi di euro.

La differenza tra i due importi dà luogo 900 milioni di euro. A questo bisogna poi aggiungere 1 miliardo di euro che viene ottenuto con l'applicazione dell'aumento di 30 centesimi a metro quadrato prevista dalla Tares a carico del titolare dell'immobile, che serve per coprire i costi di alcuni servizi comunali: quelli "per i quali non è possibile effettuare una suddivisione in base all'effettiva percentuale di utilizzo individuale", come l'illuminazione pubblica.

Un tetto che inoltre potrà essere innalzato dai Comuni fino a 40 centesimi.

Ma quanto dovranno sborsare in più i singoli cittadini? Secondo la Cgia di Mestre un'abitazione civile di 114 metri quadri con l'applicazione della Tares avrà un rincaro di 73 euro (+29,1%), mentre per un capannone di 1.200 metri quadri l'aggravio sarà di 1.133 euro (+22,7%) e per un negozio di 70 metri quadri di 98 euro (+19,7%).

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Massimo Morici

Scrivo su ADVISOR (mensile della consulenza finanziaria), AdvisorOnline.it e Panorama.it. Ho collaborato con il settimanale Panorama Economy (pmi e management) e con l'agenzia di informazione statunitense Platts Oilgram (Gas & Power).

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