Tagli alle Regioni, ecco cosa dicono i numeri
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Tagli alle Regioni, ecco cosa dicono i numeri

I dati dell’Istat confermano il calo dei trasferimenti dello Stato e l’aumento delle tasse. Ancora minimo lo sforzo sul fronte delle uscite

In queste ore sono in molti a chiedersi se le Regioni stiano facendo bene o male a protestare per i tagli imposti dalla legge di stabilità. Stiamo parlando di quattro miliardi di euro di sacrifici, che i governatori di numerose amministrazioni regionali contestano con vigore, perché si dice potrebbero portare ad aumenti delle tasse locali e al taglio dei servizi sanitari e di trasporto. Tra l’altro proprio stamattina Sergio Chiamparino che guida il fronte delle Regioni ha annunciato l’avvio di una trattativa con il governo, che vedrebbe coinvolti anche i Comuni, per provare a trovare una soluzione che al limite lasci invariata l’entità dei sacrifici ma provi a modulare diversamente i tagli.

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I numeri dei bilanci

In ogni caso per capire quali sia davvero la situazione finanziaria con cui si confrontano le Regioni e se 4 miliardi siano davvero uno scoglio insormontabile oppure, come dice il premier Matteo Renzi, uno sforzo affrontabile, non c’è niente di meglio che dare un’occhiata ai numeri dei bilanci regionali. Per farlo ci affidiamo ai dati dell’Istat, che risultano aggiornati al 2012. Ebbene, andando a spulciare tra le varie voci, se si prendono in considerazione prima di tutto le uscite complessive di tutte le Regioni, si scoprono cose molto interessanti.

Le uscite

Innanzitutto si nota come fino al 2009 ci sia stata una vera escalation di spese, che hanno toccato il culmine massimo di 169 miliardi di euro. Da quel momento c’è stato un calo, evidente ma forse non così significativo come ci sarebbe potuti attendere visto il periodo di crisi. Le uscite totali scendono infatti a 163 miliardi nel 2010, a 158 nel 2011 e a 157 nel 2012. Tra le poste più importanti di queste uscite spiccano innanzitutto i trasferimenti ad enti pubblici, che sono poi soprattutto le sovvenzioni che vengono elargite a strutture sanitarie e società di trasporto. In questo senso il trend non appare assolutamente calante, ma semmai al massimo costante. Risulta infatti che nel 2009 per questa voce venivano spesi 114 miliardi di euro che diventavano 116 nel 2010 restando poi praticamente invariati nei due anni successivi.

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Altra voce significativa in tema di uscite è poi quella riguardante le spese per consumi finali, ossia per gli acquisti di materiali vari. Ebbene, anche in questo caso non si notano grandi sforzi in tema di risparmi. Infatti, se nel 2009 si spendevano 15 miliardi, nel 2010 e 2011 la cifra sale, seppur di poco, scendendo, ma ancora di un nulla, nel 2012 a quota 14,9 miliardi di euro. Infine una notazione interessante riguarda i costi per stipendi da lavoro dipendente. Nel 2009 le Regioni spendevano per questa voce circa 6,1 miliardi di euro, che rimanevano praticamente invariati nel 2010 e 2011, per calare solo leggermente a quota 5,9 miliardi di euro nel 2012.

Le entrate

Se si passa invece a considerare le entrate, tre sono le voci più significative da considerare e la cui evoluzione negli anni salta subito all’occhio. Innanzitutto i trasferimenti dallo Stato centrale, che dopo aver subito un’impennata a quota 84 miliardi (+ 20 miliardi rispetto all’anno precedente) nel 2009, sono poi drasticamente calati. Si passa infatti ai 76 miliardi del 2010, ai 70 del 2011 fino ai 68 del 2012. Stesso sviluppo ma di segno opposto hanno registrato invece le voci che riguardano le imposte dirette e indirette. Le prime passano dai 25 miliardi del 2009, ai 27 del 2010, ai 28 del 2011, fino 30,7 del 2012. Per le indirette si registra invece una un’impennata dai 44 miliardi del 2009, ai 46 del 2010, fino ai 48 miliardi di introiti registrati tanto nel 2011 che nel 2012.

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E’ chiaro dunque come sul fronte delle entrate le Regioni abbiano dovuto fare fronte ai tagli dei trasferimenti con aumenti della tassazione. Quello che ancora risulta poco evidente, è invece lo sforzo sul fronte delle uscite e su quelli che da più parti vengono definiti sprechi, perché a guardare i numeri sembra proprio che su questo fronte ci sia ancora molto da fare e 4 miliardi potrebbero rappresentare tutto sommato un sacrifico forse affrontabile, soprattutto se si pensa che esso verrà spalmato su tutte le Regioni. Staremo a vedere.

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Giuseppe Cordasco

Sono nato e cresciuto ad Aarau nel cuore della Svizzera tedesca, ma sono di fiere origini irpine. Amo quindi il Rösti e il Taurasi, ma anche l’Apfelwähe e il Fiano. Da anni vivo e lavoro a Roma, dove, prima di scrivere per Panorama.it, da giornalista economico ho collaborato con Economy, Affari e Finanza di Repubblica e Il Riformista.

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