La Svizzera mette l’evasore alla porta
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Economia

La Svizzera mette l’evasore alla porta

Con le nuove normative antiriciclaggio le banche elvetiche hanno meno interesse ad avere clienti con capitali irregolari. E gli italiani cambiano paradiso

Gentile cliente, la informiamo che la sua Agenzia ha una comunicazione per lei avente oggetto: «URGENTE per questionario antiriciclaggio» (con urgente tutto maiuscolo). E al cliente straniero che si vede recapitare una lettera come questa la visita nella filiale della banca svizzera sta riservando, da qualche settimana, una brutta sorpresa. Gli gnomi elvetici, un tempo depositari del più blindato segreto bancario, stanno semplicemente comunicando ai loro clienti italiani (ma anche tedeschi, francesi, austriaci...) che non possono più opporre quel segreto alle autorità finanziarie dei loro paesi e che quindi hanno bisogno di una dichiarazione liberatoria. Un questionario, concordato con le banche centrali nazionali (Banca d’Italia compresa) che rivela tutto del conto, del suo titolare e della provenienza di quei soldi. Come mettere la testa sotto la mannaia dell’Equitalia. O essere costretti a chiudere il conto e portare via i soldi. Cosa che peraltro molti clienti stanno facendo, in direzione Liechtenstein.

Dietro all’atteggiamento della Svizzera non c’è autolesionismo ma opportunismo. I forzieri delle banche svizzere straripano dei soldi che affluiscono dai nuovi ricchi di Russia, India, Cina, Turchia, paesi che sulla trasparenza non vanno troppo per il sottile. E poi in Svizzera dal 1° novembre è entrata in vigore la nuova normativa antiriciclaggio con cui l’ufficio federale competente (il Mros) si è attrezzato a scambiare informazioni finanziarie con i suoi omologhi esteri. Permettendo alla Confederazione di ottemperare alle richieste del gruppo internazionale Egmont, che raggruppa 131 enti di informazioni antiriciclaggio, da cui rischiava di essere espulsa.

Secondo le stime ufficiose della Guardia di finanza, sarebbero ancora 180 i miliardi di euro italiani nascosti in Svizzera. E per aprire le porte a questo fiume di denaro, finora indifferente ai vari scudi, la legge di stabilità punta ad applicare la raccomandazione della commissione Greco (presieduta appunto dal procuratore capo aggiunto di Milano) e condonare le implicazioni penali della costituzione di capitali all’estero. Niente carcere, insomma, a chi svela i suoi averi. Ma le tasse sì, tutte.

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Sergio Luciano