Start up e Silicon Valley: verità e illusioni
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Economia

Start up e Silicon Valley: verità e illusioni

Cultura basata su fiducia e meritocrazia sono alla base di un'area dove sono nate Cisco, Apple, Google, Facebook e dove viene investito il 40% dei capitali americani per nuove imprese. Ma non bisogna cadere nella mitologia fuorviante del garage

Diversi giovani imprenditori mi chiedono: per una nuova azienda tecnologica vale la pena di fare il sacrificio di venire in Silicon Valley? Quali sono i benefici e i costi di un salto sulle sponde della Baia di San Francisco? La risposta più eloquente a questo interrogativo la dà Riccardo di Blasio, senior vice president di VMware, l'impresa di Palo Alto leader nelle cosiddette macchine virtuali. "Far crescere un'impresa tecnologica in Europa", dice Riccardo, "è come coltivare un pomodoro in Svezia. Per l'high-tech, Silicon Valley è l'equivalente della piana di Fondi. Ci sono tutte le condizioni per frutti prodigiosi." Frutti che crescono qui mentre le radici dell’azienda continuano a penetrare in Italia e far crescere l’occupazione e le competenze.

I numeri parlano chiaro: tra il 2006 e il 2012 la Baia di San Francisco - una regione poco più popolosa della Lombardia, con circa un terzo della popolazione proveniente dall'estero - ha assorbito l'equivalente di una nuova cittá di 75.000 laureati da tutto il mondo. Gli stranieri hanno fondato il 52% delle nuove imprese tecnologiche. Qui sono venute alla luce negli ultimi 30 anni le più grandi imprese high-tech e social-media del mondo: Apple, Google, Oracle, Cisco, Facebook e Twitter per citarne solo alcune. Qui viene investito il 40% di tutto il capitale di ventura generato negli USA. Qui ci sono Stanford, Berkeley e i grandi laboratori di ricerca del governo federale americano. Le imprese trovano la più grande concentrazione di servizi a supporto: imprenditori esperti che fanno da mentori ai giovani, professionisti specializzati in tutte le fasi della vita aziendale. La cultura basata sulla fiducia interpersonale e la meritocrazia danno spazio a chi ha talento.

Allora l'immagine dei ragazzi ingegnosi che passano dal garage alla borsa valori passando dal Golden Gate è valida? No, non è così. Anzi, è una mitologia fuoriviante. Le probabilitá di riuscita per chi arriva qui soltanto con una geniale idea ingegneristica sono minime. Infinitesimali. Diverso è il discorso per imprenditori il cui prodotto giá dimostra di saper vendere, ha "trazione" come si dice in gergo. Per persone che hanno, inoltre, tre caratteristiche: ambizione, umiltá e capacitá di soffrire.

L'ambizione è un fattore chiave. Serve una gran voglia di fare impresa e la capacitá di pensare su grande scala. Chi è affezionato al proprio fatturato stabile, alla propria cerchia di clienti in una cittá o in una regione non è consigliabile venga da questi parti. Silicon Valley è la piattaforma per creare prodotti globali. Qui si immaginano in anticipo i bisogni dei consumatori del futuro. Il neofita a Silicon Valley deve voler mettere in discussione il proprio prodotto, la struttura della propria azienda e, in ultima analisi, la propria vita.

L'umiltá è altrettanto importante. Il primo passo è un'analisi competitiva del prodotto che potrebbe dimostrare che questo ha una dozzina di concorrenti migliori. Occorre accettare di farsi esaminare dai primi della classe. Bisogna imparare le regole del gioco di questa parte del mondo, i codici di comportamento senza i quali anche un nuovo Steve Jobs avrebbe un viaggio di ritorno assicurato: capire bene qual'è la propria strategia, saperla presentare in maniera chiara e sintetica, sapersi connettere nei 'network', le reti fiduciarie che fanno girare il motore di Silicon Valley.

La capacità di soffrire non ha a che vedere con le conoscenze, ma con il carattere delle persone. Il nuovo imprenditore sta su un ottovolante. Vive nell'incertezza. A volte finisce i soldi e si fa ospitare da amici (la vita è carissima). Viene abbandonato da soci di cui si fidava. Scopre che un'altra azienda gli sta tagliando l'erba sotto i piedi. Oppure supera molti ostacoli, ma a un certo punto si rende conto che questo stile di vita stressante non fa per lui o per lei. Il percorso in Silicon Valley richiede forza morale.
Ma ce la si può fare. Mi dá grande gioia festeggiare con gli italiani che vedono premiata tenacia e temeritá. Quando arriva, il pomodoro di qui è grande, succoso e saporito come quelli che si gustano lungo la Pontina. Nei prossimi post vi racconterò alcune storie di successo; e vi voglio convincere che fare impresa in Silicon Valley giova anche all'Italia, ai suoi talenti e ai suoi territori.

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Mauro Battocchi

Sono console italiano a San Francisco. Ho alle spalle il servizio diplomatico in Germania e Israele per promuovere le nostre imprese. Ho lavorato per un periodo anche in azienda, in Enel. Il mio blog "San Francisco chiama Italia" racconta di una città che estende ogni giorno la frontiera del possibile; che disegna il modo di vivere globale con le sue battaglie di libertà e con l’innovazione tecnologica. La città e il nostro Paese hanno un rapporto che risale alla corsa all’oro di metà Ottocento. Oggi è quanto mai importante per il nostro futuro.

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