Start-up, le cinque lezioni di Decisyon
Economia

Start-up, le cinque lezioni di Decisyon

L'azienda italiana adotta una startup e ottiene 15 milioni di dollari negli Stati Uniti. Rinuncia al controllo per diventare più forte

C’è una notizia che circola da qualche settimana nell’ecosistema "innovazione" ma che non è rimasta sottotraccia, forse perché i protagonisti non fanno parte dell’establishment né dell’economia “tradizionale” o perché il fatto è stato rubricato nella categoria "startup e digital business", che tanto fa parlare quando si tratta di fare proclami ma poco interessa quando c’è da raccontare la vita quotidiana e i protagonisti di un nuovo mondo e modo imprenditoriale di crescente rilevanza.

Un fondo americano ha investito 15milioni di dollari su un’azienda italiana, che a sua volta aveva “adottato” una startup. È il più grande investimento degli ultimi dieci anni fatto oltreoceano su un’impresa tricolore. Il fondo è quello di una ricca famiglia svedese, Axel Johnson Inc., 8 miliardi di dollari di dotazione. L’azienda è Decisyon (sì, con la y…)  creata nel 2005 a Latina da Franco Petrucci, 46 anni, ingegnere, che si inventa un software per adattare i sistemi tecnologici al modo di lavorare. Insomma, una piattaforma che permette di scrivere, consultare la contabilità, dialogare con i colleghi e i fornitori senza saltare da un programma all’altro. "Analizzo, collaboro, decido, appunto", spiega.

Rapidamente piace alle multinazionali: da Unilever a Novartis, dalla Svizzera alla Cina. Due anni fa Petrucci va in Silycon Valley, apre un ufficio per capire come entrare nel mercato americano. Lì incontra un giovanotto italiano che ha studiato ingegneria a Bari e ha vinto un soggiorno di lavoro nel paradiso dell’innovazione grazie al programma Fulbright Best . Si chiama Cosimo Palmisano, 36 anni, ha fatto la Business School a New York, ha cominciato a lavorare per Fiat ma da tempo ha un’idea in testa: un software per gestire il Crm, cioè le relazioni con i clienti, attraverso i social media (Facebook e dintorni). Tra ingegneri si capiscono, Petrucci lo mette sotto la sua ala protettrice di imprenditore fai-da-te. EcceCustomer, così si chiama la società di Palmisano, diventa uno sviluppo verticale di Decisyon. Un’innovazione nell’innovazione. Insieme, si può dire, trovano l’America.

Adesso Petrucci è cto, il capo tecnologico della nuova Decisyon dove sono entrati manager provenienti da Ibm, Apple, Dell, Monsanto. Palmisano gira il mondo per vendere il suo prodotto. E c’è da trottare: la società deve raggiungere i 100 milioni di dollari di fatturato entro il 2015. Adesso sono 10. Un programma di crescita a tappe forzate: raddoppiare ogni anno i ricavi per diventare globali.

Il “caso Decisyon” propone almeno 5 lezioni:

1) Partire non è un po’ morire. Anzi. "Ai giovani startuppari consiglio di prendere baracca e burattini e trasferirsi", dice Petrucci. "Difficilmente un fondo americano investe in un’azienda basata altrove. Si può fare lasciando la testa in Italia. Il nostro caso potrebbe diventare un modello".

2) Vendere non è sempre una sconfitta. "Né una perdita", osserva Petrucci. "La testa tecnologica resta a Latina dove abbiamo uno straordinario team di ingegneri. Gli italiani restano i migliori del mondo. E gli americani lo hanno capito". E i 40 di Latina presto saranno molti di più.

3) Inutile essere bravi e talentuosi se poi non si trovano i capitali sufficienti per andare sul mercato. «In Italia ci sono tante aziende con prodotti informatici di qualità, già installati in una decina di aziende ma senza i soldi per poter decollare», racconta Petrucci.  «Metterli in contatto con i capitali disponibili è un’esigenza di tutto il Paese»

4) Perdere il controllo non è un dramma: in molti casi significa far crescere la propria idea. Volere la proprietà può essere un handicap. «Negli Stati Uniti non c’è la nostra ossessione per il 51%», commenta Palmisano.

5) I soldi sono importanti ma serve anche altro. «Se io avessi avuto un investimento importante, forse lo avrei sprecato. Certo non avrei potuto fare della mia EcceCustomer quello che ho fatto grazie all’aiuto di Petrucci», spiega Palmisano. « Lui ha avuto fiducia in me. Mi ha aiutato a fare le mosse giuste. Poi è venuto il resto»

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Giovanni Iozzia

Ho lavorato in quotidiani, settimanali e mensili prevalentemente di area economica. Sono stato direttore di Capital (RcsEditore) dal 2002 al 2005, vicedirettore di Chi dal 2005 al 2009 e condirettore di PanoramaEcomomy, il settimanale economico del gruppo Mondadori, dal 2009 al maggio 2012. Attualmente scrivo su Panorama, panorama.it, Libero e Corriere delle Comunicazioni. E rifletto sulle magnifiche sorti progressive del giornalismo e dell’editoria diffusa.  

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