Spread sotto 200 punti, cosa cambia per lo stato italiano e per i risparmiatori
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Economia

Spread sotto 200 punti, cosa cambia per lo stato italiano e per i risparmiatori

Il differenziale tra i Buoni del Tesoro e i Bund tedeschi torna ai livelli pre-crisi. Il governo risparmia miliardi di interessi sul debito ma gli investitori devono accontentarsi di rendimenti risicati

Mai così in basso dal luglio del 2011. È il livello raggiunto in questi giorni dallo spread Btp/Bund , cioè il differenziale di rendimento tra i Buoni del Tesoro italiani e i titoli di stato tedeschi con scadenza decennale. Dopo una lunga discesa iniziata già nella seconda metà 2012, lo spread è tornato oggi sotto i 200 punti base (il 2%) a 197 punti, una soglia ben lontana dal massimo storico di oltre 570 punti, registrato nella fase più critica della crisi di Eurolandia. Si tratta indubbiamente di una buona notizia per il nostro paese, che testimonia il clima di maggior fiducia presente sui mercati finanziari europei, da qualche mese a questa parte.

LE ASTE DEL TESORO

Ma perché la discesa dello spread è così importante per l'Italia? A ben guardare, più che il differenziale con i titoli tedeschi, ciò che conta è il rendimento in valori assoluti dei nostri Buoni del Tesoro, che negli ultimi mesi si è progressivamente ridotto (facendo appunto calare anche lo spread). Gli investitori oggi considerano infatti un po' meno rischiosi i bond emessi dal governo italiano (così come quelli di altri paesi periferici di Eurolandia) e sono disposti a comprarli a un prezzo superiore rispetto a qualche mese fa, accontentandosi di rendimenti inferiori sul capitale.

Di conseguenza, ogni volta che emetterà nuovi titoli di stato per finanziare il debito pubblico, nel 2014 il Tesoro italiano potrà offrire interessi più bassi rispetto agli anni scorsi. Da qui a novembre, per esempio, ci sono ben 135 miliardi di euro di Bot (Buoni Ordinari del Tesoro) che arriveranno alla scadenza e dovranno essere ricollocati sul mercato con nuove aste. Attualmente, il Bot a 12 mesi rende poco più di mezzo punto percentuale all'anno. Se gli interessi rimarranno fermi su questi livelli fino alla fine del 2014, la somma che lo stato dovrà sborsare complessivamente per remunerare tutti titoli di nuova emissione sarà inferiore a 1 miliardo di euro all'anno. Se invece il rendimento del Bot fosse ancora ai livelli registrati nei momenti peggiori della crisi (cioè al 3%), il Tesoro dovrebbe pagare circa 3 miliardi in più di interessi.

Non va dimenticato, poi, che nel 2014 andranno in scadenza anche 108 miliardi di Btp (Buoni del Tesoro Poliennali), con durata compresa tra 3 e 10 anni. Attualmente, questi titoli rendono tra l'1,5 e il 4% lordo su base annua e, nell'ipotesi che i prezzi rimangano stabili pure nei prossimi mesi, verranno rimpiazzati con nuove emissioni che costano non più di 2-4 miliardi di euro di interessi. Se invece i rendimenti fossero ancora ai livelli del 2011 (attorno al 7,5%), l'onere per lo stato sarebbe pari a più del doppio, cioè di circa 7-8 miliardi. Tenendo conto conto che nel 2014 andranno in scadenza altri titoli (26miliardi di Cct e 56 miliardi di Ctz), la discesa dello spread può far risparmiare allo stato almeno una decina di miliardi di interessi all'anno, rispetto a quanti ne pagherebbe in uno scenario di crisi.

RISPARMIATORI UN PO' A SECCO

Le ripercussioni positive per i conti pubblici, però, costringono i risparmiatori che investono nei titoli di stato a masticare qualche boccone amaro. Chi acquista un Buono del Tesoro, infatti, oggi deve accontentarsi di rendimenti assai risicati. Con un Bot a 12 mesi, per esempio, si ottiene un interesse (al netto delle tasse) non superiore allo 0,3-0,5%, che corrisponde ad appena 300-500 euro, su un capitale investito di 100mila. Con un Btp a 5 anni, invece, il rendimento al netto delle tasse è di poco superiore al 2%, cioè a 2mila euro ogni 12 mesi, sempre su un capitale di 100mila.

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Andrea Telara

Sono nato a Carrara, la città dei marmi, nell'ormai “lontano”1974. Sono giornalista professionista dal 2003 e collaboro con diverse testate nazionali, tra cui Panorama.it. Mi sono sempre occupato di economia, finanza, lavoro, pensioni, risparmio e di tutto ciò che ha a che fare col “vile” denaro.

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