Spagna, Rajoy sbaglia diagnosi e cura. Rischia la morte del paziente
Economia

Spagna, Rajoy sbaglia diagnosi e cura. Rischia la morte del paziente

Il primo ministro era obbligato a presentare un nuova manovra. Ma questa strada aggrava solo la situazione. Ecco perché secondo Giuseppe Ferraguto, economista della Bocconi

“Rajoy era obbligato a presentare una nuova manovra , era sotto ricatto. Doveva cospargersi il capo di cenere come condizione per ottenere eventuali aiuti. Ma questa strada non porterà da nessuna parte, aggrava solamente la situazione, come tutte le nuove misure di austerità in Spagna, come in Italia”. Chiaro e diretto, l’economista della Bocconi di Milano, Giuseppe Ferraguto , non usa mezze misure: le nuove mosse del premier spagnolo per far fronte alla crisi non serviranno a nulla.

“Siamo ancora in una fase di crescita insoddisfacente e di recessione, come in Italia e Spagna – spiega - la disoccupazione tocca percentuali altissime e non è il momento opportuno per procedere a tagli della spesa pubblica o alla decurtazione delle tredicesime (come ha fatto Rajoy, ndr). Il rischio concreto è quello di aggravare la recessione e il rapporto debito/Pil, arrivando così a più alti tassi d’interesse”.

Il docente universitario usa una metafora per chiarire la situazione: “Non è il momento giusto per procedere a queste strette fiscali. Dopo aver sbagliato la diagnosi, si prescrive una cura errata. E si rischia però di uccidere il paziente”. Esistono anche tagli che sono “benvenuti”, come quelli alla spesa pubblica improduttiva o le spese della politica, ma anche in questo caso le scelte di Rajoy si innestano in un approccio sbagliato: ricorrere alla austerità nel bel mezzo della recessione. “I mercati si preoccupano di questa situazione. Quando uno stato debitore guadagna meno, ha più difficoltà a pagare i propri debiti e quindi i prestiti saranno concessi a tassi più alti”.

Secondo l’economista della Bocconi, la filosofia generale di tutti questi provvedimenti è una sorta di penitenza imposta dal centro-nord Europa ai cosiddetti paesi PIIGS per “peccati che forse abbiamo avuto, ma che non sono la causa del problema”.

In parole povere, è la politica che dovrebbe dare delle risposte unitarie: “Le strade autonome nazionali non servono più. Ora c’è bisogno di un intervento concreto e veloce della BCE che dovrebbe riconoscere che in molti paesi siamo finiti in un equilibrio negativo per motivi psicologici, ovvero la paura per la situazione greca e per il successivo mancato intervento immediato. A Francoforte dovrebbe ammettere anche che non c’è nulla che giustifichi questi spread così elevati, e quindi l’intervento “centralizzato” dovrebbe servire a limitare i tassi d’interesse dei paesi più colpiti”.

Ma il problema rimane “la politica che non si mette d’accordo”, la “mancanza di una strategia complessiva e generale a livello europeo” e la “Germania che tiene tutti sotto scacco”. E intanto la “situazione rimane ferma e sempre più grave”. Certo, secondo Ferraguto, “l’aggiustamento dei conti pubblici va affrontato”, ma i suoi dubbi riguardano il “timing” e soprattutto “la correttezza d questo aggiustamento fiscale”. I cittadini pagano nuove tasse, ma lo spread rimane sempre a quote elevate, “segnale che non sta cambiando molto con queste misure”.

E allora, come curare questo paziente in prognosi riservata? “Serve un sistema sovranazionale di depositi e assicurazioni e la BCE deve avere un ruolo principe. I nodi devono venire al pettine: a ogni meeting si compra un po’ di tempo, ma gli interrogativi sono: ci sarà l’intervento della BCE? La Germania darà l’assenso all’unione bancaria e agli eurobond? Se la risposta è no, siamo messi male”.

Parole preoccupanti, ma che purtroppo confermano solo un meccanismo diabolico ormai in atto da tempo, dove i cittadini e le fasce più deboli vengono maggiormente colpiti e i mercati si immobilizzano sempre di più.  “Al momento, purtroppo, ci troviamo in un circolo vizioso che discende da un’analisi dell’origine dei problemi europei sbagliata”, chiosa Ferraguto. L’augurio è che l’Europa scenda dalla giostra prima che sia troppo tardi.

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Tommaso della Longa