Sotheby’s e Yahoo: ecco cosa hanno in comune
Economia

Sotheby’s e Yahoo: ecco cosa hanno in comune

Dietro alle accuse al ceo della casa d’asta, c’è il finanziere "militante" che ha sostenuto la candidature di Marissa Mayer in Yahoo e per questo ha incassato più di un miliardo di dollari

La poltrona di William Ruprecht, presidente e amministratore delegato della casa d’aste Sotheby’s, ha cominciato a tremare . Il suo operato è stato messo in discussione in una lettera indirizzata al consiglio di amministrazione firmata da Dan Loeb del fondo di investimento Third Point. Loeb è l'esponente più brillante dell'onda degli investitori "militanti", una strategia che si è rivelata vincente nelle acque basse in cui naviga la Borsa e che mira a scuotere le fondamenta di grandi aziende in difficoltà. Una partita che il finanziere sa giocare con successo, come dimostra il miliardo e passa di dollari che si è portato a casa grazie alla nomina di Marissa Mayer a ceo di Yahoo. Ma andiamo con ordine. In Sotheby's, il finanziere è passato recentemente dal 5,7% al 9,3%, diventando di fatto l’azionista di maggioranza della casa d’asta. Ed è da questa posizione che ha scritto: “Sotheby’s è come un vecchio dipinto che ha disperatamente bisogno di un restauro”, mettendo a confronto i risultati con quelli del principale concorrente Christie’s International. Ruprecht, in particolare, è accusato di non aver saputo cogliere l’importanza dell’arte moderna di cui Loeb è avido collezionista e uno fra i principali investitori a Wall Street. Ma nel conto figurano anche il compenso da 6,3 milioni di dollari del ceo, la messa in vendita del quartier generale di Manhattan e una cena da (pare) diversi zeri che il management si sarebbe regalato a spese degli azionisti in un famoso ristorante fuori New York. Loeb chiede l'uscita del manager, un posto in consiglio di amministrazione, la revisione delle spese e del management. Il vertice ha rimandato le accuse al mittente, ricordando come le offerte per l’asta in programma questa settimana a Hong Kong siano cresciute del 77% rispetto all’anno precedente e, di fatto, siano le più alte della storia fra le vendite stimate in Asia. Ruprecht, entrato in Sotheby’s come dattilografo negli anni Ottanta, è riuscito a scalare il vertice fino ad arrivare al ruolo di direttore generale e direttore marketing, prima di essere nominato presidente e ceo nel febbraio del 2000. Sotto la sua guida, le azioni di Sotheby’s, che ha una capitalizzazione di 3,4 miliardi di dollari, sono arrivate al massimo storico di 54,17 dollari. 

Loeb, per contro, è noto per il talento della sua “penna avvelenata ”. Lo scorso anno, per esempio, ha guidato la carica per il cambio al vertice di Yahoo, con l’uscita di scena di Scott Thompson e l’arrivo di Marissa Mayer. Loeb, in pratica, ha reso pubblica la notizia che Thompson, a differenza di quanto si era sempre pensato, non avesse una laurea informatica, cosa che ha portato alle dimissioni del manager. Fra l’autunno del 2011 e la primavera del 2012, Loeb ha acquistato il 6% delle quote di Yahoo al prezzo medio di 15 dollari per azione. Dopo aver estromesso Thompson, il finanziere ha spinto l’azienda a vendere il 7% delle quote del colosso cinese Alibaba: una mossa che ha portato sette miliardi di dollari nelle casse di Yahoo, usati per acquisizioni e buy back. E qui viene il bello. Perchè secondo il periodico americano The Verge , Yahoo avrebbe potuto nominare Ross Levinsohn per il dopo Thompson, imprimendo un’accelerazione in direzione editoriale, in alternativa a quella tecnologica rappresentata da Mayer. Ma Loeb ha spinto fortemente per Mayer, nonostante fosse una scelta più azzardata, perchè consapevole del fatto che Wall Street tende a premiare maggiormente una tech-company rispetto a una media company. Poche settimane fa, Loeb ha rivenduto 40 milioni di azioni ordinarie a Yahoo al prezzo di 29,11 dollari per azione, portando a casa 1.16 miliardi di dollari. 

L’attivismo degli investitori, dunque, premia. E’ forse per questa ragione che nelle ultime ore tre dei venti principali investitori di Microsoft Corp hanno chiesto la testa di Bill Gates. In particolare, HighMark Capital, Fort Pitt Capital e ValueAct Capital Management, che collettivamente controllano oltre il 5% del gruppo, vorrebbero vedere qualcun altro al posto del presidente e fondatore del gruppo. Secondo i suoi detrattori, Gates sarebbe impegnato soprattutto nel no-profit con la sua fondazione che gestisce un budget da 38 miliardi di dollari. Le azioni della società, che è ancora uno fra i nomi di maggior valore in ambito tecnologico con un profitto netto di 22 miliardi di dollari lo scorso anno, non sono cresciute negli ultimi dieci anni e continuano ad aggirarsi sui trenta dollari. Il problema, secondo alcuni investitori, è che la concorrenza all’estero si fa sempre più agguerrita e l’azienda ha perso punti nei confronti di Apple e Google sul terreno del mobile. 

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Stefania Medetti

Sociologa e giornalista, ho barattato la quotidianità di Milano per il frenetico divenire dell'Asia. Mi piace conoscere il dietro le quinte, individuare relazioni, interpretare i segnali, captare fenomeni nascenti. È per tutte queste ragioni che oggi faccio quello che molte persone faranno in futuro, cioè usare la tecnologia per lavorare e vivere in qualsiasi angolo del villaggio globale. Immersa in un'estate perenne, mi occupo di economia, tecnologia, bellezza e società. And the world is my home.

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