Sony vende Vaio: i 4 motivi di una scelta inevitabile
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Economia

Sony vende Vaio: i 4 motivi di una scelta inevitabile

Conti in rosso, concorrenza spietata, rinnovamento strategico: ecco perché il colosso giapponese ha ceduto il brand Vaio e tutta la divisione dei personal computer

Un’altra ristrutturazione, la quarta in meno di 10 anni. Dopo aver tagliato quasi 30mila posti di lavoro dal 2005 ad oggi, Sony ha annunciato una nuova, drastica sforbiciata alla sua struttura. Risultato: altri 5000 licenziamenti. Sotto i colpi della mannaia è finita questa volta la divisione PC, ceduta ai connazionali di Japan Industrial Partners Inc. (JIP). Il brand Vaio, piuttosto popolare nel mondo dell’elettronica di consumo, passa quindi di mano. E non è dato sapere cosa ne farà il nuovo proprietario (per il momento si sa solo che si concentrerà sul mercato giapponese assumendo 2-300 degli attuali dipendenti Sony). Una scelta tormentata, ha commentato il presidentissimo Kazuo Hirai, rammaricandosi per la perdita di uno dei marchi simbolo della sua società. Ma, come si dice in questi casi, inevitabile. Le indicazioni provenienti dal mercato non potevano essere più ignorate.

I CONTI NON TORNANO
Alla base di decisioni di questo tipo ci sono quasi sempre motivazioni di carattere economico-finanziario. E quelle di Sony sono pesanti come macigni. La casa giapponese ha chiuso il 2013 con perdite (stimate) superiori al miliardo di dollari, di cui buona parte imputabili proprio alle scarse vendite dell’area dei PC (in rosso di quasi 40 miliardi di yen, circa 395 milioni di dollari). Quasi naturale, quindi, che dopo lo sfoltimento della divisione Tv, Sony procedesse a tagliare un altro ramo secco della sua struttura. Ad oggi, spiega il Wall Street Journal tre delle cinque divisioni di Sony sono tornate a produrre profitto nell’ultimo quarto dell’anno (imaging, mobile e gaming); con la vendita della divisione PC e la riqualificazione dell'area Tv, Sony ha buone chance di migliorare i suoi conti già nel 2014.

UN MERCATO CHE NON TIRA PIU'
Al di là delle scelte più o meno azzeccate effettuate da Kazuo Hirai e soci, Sony paga anche la crisi di un mercato che da qualche tempo a questa parte, più o meno da quando i tablet hanno fatto irruzione nel mercato di massa, è in caduta libera. Lo scorso anno, giusto per dare qualche numero, le vendite di personal computer hanno subito una contrazione di oltre il 10 punti percentuali (dati IDC). E le previsioni per il futuro non sono certo migliori. Lentamente, ma inesorabilmente, spiegano gli analisti, i computer “classici” saranno sempre meno centrali nella nostra vita; al loro posto tanti nuovi supporti digitali (tablet, ma non solo), capaci di dare agli utenti, soprattutto a quelli consumer, molte più opportunità di scelta rispetto al passato. Anche in termini di spesa.

TROPPA CONCORRENZA, MEGLIO LASCIARE
A differenza del gaming, settore nel quale Sony deve fronteggiare la concorrenza di 1-2 player storici, il segmento PC è ormai piuttosto affollato. E, fatto ancor più importante, sembra essersi consolidato intorno a due aree ben distinte: da un lato ci sono quei produttori (Lenovo, su tutti) che hanno lavorato egregiamente sul rapporto qualità prezzo, dall’altro ci sono i produttori di ultrabook e PC di fascia alta (vedi Apple e Samsung) che in questo momento godono di una sorta di fiducia "incondizionata". In un contesto di questo tipo, Sony è rimata un po’ nel mezzo, schiacciata nella cosiddetta terra di nessuno fra le due frange estreme di mercato. A ben guardare, le restavano due sole possibilità: ricollocare il brand Vaio nella fascia alta di mercato (come fatto per le televisioni), o lasciare. Questa volta ha optato per una scelta drastica.

INNOVAZIONE E PROFITTO: LA STRADA È SEGNATA
C’è un filo conduttore che lega tutte le recenti scelte strategiche di Sony: la volontà di assurgere a brand di riferimento per i cosiddetti prodotti "best in class". Da quando Hirai ha preso il bastone del comando, la casa giapponese ha fatto capire di non voler essere uno dei tanti produttori di elettronica di consumo, ma il player dell'innovazione spinta. Il colosso dell’elettronica che faceva di tutto, dal walkman ai videoregistratori, diventerà insomma sempre più selettivo. Puntando su quei prodotti (Tv 4k, smartphone e tablet innovativi, fotocamere e videocamere full-frame, console di successo) capaci di garantire visibilità e profitto. Per certi versi Sony (come molte altre aziende nel mondo, del resto) sta seguendo l'esempio di Apple, forse la società che meglio di tutte sta lavorando sul posizionamento del brand. Un buon modello di riferimento che però, da solo, non può bastare per garantire il ritorno ai fasti di un tempo.

 

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Roberto Catania

Faccio a pezzi il Web e le nuove tecnologie. Ma coi guanti di velluto

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