Sigarette: tutti gli aumenti
Da un minimo di 10 a un massimo di 20 centesimi in più a pacchetto. Rincari soprattutto sulla fascia alta di prezzo
La temuta stangata sulle sigarette, e sul tabacco, alla fine è arrivata nonostante le rassicurazioni del Governo che aveva parlato di "riequilibrio". Ed è una stangata generalizzata. Scattato il riordino (con aumento) delle accise dal 1 gennaio, i produttori hanno scelto di rivedere al rialzo in particolare i prodotti di fascia "alta", superando, contro le aspettative, la soglia psicologica dei 5 euro a pacchetto.
Il costo delle bionde sale così da oggi da un minimo di 10 a un massimo di 20 centesimi. Molti dei marchi più diffusi superano così, appunto i 5 euro a pacchetto. Le made in Italy, in particolare, hanno subito tutte rialzi mentre i big del tabacco internazionali sono andati in ordine sparso. Così ad esempio chi fuma pacchetti da 5 euro pagherà invece 5,20 euro (oltre 150 euro in più al mese per chi fuma un pacchetto al giorno) mentre chi fuma sigarette di fascia media continuerà a pagare 4,60 euro.
Ma, si spiega da ambienti di governo, l'aumento sulla fascia alta potrebbe "trainare" aumenti anche nelle fasce più basse. Anche se per le "italiane' di fascia bassa l'aumento è già scattato (da 4,30 a 4,50). Insomma il vizio costerà a breve di più a tutti.
Il risultato dell'operazione di riordino appare così un po' diverso da quello esplicitato dal governo che era quello appunto di rivedere la materia riequilibrando la tassazione. Perchè allo stato i più colpiti (traslando l'aumento fiscale sui consumatori finali) sono solo i consumatori di fascia alta. Mentre l'ipotesi del governo era che l'aumento si sarebbe spalmato sulla fascia più bassa di prezzo. Nei piani del governo questo riordino dovrebbe comunque portare nelle casse dello Stato circa 200 milioni in più quest'anno.
Ma non è appunto escluso che ci possano essere ulteriori aumenti e quindi un gettito maggiore. È noto però che ad ogni aumento delle "bionde" corrisponda, soprattutto in tempi di crisi, un innalzamento dei livelli di fumo illegale. Non a caso la Sicpa, azienda specializzata in inchiostri per banconote e contrassegni di sicurezza, spiegava alla Commissione Finanze del Senato che in Italia si consumano ogni anno 3,7 miliardi di pacchetti, con una tassazione media del 72%, per un totale di imposte dovute di circa 13 miliardi, il cui 10% di mercato nero, è di 1,2 miliardi. Quota destinata ad aumentare proporzionalmente ai rincari. Ma anche alla diffusione del nuovo modo di fumare: le e-cig.
Una situazione
complessiva descritta perfettamente nei dati del Dipartimento
delle Finanze: dal 2003 al 2012, seppur con alti e
bassi, le entrate derivanti dai tabacchi sono costantemente
aumentate. La media dell'incremento degli ultimi 10 anni è
stata del 3,9%, ma lo scorso anno il calo è stato di ben il
4,9%. La crisi economica e il contemporaneo aumento dell'Iva
hanno portato ad una netta inversione del ciclo. Come i
carburanti, i tabacchi pagano infatti l'Iva anche sulle accise,
una sorta di tassa sulle tasse cioè, con un effetto
moltiplicatore che ha avuto ripercussioni sui prezzi di vendita.
I listini dei pacchetti 'tradizionali' sono inevitabilmente
aumentati, spingendo i fumatori a spostarsi verso fasce di
prezzo più basse, verso il tabacco puro e semplice, se non
addirittura verso le sigarette di contrabbando. E l'aumento
odierno non aiuterà certo.