Sigarette: la guerra delle accise manda in fumo 600 milioni
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Economia

Sigarette: la guerra delle accise manda in fumo 600 milioni

Una girandola di leggi e sentenze premia le sigarette "low cost". E fa calare le entrate per lo Stato

Lo Stato-Tafazzi detassa le sigarette "low-cost", quelle che fanno più male al fisco, incentivandone il consumo, e perde 600 milioni di gettito nel 2013. È la prima volta nella storia che lo Stato guadagna meno dell’anno precedente dal vizio più diffuso d’Italia. Ed è un incredibile boomerang fiscale provocato da una girandola di leggi, leggine, ricorsi e sentenze.

A partire dal dicembre del 2012 i produttori del tabacco (grandi e piccoli), tutti insieme, citano in giudizio l’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli e il ministero dell’Economia per le modalità di applicazione dell’accisa minima alle varie categorie di sigarette divise per fasce di prezzi di vendita al pubblico, fasce che determinano per ogni prodotto l’importo dovuto per accise, aggio, Iva eccetera. Un sistema fiscale, secondo i produttori, troppo penalizzante. Il Tar del Lazio accoglie le loro istanze e, in forma cautelare sospensiva, impone all’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli di applicare un meccanismo di accisa che di fatto, a sorpresa, premia le sigarette dal prezzo più basso e i loro produttori. Mentre la fascia di prezzo minimo precedente s’era attestata sui 4,30 euro a pacchetto, ne è nata un’altra, da 4 euro. Che, subito gettonatissima, ha fruito della minore accisa.

È successo l’inevitabile: boom delle vendite delle sigarette "super low" (fino a 4 euro a pacchetto) che dall’attuale quota di mercato del 5 per cento circa, in proiezione salirà al 15 a fine del 2014. A danno dell’erario, che con questo giochetto nel 2013 ha già incassato dalle sigarette 600 milioni di euro in meno. E intanto i tabaccai protestano: sciopero il 3 marzo di tutta la categoria, il loro aggio, dicono, si è ridotto a un nulla.

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Sergio Luciano