Sciopero dei benzinai, i motivi della serrata
Economia

Sciopero dei benzinai, i motivi della serrata

Pompe chiuse dal 12 al 13 dicembre e niente carte di credito dal 24 al 31 per protestare contro le tasse dello Stato e le compagnie petrolifere

Sarà ricordato certamente come un dicembre orribile quello che stiamo vivendo in questo 2012. Non bastava infatti l’appuntamento temuto del 17 dicembre, data ultima per il pagamento dell’Imu , ora a creare ulteriore apprensione nella vita degli italiani arriva pure lo sciopero dei benzinai. Lo stop ai rifornimenti di carburanti scatterà dalle 19 dell’11 dicembre alle 7 del 14 dicembre. In pratica l’agitazione terrà ferme le pompe per ben due giorni proprio in mezzo alla settimana, costringendo milioni di persone che utilizzano l’auto per andare al lavoro a preoccuparsi fin da oggi per il proprio rifornimento, con prevedibili lunghe code presso i benzinai, soprattutto nelle grandi città.

Le ragioni di questo nuovo fermo alla distribuzione dei carburanti sono da ricercarsi in difficoltà economiche dei gestori delle pompe che, tra tassazione sempre più pesante e richieste delle compagnie petrolifere sempre più stringenti, non riescono più a far quadrare i propri conti. E a nulla è servito un incontro tra le parti tenutosi oggi al ministero dello Sviluppo, che voleva provare in extremis a bloccare lo sciopero. “In realtà – ci racconta Roberto Di Vincenzo, presidente della Fegica Cisl, sindacato che aderisce all’agitazione – noi abbiamo atteso invano che in questi mesi si mettessero in atto i contenuti di un’intesa che firmammo il 27 luglio scorso e che servì a scongiurare uno sciopero indetto per agosto. Questa volta non ci accontentiamo più solo di parole”.

E i nodi che non si riesce a sciogliere, come detto, riguardano soprattutto i margini, sempre più ristretti, su cui possono contare i gestori. “Siamo passati in breve tempo – attacca Di Vincenzo – da poco meno di 4 centesimi al litro, a poco meno di due centesimi al litro. Ed è bene ricordare a tutti che è proprio questa la cifra che finisce nelle tasche di un benzinaio per ogni litro venduto, che come tutti sappiamo in alcuni periodi ha raggiunto anche i due euro ”. Un taglio dei ricavi praticamente del 50%, la cui responsabilità è da addebitare, secondo i benzinai, tanto allo Stato quanto alle compagnie petrolifere. “Da una parte, le tasse sui carburanti – continua Di Vincenzo - sono sempre più alte, con il peso delle accise che ormai è diventato insostenibile e pesa per la metà del prezzo indicato. Dall’altra le compagnie, oltre a restringerci i ricavi, vogliono sempre più inserirsi nei guadagni di ogni iniziativa di promozione, dagli sconti alle tessere fedeltà. Un’ingerenza ormai del tutto insostenibile”.

È ovvio poi che su tutta questa situazione abbia agito in modo determinante la crisi economica che continua a non dare tregua. “Sulla sola rete autostradale – dice De Vincenzo – i consumi sono scesi del 50%, mentre sulla viabilità ordinaria dobbiamo fare i conti con volumi in calo del 20%”.  Di qui la scelta dunque di scioperare e di indire per il 12 dicembre una manifestazione che si terrà davanti a Montecitorio. Ma le proteste dei benzinai non finiscono qui.

Dal 24 al 31 dicembre infatti presso i distributori non saranno accettate le carte di credito. “Non accetteremo nessuna forma di pagamento elettronico – fa sapere Di Vincenzo – e questo per protestare contro un governo inadempiente che non ha dato seguito a precisi impegni per alleggerire il carico che le banche impongono su tali transazioni. In teoria infatti fino a 100 euro non dovrebbero esserci spese, ma gli istituti di credito e le società finanziarie hanno trovato un escamotage per bypassare questa facilitazione. Il risultato è che a noi benzinai non conviene più accettare pagamenti elettronici perché ci andiamo a rimettere. Ancora una volta – conclude amaramente Di Vincenzo – speriamo che il governo voglia ascoltarci e trarne le conseguenze”.

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Giuseppe Cordasco

Sono nato e cresciuto ad Aarau nel cuore della Svizzera tedesca, ma sono di fiere origini irpine. Amo quindi il Rösti e il Taurasi, ma anche l’Apfelwähe e il Fiano. Da anni vivo e lavoro a Roma, dove, prima di scrivere per Panorama.it, da giornalista economico ho collaborato con Economy, Affari e Finanza di Repubblica e Il Riformista.

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