Salario minimo, 5 cose da sapere
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Economia

Salario minimo, 5 cose da sapere

Il governo vuole istituire per legge una paga-base per tutti i lavoratori. Ecco in cosa consiste, con le ragioni di chi è favorevole e di chi è contrario

E' giusto introdurre in Italia un salario minimo garantito per legge? E' l'argomento su cui si dibatte con sempre maggiore insistenza in questi giorni, dopo la rottura tra Confindustria e sindacati sulla riforma dei contratti. Ora, in questa materia, potrebbe intervenire a gamba tesa il governo, con l'istituzione di un salario minimo che però fa già discutere. Ecco, di seguito, una panoramica sulle cose da sapere per chiarirsi un po' le idee su questo tema.

Cos'è il salario minimo

Si tratta di una paga-base, espressa in genere in termini orari, che per legge deve essere riconosciuta ai lavoratori. Un'azienda che dà a un dipendente una retribuzione inferiore a al salario minimo, viola dunque una norma dello stato.

Perché in Italia non c'è

In Italia, a differenza di quanto avviene in molti paesi esteri, non esiste un salario minimo stabilito dalla legge. Il compito di fissare i compensi per i dipendenti spetta infatti ai contratti collettivi, firmati periodicamente dalle imprese e dai sindacati in ogni singolo settore. Anche in altre nazioni dove la contrattazione collettiva ha una grande tradizione (per esempio in Austria, in Danimarca e Svezia) non esiste un salario minimo garantito per legge.

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Dove esiste all'estero

Nella maggior parte dei paesi Europei, esiste un salario minimo. In Francia, Olanda e Belgio si aggira sui 9 euro circa all'ora, che corrispondono più o meno 1.500 euro lordi al mese. In Lussemburgo la paga-base supera gli 11 euro. In Germania, dove la contrattazione collettiva ha una lunga tradizione alle spalle come in Italia, il salario minimo è stato adottato solo di recente ed è stato fissato a 8,5 euro l'ora. Nei paesi dell'Est, come la Romania, l'Estonia e la Lettonia, invece, il livello è stato stabilito su importi molto bassi, inferiori a 2 euro l'ora.

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Perché il governo lo vuole

Già nel Jobs Act, l'ultima riforma del lavoro, il governo Renzi aveva chiesto una delega al Parlamento per istituire il salario minimo (l'ipotesi che circola è di 6-7 euro l'ora). La norma è stata poi accantonata provvisoriamente e potrebbe essere rispolverata nel 2016 . Lo scopo del governo è cambiare il mondo delle relazioni industriali, istituendo una paga-base per tutti i lavoratori, in modo da evitare forme di sfruttamento. Paralelamente, però, l'esecutivo intende anche ridimensionare il ruolo dei contratti nazionali di lavoro (che sulle retribuzioni oggi fanno il buono e cattivo tempo), rafforzando i contratti collettivi aziendali, firmati in ogni singola impresa.

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Perché i sindacati (e non solo) si oppongono

Cgil, Cisl e Uil sono contrari al salario minimo fissato per legge che indebolirebbe notevolmente il ruolo della contrattazione collettiva in Italia. Se la paga-base viene stabilita dalla legge (a un livello inevitabilmente inferiore a quello fissato da molti accordi di categoria), c'è infatti il rischio che molte aziende cerchino di liberarsi dei vincoli del contratto nazionale, per pagare meno i propri dipendenti. Per ragioni diverse, anche molti economisti e imprenditori sono però contrari al salario minimo perché, se fissato su livelli troppo alti o inadeguati, potrebbe portare a delle rigidità del costo del lavoro che impedirebbero poi alle aziende di avere delle politiche retributive flessibili.

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Andrea Telara

Sono nato a Carrara, la città dei marmi, nell'ormai “lontano”1974. Sono giornalista professionista dal 2003 e collaboro con diverse testate nazionali, tra cui Panorama.it. Mi sono sempre occupato di economia, finanza, lavoro, pensioni, risparmio e di tutto ciò che ha a che fare col “vile” denaro.

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