La Russia e la guerra economica contro l'Europa
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Economia

La Russia e la guerra economica contro l'Europa

L'intransigenza di Putin lo ha messo in una posizione di vantaggio che potrebbe fargli vincere la pericolosissima sfida commerciale iniziata dall'Occidente

Che VladimirPutin si sia messo in un vicolo cieco è fuor di dubbio, ma la posizione di Europa e Stati Uniti non è certo migliore. L'unica vera conseguenza di questa escalation di tensioni e sanzioni, infatti, è una situazione di semi-guerra commerciale che non conviene a nessuno.

Europa e Stati Uniti accusano la Russia di sostenere con armi e uomini i gruppi separatisti ucraini, e hanno imposto una serie di sanzioni nella speranza di indurre Putin ad allentare il suo controllo sul paese confinante. Eppure, per quanto consapevole delle difficoltà economiche che il paese sta attraversando, il Presidente-Zar ha prima chiuso il corridoio aereo sopra la Siberia facendo salire vertiginosamente i costi per le compagnie che si muovono nella zona, poi ha vietato alle compagnie ucraine di sorvolare la Russia (e potrebbe presto fare altrettanto con quelle di Europa e Stati Uniti, una mossa che avrebbe un impatto devastante per l'economia dell'Occidente), e infine ha approvato un embargo di dodici mesi per una serie di prodotti alimentari che fino a ieri venivano importati non solo da Europa e Stati Uniti, ma anche da Norvegia, Canada e Australia. 

L'ORIGINE DELLE TENSIONI

Dopo l'annessione della Crimea, il successivo sostegno formale e sostanziale offerto alle milizie separatiste e la minaccia di chiudere i rubinetti del gas verso l'Europa, la vera goccia che ha fatto traboccare il vaso è stato il disastro del Boeing della Malaysia Airlines del 17 luglio scorso. Europa e Stati Uniti hanno cercato di far ragionare Putin col dialogo e imponendo sanzioni di fatto simboliche, ma non hanno ottenuto nessun risultato. Puntando sulle difficoltà economiche interne al paese hanno recentemente optato per sanzioni più forti, pensate per colpire i settori chiave dell'economia russa, ovvero le forniture di olio e gas, il trasferimento di tecnologie, il commercio di armi, e hanno altresì imposto limiti ai movimenti delle banche. Tuttavia, il modo in cui Putin ha risposto all'ennesima provocazione occidentale sembra quasi dimostrare che Bruxelles e Washington, forzando la mano, abbiano fatto il gioco di Mosca. 

In un mondo globalizzato come quello attuale le economie sono fortemente interconnesse - secondo i dati delle Nazioni Unite, le relazioni commerciali fra Russia ed Europa valgono circa 305 miliardi di euro l'anno, quindi qualsiasi sanzione finisce con l'avere un effetto boomerang per il paese che la impone. Putin ne è perfettamente consapevole, e il suo vero punto di forza è proprio questo.

GLI EFFETTI DELLE SANZIONI

L'Occidente ha ragione a sostenere che colpendo un'economia, quella russa, già in difficoltà potrebbe riuscire, già nel medio periodo, a mettere Putin con le spalle al muro costringendolo a collaborare per evitare il collasso del suo stesso paese. Tuttavia, dal punto di vista della Russia, anche l'Occidente ha molto da perdere in questo pericolosissimo gioco di sanzioni. Ecco perché, invece di cercare il compromesso, rilancia con nuove restrizioni commerciali che sembrano avere come unico obiettivo quello di spaccare l'Europa.

Oggi il dieci per cento delle esportazioni agro alimentari del Vecchio Continente finiscono in Russia. Nel 2013 sono stati venduti prodotti per un valore complessivo di 11,8 miliardi di euro. Per gli Stati Uniti la Russia è un mercato relativamente meno importante, ma nel 2013 le esportazioni verso Mosca hanno comunque prodotto un avanzo di 972 milioni di euro. In Europa le perdite più grandi verranno registrate da Germania, Polonia, Olanda, Francia, Spagna e naturalmente Italia, dove le prime stime elaborate dall'Istituto per il Commercio estero ipotizzano perdite per almeno 100 milioni di euro solo nei prossimi cinque mesi.  

PERCHÈ PUTIN È IN VANTAGGIO

Riassumendo, l'Occidente sta puntando sulle sanzioni (anche se, e non è un dettaglio così irrilevante, anche le ultime non possono essere considerate così "drastiche": sono state infatti bloccate le vendite future di armi e tecnologie, ma non sono stati congelati i contratti già firmati. È stata messa in discussione la possibilità di condurre ricerche su nuovi potenziali giacimenti di risorse, ma non sono state bloccate le attività esistenti), e deve farlo perché non ha alternative. Le guerre sono sempre sconsigliabili, e con i nuovi focolai di tensione che si sono aperti in Medio Oriente è impensabile sfidare militarmente la Russia. Putin lo sa benissimo, così come sa che Europa e Stati Uniti potrebbero approvare sanzioni leggermente più dure, fargli lo sgarbo di cancellare l'assegnazione dei Mondiali di calcio del 2018, ma dopo tutto questo rimarrebbero senza altre carte da giocare. Ecco perché può permettersi di alzare ulteriormente la posta in gioco chiedendo al paese di sopportare il peso delle sanzioni (che dal punto di vista della propaganda sono anche utilissime per giustificare all'opinione pubblica nazionale le attuali difficoltà economiche) e approvando a sua volta restrizioni altrettanto onerose per l'Occidente. 

Le sanzioni di Putin non sono selettive come quelle dei suoi avversari, quindi colpiscono tutto e tutti in modo pesante, ecco perché risultano più aggressive e pericolose. Come se non bastasse, bastonano duramente paesi le cui economie non sono ancora del tutto uscite dalla crisi, e anche quelle che vanno meglio restano estremamente vulnerabili. Lufthansa avrebbe stimato i danni del blocco dei cieli in un miliardo di euro di perdite per solo tre mesi, e anche le conseguenze del blocco del commercio agroalimentare sono già insostenibili per tanti, e rischiano di indurre alcune nazioni a dissociarsi dalla scelta di Bruxelles, creando una nuova profonda spaccatura in Europa. Anche i danni economici per la Russia sono enormi, ma al momento Putin sembra avere la possibilità di resistere più a lungo dell'Occidente, ed è per questo che potrebbe finire con vincere questa guerra commerciale imponendo a Washington e Bruxelles l'annullamento delle sanzioni.

In cambio di qualcosa sicuramente, ma è difficile capire cosa perché Putin non può perdere la partita in Ucraina tanto quanto l'Occidente non può permettersi di dagliela vinta. Forse, l'unica vera possibilità che resta è quella di una collaborazione su uno degli altri teatri di guerra che si sono nel frattempo aperti, interazione che risulterebbe funzionale alla definizione di un accomodamento per l'Ucraina. Del resto, Putin ha capito a sue spese che le milizie separatiste possono causargli più di un grattacapo e deve assolutamente evitare che incidenti come quello che del volo di linea della Malesia si verifichino di nuovo. Senza dimenticare la consapevolezza diffusa di quanto l'archiviazione rapida della fase delle sanzioni sarebbe positiva per tutti.

 

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Claudia Astarita

Amo l'Asia in (quasi) tutte le sue sfaccettature, ecco perché cerco di trascorrerci più tempo possibile. Dopo aver lavorato per anni come ricercatrice a New Delhi e Hong Kong, per qualche anno osserverò l'Oriente dalla quella che è considerata essere la città più vivibile del mondo: Melbourne. Insegno Culture and Business Practice in Asia ad RMIT University,  Asia and the World a The University of Melbourne e mi occupo di India per il Centro Militare di Studi Strategici di Roma. Su Twitter mi trovate a @castaritaHK, via email a astarita@graduate.hku.hk

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