Ripresa: cinque cose che devono accadere secondo Morgan Stanley
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Economia

Ripresa: cinque cose che devono accadere secondo Morgan Stanley

La fine della crisi non è ancora giunta: ecco quali sono le sfide che attendono i principali mercati. In palio, una crescita più robusta

Sono cinque le cose che dovrebbero cambiare per poter parlare di una ripresa robusta in ogni mercato. Lo sottolinea Business Insider che, prendendo spunto da una nota firmata dai ricercatori del Global Economics Team di Morgan Stanley, ha acceso i riflettori sui temi caldi delle principali regioni del mondo. E cioè: la frammentazione finanziaria e la necessità di un’unione bancaria credibile in Europa. Il tema dell’alleggerimento monetario e i tassi di interesse negli Stati Uniti. La deflazione o la moderata inflazione in Giappone. Il passaggio da una crescita trainata dalle sovvenzioni a una prodotta dalle riforme in Cina . Infine, per i mercati emergenti, la transizione da una tradizione di bilanci in rosso a modelli di crescita sostenibile

In pratica: più obiettivi saranno raggiunti nel 2014, più solida sarà la ripresa. Difficilmente, però, tutti questi traguardi si realizzeranno contemporaneamente o nel breve termine. Nonostante ciò, forniscono un utile quadro di riferimento per comprendere come le sfide delle diverse economie si uniscano in uno scenario più ampio e complesso. Per gli Stati Uniti, l’alleggerimento monetario è un tema intrigante per gli esperti del settore, ma a differenza di quanto potrebbero fare le variabili che riguardano gli altri mercati, non cambierà le cose a livello dello scenario macro. Se questa situazione, per certi versi, evidenzia la mancanza di veri motivi di preoccupazione dall'altra parte dell'Oceano, per l’Europa, che ha fatto molta strada dal profondo della crisi a oggi, le prospettive continueranno a essere limitate se i leader si sentiranno arrivati, senza rendersi conto che c’è ancora molto lavoro da fare

Le osservazioni dei ricercatori di Morgan Stanley, dunque, introducono l’idea di storie di crescita idiosincratica, piuttosto che la tanto attesa “fine della crisi” che la banca di investimento giapponese Nomura ha argutamente etichettato come “la fine della fine del mondo”. La conclusione dei ricercatori, dunque, introduce nell’equazione la variabile della responsabilità: «Il successo di questi cambiamenti – scrivono gli esperti di Morgan Stanley  - porterà con sé una crescita più solida. Abbiamo ragione di credere che queste innovazioni, per quando difficili e in grado di mettere a dura prova le economie, saranno raggiunte». Per l’immediato, il Pil globale dovrebbe passare dal valore di poco inferiore al 3% del 2013, al 3,5% nel 2014 e a una crescita prossima al 4% negli anni a venire. 

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Stefania Medetti

Sociologa e giornalista, ho barattato la quotidianità di Milano per il frenetico divenire dell'Asia. Mi piace conoscere il dietro le quinte, individuare relazioni, interpretare i segnali, captare fenomeni nascenti. È per tutte queste ragioni che oggi faccio quello che molte persone faranno in futuro, cioè usare la tecnologia per lavorare e vivere in qualsiasi angolo del villaggio globale. Immersa in un'estate perenne, mi occupo di economia, tecnologia, bellezza e società. And the world is my home.

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