Riforma del lavoro: nuove modifiche all'orizzonte, per precari, partite iva e apprendisti
Economia

Riforma del lavoro: nuove modifiche all'orizzonte, per precari, partite iva e apprendisti

Dopo un tira e molla tra partiti e governo, sarà presentato un emendamento bipartisan per rendere meno stringenti le nuove regole sui contratti flessibili

Uscito dalla porta e rientrato dalla finestra. Così riappare alla Camera un altro emendamento alla riforma del lavoro, deciso di comune accordo dai partiti di maggioranza (Pd, Pdl e terzo polo). Inizialmente, i cambiamenti erano stati giudicati inamissibili dal ministro del welfare, Elsa Fornero, per problemi di copertura finanziaria. Poi, dopo un incontro con i capigruppo dei maggiori partiti, Fornero ha accettato alcune modifiche, che verranno inserite nel testo del Decreto Sviluppo, che deve ancora affrontare l'iter in Parlamento.

La riforma del lavoro (che nella versione iniziale è gia stata approvata definitivamente da quasi 2 settimane), subirà dunque un altro piccolo ritocco, probabilmente l'ultimo, almeno a sentire le rassicurazioni della stessa Fornero: "abbiamo fatto un lavoro con la Camera per poche modifiche''. Dunque, rimarrà probabilmente insoddisfatto il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, che proprio oggi ha dichiarato: "la legge va cambiata, anche se sono pronto a farmi convincere del contrario dal ministro". Del resto, prima o poi la partita sulla riforma va chiusa definitivamente, per evitare la legge subisca un processo di mutazione infinita.

Ecco, di seguito una sintesi dei principali cambiamenti all'orizzonte, che riguardano più che altro le partite iva, i collaboratori precari e gli ammortizzatori sociali.

TUTTO SULLA RIFORMA DEL LAVORO

ASPI

Inizialmente, i deputati della maggioranza (in particolare il Pd) avrebbero voluto spostare in avanti di un anno (al 2014) l'introduzione dell'Aspi (assicurazione sociale sociale per l'impiego), il nuovo ammortizzatore  sociale che prevede l'erogazione di un sussidio alla disoccupazione, al  posto dei vecchi assegni di mobilità (che verranno ridotti  progressivamente, fino a scomparire nel 2017). Dopo il rifiuto del  governo, è stata scelta una soluzione di compromesso: l'Aspi entererà in  vigore nel 2013 ma la riduzione dell'assegno di mobilità sarà più morbida: nel 2014, l'assegno per i lavoratori ultracinquantenni del Sud coprirà ancora un periodo di 48 mesi (come oggi).

PARTITE IVA.

Secondo il testo originario della riforma Fornero, i collaboratori autonomi che guadagnano meno di 18mila euro all'anno e ricavano l'80% del proprio reddito da una sola azienda (le cosiddette “false partite iva ”)  vengono assimilati a un qualsiasi dipendente (con tutti i diritti che ne conseguono). Con l'approvazione del maxi-emendamento bipartisan, i requisiti di reddito verranno invece calcolati nell'arco di 24 mesi. In pratica, per essere assimilato a un qualsiasi dipendente, un collaboratore con partita iva dovrà aver aver percepito l'80% del reddito da una sola azienda per almeno 2 anni.

CASSA INTEGRAZIONE.

La riforma Fornero prevede l'abolizione della cassa integrazione (Cig) straordinaria per quelle aziende che sono ormai in stato di fallimento e hanno iniziato le procedure concorsuali. Le modifiche proposte in Parlamento stabiliscono invece che la Cig straordinaria possa essere richiesta anche dalle imprese che hanno hanno avviato le procedure concorsuali, qualora vi siano delle prospettive di ripresa dell'attività aziendale. Inoltre,i lavoratori che beneficiano della cassa integrazione potranno svolgere anche prestazioni occasionali, con compensi fino a 3mila euro annui, che dovranno però essere remunerate con i voucher (i buoni-lavoro).

CONTRIBUTI PER I PRECARI.

Slitta in avanti di un anno l'aumento dei contributi previdenziali a carico dei precari e dei parasubordinati, come i collaboratori a progetto e gli autonomi con partita iva non iscritti agli ordini professionali. Oggi questi lavoratori versano i propri contributi pensionistici in un particolare fondo dell'Inps che si chiama Gestione Separata, con un'aliquota del 27% sui redditi. Secondo la tabella di marcia stabilita dalla riforma Fornero, i contributi dovrebbero salire dal 27 al 33% entro il 2018. Gli emendamenti proposti in parlamento, invece, spostano in avanti di 12 mesi l'aumento delle aliquote, portandolo al 2019. Su questo punto, rimangono alcune piccole incertezze riguardo alla copertura finanziaria e si dovrà aspettare probabilmente la prossima settiamana per vedere come le modifiche verranno attuate in concreto. Inoltre, i precari avranno diritto a vedersi riconosciuto il conteggio dei contributi dall'Inps, anche se il datore di lavoro non è in regola coi versamenti.

APPRENDISTATO E CONTRATTI A TERMINE.

I cambiamenti alla riforma Fornero proposti dalle forze di maggioranza rendono più flessibile  l'apprendistato , che potrà essere utilizzato anche per chi è assunto  nelle aziende che offrono servizi di lavoro su somministrazione. Vengono inoltre resi meno stringenti i vincoli per i contratti precari. Per evitare che un utilizzo reiterato (e abusivo) del lavoro a termine, la nuova  legge  Fornero stabilisce infatti dei limiti ben precisi per l'intervallo di tempo che deve separare due assunzioni a termine di uno stesso lavoratore, presso la medesima azienda. In particolare, per i contratti con durata superiore a un semestre, l'intervallo deve essere di almeno 90 giorni, che scendono a 60 giorni per le assunzioni al di sotto dei 6 mesi. Si tratta di una norma che rischia però di danneggiare le aziende che fanno un uso abbondante del lavoro stagionale. Per questo, l'emendamento presentato dai parlamentari della maggioranza prevede che i contratti collettivi di lavoro possano introdurre una deroga a queste regole.

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Andrea Telara

Sono nato a Carrara, la città dei marmi, nell'ormai “lontano”1974. Sono giornalista professionista dal 2003 e collaboro con diverse testate nazionali, tra cui Panorama.it. Mi sono sempre occupato di economia, finanza, lavoro, pensioni, risparmio e di tutto ciò che ha a che fare col “vile” denaro.

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