L’incertezza frena il rientro dei capitali
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Economia

L’incertezza frena il rientro dei capitali

Il governo è al lavoro sulle nuove norme per l’autodenuncia. I dubbi di chi possiede un’azienda

In attesa che il governo Renzi chiuda l’accordo con la Svizzera per lo scambio di informazioni su chi ha capitali nelle banche elvetiche, il ministero dell’Economia sta mettendo a punto l’altro tassello fondamentale per far ritornare in Italia i soldi detenuti all’estero e su cui Roma spera di incassare 8 miliardi entro il 2015: il disegno di legge sulla "voluntary disclosure", ovvero il rientro volontario dei capitali esportati illegalmente, che colma il vuoto lasciato dalla non conversione in legge del decreto promosso dal governo Letta.

"È probabile che il nuovo provvedimento contenga qualche differenza rispetto al primo, per esempio allargando la casistica dai privati alle aziende" spiega Sebastiano Stufano, socio fondatore dello studio Stufano, Ortello, Gigantino di Milano e, come i suoi due partner, ex ufficiale della Guardia di finanza. "Il decreto prevedeva che chi ha capitali all’estero non dichiarati potesse regolarizzarli pagando una sanzione ridotta ma versando l’imposta piena. Le novità" aggiunge Stufano "potrebbero riguardare anche questo punto, chiarendo meglio l’aspetto fiscale". Il risultato è che chi ha approfittato del primo decreto per regolarizzare la propria situazione rischia di pagare di più rispetto a chi aderirà alla nuova versione.

Allo studio Stufano, Ortello, Gigantino, specializzato nelle aree giuridiche che riguardano l’impresa, la finanza e la fiscalità, arrivano parecchie richieste di informazioni sulla voluntary disclosure, a dimostrazione che il tema è caldo. "Il problema" sottolinea Stufano "è che manca una cornice di certezza legale, soprattutto per chi ha un’azienda: l’imprenditore teme le conseguenze indirette che possono colpire la propria attività in seguito alla disclosure".
Ecco perché, nonostante il quadro generale renda sempre più inevitabile la regolarizzazione dei capitali all’estero, gli italiani continuano a muoversi con i piedi di piombo.

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