Ricchi e poveri: in Italia la situazione non cambia
Economia

Ricchi e poveri: in Italia la situazione non cambia

La crisi non ha aumentato la distanza tra i redditi più alti e quelli più bassi

C’è un ritornello che fa capolino nel dibattito pubblico ogni volta che il discorso cade sul reddito degli italiani. Il ritornello recita che durante la crisi economica i ricchi sono diventati più ricchi e i poveri sono diventati più poveri.

I dati del grafico qui sopra dimostrano che questa affermazione è quantomeno esagerata. L’Eurostat ha infatti calcolato il reddito lordo medio del quintile più ricco rispetto al reddito medio del quintile più povero della popolazione di uno stesso Paese. Tradotto: queste linee indicano per quale numero occorre moltiplicare il reddito di una persona appartenente al 20% più povero per ottenere il reddito medio di una persona che appartiene al 20% più ricco. Più il moltiplicatore è basso e migliore è la distribuzione dei redditi, ovvero, minore è la distanza tra i redditi delle due classi sociali.

Bene: nel 2011 tra i grandi Paesi europei quello che aveva i redditi distribuiti in modo più diseguale era la Spagna che ha visto aumentare in maniera quasi verticale la distanza tra ricchi e poveri dall’inizio della crisi, nel 2008. Segue l’Italia che ha un coefficiente pari a 5,6, Significa che per ottenere il reddito medio di una persona che appartiene al 20% della popolazione più ricca occorre moltiplicare per 5,6 il reddito medio di una persona che appartiene al 20% della popolazione più povera. È da notare che 5,6 è lo stesso identico coefficiente del 2005: significa che negli anni più duri della crisi la differenza di reddito tra ricchi e poveri non è aumentata, al massimo sono entrambe le classi sociali diventate più povere. Se poi consideriamo anche il 2004, quando il coefficiente era 5,5, si può dire che la differenza di reddito è addirittura diminuita tra il 2004 e il 2011.

Dopo l’Italia viene la Gran Bretagna, seguita dalla Francia e dalla Germania che, nel 2011, ha fatto registrare un coefficiente di 4,5 risultando essere, tra i grandi Paesi d’Europa, quello nel quale la distanza tra ricchi e poveri è minore.

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Marco Cobianchi

Sono nato, del tutto casualmente, a Milano, ma a 3 anni sono tornato a casa, tra Rimini e Forlì e a 6 avevo già deciso che avrei fatto il giornalista. Ho scritto un po' di libri di economia tra i quali Bluff (Orme, 2009),  Mani Bucate (Chiarelettere 2011), Nati corrotti (Chiarelettere, 2012) e, l'ultimo, American Dream-Così Marchionne ha salvato la Chrysler e ucciso la Fiat (Chiarelettere, 2014), un'inchiesta sugli ultimi 10 anni della casa torinese. Nel 2012 ho ideato e condotto su Rai2 Num3r1, la prima trasmissione tv basata sul data journalism applicato ai temi di economia. Penso che nei testi dei Nomadi, di Guccini e di Bennato ci sia la summa filosofico-esistenziale dell'homo erectus. Leggo solo saggi perché i romanzi sono frutto della fantasia e la poesia, tranne quella immortale di Leopardi, mi annoia da morire. Sono sposato e, grazie alla fattiva collaborazione di mia moglie, sono papà di Valeria e Nicolò secondo i quali, a 47 anni, uno è già old economy.

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