Renzi, il programma economico del nuovo leader Pd e quello del suo consigliere
Massimo Percossi/Ansa
Economia

Renzi, il programma economico del nuovo leader Pd e quello del suo consigliere

Cosa vuol fare l'economista Filippo Taddei, docente alla Johns Hopkins University, entrato nello staff del rottamatore

Tutti al lavoro, già dalle alle 7.30. Questa mattina di buon'ora, si è svolta la prima riunione della nuova segreteria del Partito Democratico, dopo l'insediamento del leader uscito vincente dalle elezioni primarie, Matteo Renzi. Nello staff scelto dal sindaco di Firenze, c'è anche Filippo Taddei, economista della School of Advanced International Studies della Johns Hopkins University di Baltimora.

LE PRIMARIE DEL PD

Taddei ha 37 anni, una laurea a Bologna, una specializzazione alla Columbia University di New York ed era fino a pochi giorni fa al fianco di Filippo Civati , l'altro esponente rottamatore del Pd, che ha conteso a Renzi la guida del partito alle primarie. Benché non lo abbia sostenuto in campagna elettorale, il sindaco di Firenze ha scelto di mettere in squadra l'economista della Johns Hopkins, preferendolo al proprio consigliere economico di fiducia: Yoram Gutgeld, deputato del Pd, ex-partner di McKinsey che, rispetto a Taddei, è un bel po' più attempato (compirà 54 anni fra pochi giorni).

LA SQUADRA DI RENZI

Ma ecco, in sintesi, per cosa si caratterizzano il pensiero economico e le proposte del'attuale responsabile economico del Partito Democratico, che probabilmente avranno grande peso nel nuovo corso renziano.

TASSE

Per Taddei, tra le priorità da affrontare c'è la riduzione delle tasse sul lavoro e in particolare sui redditi medio-bassi, al di sotto dei 30mila euro. Più volte, l'attuale responsabile economico del Pd ha messo in evidenza che il nostro paese ha un'imposizione fiscale altissima sui redditi in individuali, molto più della Gran Bretagna, della Germania, della Francia o della Spagna. Per ogni aumento di 100 euro lordi ricevuto in busta paga, sottolinea Taddei, un cittadino italiano oggi deve rinunciare ad almeno 70 euro, che se ne vanno via tra tasse e contributi. Per questo, il professore della Johns Hopkins University sostiene la necessità di ridurre ancora il cuneo fiscale, cioè la differenza tra le retribuzioni lorde e nette dei dipendenti. Per riuscirci, bisogna mettere in cantiere un piano di abbassamento della spesa pubblica ben più consistente di quello attuato finora dal governo Monti e proseguito da Letta. Tra le voci di costo da cui occorre pescare le risorse, ci sono i tagli alle cosiddette pensioni d'oro ma anche e soprattutto alle spese per gli affari generali dello Stato, cioè per gli organi esecutivi, legislativi ed esteri. Si tratta di un capitolo di costi in cui l’Italia spende circa l'1% del Pil (dati Eurostat 2010), cioè circa 15-16 miliardi di euro all'anno, molto più rispetto ad altri paesi europei come la Gran Bretagna, la Francia e la Spagna. In particolare, Taddei insiste su un principio: qualsiasi dipendente pubblico non dovrebbe guadagnare più del Presidente della Repubblica, ovvero 240mila euro all'anno.

LAVORO

Nel nuovo staff di Renzi, i temi del lavoro non verranno trattati direttamente da Taddei ma spetteranno a Marianna Madia, deputata del Pd ex-veltroniana, eletta per la prima volta alla Camera nel 2008. Il nuovo responsabile economico del Partito Democratico è però intervenuto più volte anche sulle questioni dell'occupazione e del welfare, fin dalla Leopolda 2010, la prima convention dei rottamatori organizzata 3 anni fa a Firenze da Renzi e da Civati. In quell'occasione, per esempio, Taddei si impegnò in un appassionato intervento contro il “mito dell'anzianità” e la struttura delle retribuzioni italiane, che premia maggiormente gli anni di carriera di un lavoratore, piuttosto che le sue competenze e la sua produttività. Nella stessa convention, il docente della Johns Hopkins sottolineò la necessità di creare un sussidio universale alla disoccupazione, che tuteli non soltanto gli assunti a tempo indeterminato ma anche i lavoratori precari. Le coperture finanziare per questa riforma, secondo Taddei possono arrivare anche dall'aumento dei contributi sui contratti di assunzione atipici. Si tratta di una misura che, due anni dopo lo svolgimento della prima Leopolda, è stata inserita in qualche modo nell'ultima riforma del lavoro, voluta dall'ex-ministro del welfare Elsa Fornero. L'aumento dei contributi sui precari, tuttavia, è finito più volte sul banco degli imputati, con l'accusa di aver creato nuovi vincoli alle assunzioni flessibili e un aumento del costo del lavoro.

IMMOBILI

L'abolizione dell'Imu (l'imposta municipale unica) sulla prima casa è un provvedimento che non è mai piaciuto granché a Renzi e soprattutto a Taddei, il quale considera come prioritario un altro obiettivo: una riduzione dell'irpef (l'imposta sui redditi delle persone fisiche). L'imu sulla prima casa appena cancellata pesava in media circa 250 euro all'anno su ogni famiglia, poco più di 20 euro al mese, con notevoli esenzioni per chi ha dei figli a carico. Dunque, piuttosto che abolire questa tassa, per Taddei sarebbe stato meglio concentrarsi su altri fronti. Sempre alla convention della Leopolda 2010, che segnò il suo debutto sulla scena politica e gli fece incassare i complimenti dello stesso Renzi, l'economista della Johns Hopkins aveva addirittura ipotizzato un aumento della tassazione sulle proprietà immobiliari per circa l'1% del pil, allo scopo di creare un sussidio universale alla disoccupazione, ridurre il cuneo fiscale e “magari, finanziare pure una riforma della scuola”.

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Andrea Telara

Sono nato a Carrara, la città dei marmi, nell'ormai “lontano”1974. Sono giornalista professionista dal 2003 e collaboro con diverse testate nazionali, tra cui Panorama.it. Mi sono sempre occupato di economia, finanza, lavoro, pensioni, risparmio e di tutto ciò che ha a che fare col “vile” denaro.

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