Rendite finanziarie: cosa cambia col prelievo al 26%
Paolo Cerroni/Imagoeconomica
Economia

Rendite finanziarie: cosa cambia col prelievo al 26%

Fondi comuni, azioni e obbligazioni saranno tassati di più. Salvi i titoli di stato e i conti di deposito

Avvantaggiati i titoli di stato e i conti di deposito, penalizzati tutti gli altri strumenti d'investimento, dai fondi comuni alle azioni. E' l'effetto del prossimo aumento della tassazione sulle rendite finanziarie preannunciato ieri dal governo Renzi. Il prelievo sui redditi da capitale passerà infatti dal 20 al 26%, tranne che per il Buoni del Tesoro italiani ed europei, che continueranno a essere tassati con l'aliquota di oggi, cioè al 12,5%, mentre i conti di deposito conserveranno il prelievo del 20%

TASSE, COSA HA IN MENTE RENZI

Prima di valutare gli effetti di questa manovra sul risparmio, bisognerà ovviamente leggere nel dettaglio il testo del provvedimento che la attua. Ma è chiaro che il governo sta per adottare una soluzione molto facile: aumenterà semplicemente l'aliquota della tassazione, come già era avvenuto nel 2011, quando il prelievo fu innalzato dal 12,5 al 20%, sempre salvando i titoli di stato.

RENDIMENTI PIU' MAGRI

Per rendersi conto cosa accadrà nei prossimi mesi, basta prendere in esame un caso concreto. Se un'obbligazione oggi rende il 2,5% lordo, una volta sottratto il prelievo del 20%, il guadagno al netto delle tasse scende al 20%. Con l'aliquota del 26%, invece, il rendimento netto dello stesso titolo sarà pari all'1,86%. Conti alla mano, chi ha investito in in questo bond una somma di 10mila euro, vedrà calare gli interessi effettivamente incassati ogni anno da 200 euro a 186 euro, con una perdita di 14 euro. Se il capitale impiegato è invece più consistente, attorno a 100mila euro, il calo dei rendimenti netti ammonterà a 140 euro, passando da 2mila euro al 1.860 euro all'anno.

La stessa cosa avverrà per chi ha investito nelle azioni, nei fondi comuni o nelle polizze assicurative ad alto contenuto finanziario (unit e index linked). Dovrebbero essere “graziati”, invece, i buoni fruttiferi postali che finora, come i titoli di stato, hanno mantenuto la tassazione al 12,5%. Discorso a parte per le polizze assicurative del Ramo I, che impiegano il patrimonio in obbligazioni di alta qualità e nei Buoni del Tesoro. La parte dei rendimenti di questi prodotti derivante dall'investimento nei titoli di stato oggi viene tassata al 12,5%, mentre la restante quota impiegata in altre obbligazioni subisce il prelievo del 20%. Con l'innalzamento di quest'ultima aliquota al 26%, lo schema della tassazione non dovrebbe cambiare, premiando la fetta del portafoglio destinata ai titoli di stato.

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Andrea Telara

Sono nato a Carrara, la città dei marmi, nell'ormai “lontano”1974. Sono giornalista professionista dal 2003 e collaboro con diverse testate nazionali, tra cui Panorama.it. Mi sono sempre occupato di economia, finanza, lavoro, pensioni, risparmio e di tutto ciò che ha a che fare col “vile” denaro.

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