“Religion without romance”: lo Spirito Santo e gli interessi dei cardinali
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“Religion without romance”: lo Spirito Santo e gli interessi dei cardinali

Neanche un umile blog economico come La finestra rotta può esimersi dal commentare l’elezione del nuovo vescovo di Roma. Sarebbe prematuro soffermarsi sull’orientamento ideologico – se così si può dire – di Papa Francesco: sul punto, la mia impressione epidermica …Leggi tutto

Neanche un umile blog economico come La finestra rotta può esimersi dal commentare l’elezione del nuovo vescovo di Roma. Sarebbe prematuro soffermarsi sull’orientamento ideologico – se così si può dire – di Papa Francesco: sul punto, la mia impressione epidermica è che gli osservatori che ne appuntano le prime mosse confondano l’amore per i poveri e l’amore per la povertà.

Prendiamo, invece, a pretesto un eccellente post di Nate Silver per fare una riflessione più ampia sui meccanismi del Conclave. Lo statistico americano registra alcune interessanti tendenze sull’età media dei pontefici al tempo dell’elezione e della morte: mentre l’aspettativa di vita è costantemente aumentata nel corso dei secoli, l’età media all’inizio del pontificato ha seguito una traiettoria sinusoidale: dapprima crescendo, poi riducendosi sensibilmente nel periodo che va – grosso modo – dal 1740 al 1940, infine alzandosi nuovamente dalla seconda metà del ventesimo secolo.

I 76 anni di Jorge Mario Bergoglio lo pongono nella top ten dei papi più anziani di sempre – al netto delle ovvie incertezze sui primi secoli di storia della Chiesa. Il predecessore, Joseph Ratzinger, aveva addirittura 78 anni al tempo della sua elezione. La rinuncia di quest’ultimo all’ufficio, si è detto, avrebbe potuto indurre il nuovo conclave a optare per un candidato più giovane; e, più in generale, si sostiene che solo un Papa energico e con un lungo orizzonte temporale davanti a sé possa inaugurare la stagione di riforme di cui la Chiesa cattolica avrebbe bisogno.

Come spiegare, allora, l’elezione di Papa Francesco? Lo Spirito Santo opera in modi misteriosi, ma le motivazioni degli uomini non sono altrettanto imperscrutabili. Appare ragionevole supporre – come fa Silver – che l’ambizione di essere protagonisti di un altro conclave, da elettori o – a Dio piacendo – da eletti, giochi un ruolo considerevole nella determinazione dei cardinali.

Storicamente, questa preferenze per candidati più maturi potrebbe aver trovato un temperamento nel rischio di rimanere soggetti a papi ormai inadeguati all’incarico e, comunque, poco controllabili dalla curia. Ma la decisione storica di Benedetto XVI ha suggerito un rimedio a tali situazioni di stallo: e così – contro l’intuizione popolare – potrebbe rinforzare la tendenza favorevole ai cardinali più in là con gli anni.

Insomma, i cardinali sanno far di conto e – proprio come tutti noi – sono portatori di interessi individuali che non necessariamente coincidono con quello generale. Sono, in altre parole, agenti economici. Se questo ne faccia anche dei peccatori, è questione che esula dalle mie competenze.

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