Redditometro, tornano i dubbi di legittimità
Economia

Redditometro, tornano i dubbi di legittimità

Due nuove sentenze, della Cassazione e del Tribunale di Napoli, riaprono le polemiche sul nuovo strumento di lotta all’evasione

Il redditometro torna sul banco degli imputati. E non ci riferiamo alla sentenza emessa qualche tempo fa dal Tribunale di Pozzuoli che per primo aveva sollevato perplessità sulla legittimità del nuovo strumento di lotta all’evasione fiscale. Allora, l’Agenzia delle entrate, aveva presentato un ricorso contro la sentenza, decidendo contestualmente di andare avanti, tanto che nelle scorse settimane erano partite le prime lettere di accertamento ai contribuenti considerati sospetti. Ma nonostante questo esordio voluto fortemente dal direttore dell’Agenzia Attilio Befera, in questi giorni, la giustizia è tornata ad occuparsi del redditometro, e lo ha fatto con due nuove sentenze entrambe di segno contrario.

TUTTI I DUBBI SUL REDDITOMETRO

La prima, molto autorevole, è arrivata dalla Corte di Cassazione che, con la sentenza  n. 21994, ha posto un serio problema di legittimità del redditometro, nel caso un contribuente dimostri di aver sostenuto le proprie spese non con delle entrate adeguate a coprire l’entità degli esborsi, ma con propri risparmi. Una tesi espressa in maniera più tecnica dai giudici della Suprema Corte, che, in riferimento ad una precedente sentenza, hanno ritenuto che non potesse negarsi il fatto che “il giudice di merito, a fronte della documentazione fornita dai contribuenti, analiticamente indicata nel ricorso in ossequio al principio di autosufficienza, dalla quale, in tesi, sarebbe derivata la prova che il maggior reddito accertato per l’anno 1992 sulla base di indici di capacità contributiva rilevati dall’Ufficio era giustificato dalla disponibilità di capitale accumulato in anni precedenti, si è limitato a negare la produzione di qualsiasi idonea prova contraria, senza supportare tale apodittica statuizione con sufficienti argomentazioni”.

EVASIONE E REDDITOMETRO, ECCO I PRIMI ACCERTAMENTI

E’ chiaro, come si evince dai riferimenti temporali, che si sta discutendo di una questione postasi sul vecchio redditometro. Ma il principio di base affermato risulta perfettamente applicabile anche al nuovo strumento di lotta all’evasione messo a punto dai tecnici dell’Agenzia delle entrate. Anzi, per la nuova versione del redditometro, l’incidenza delle cosiddette spese non spiegabili con entrate corrispondenti, è considerato molto più dirimente, per giudicare sospetti i contribuenti, di quanto non lo fosse in passato. Dunque di certo la sentenza in questione avrà ripercussioni non da poco.

COME FUNZIONA IL NUOVO REDDITOMETRO

Ad avvalorare la tesi di illegittimità espressa dalla Cassazione ci ha pensato poi, come accennato, anche il Tribunale di Napoli. Riprendendo in parte concetti già espressi nella prima sentenza di illegittimità espressi dalla propria sede distaccata di Pozzuoli sopra citata, il giudice del capoluogo partenopeo ha messo in rilievo i rischi che l’utilizzo del nuovo redditometro arrecherebbe alla privacy dei cittadini. L’utilizzo infatti di qualsiasi spesa effettuata dal singolo cittadino, per rilevare la sua correttezza fiscale, priverebbe il contribuente “del diritto ad avere una vita privata senza dover subire intrusioni anche su aspetti delicatissimi della vita privata quali quelli relativi alla spesa farmaceutica, al mantenimento e all’educazione della prole e alla propria vita sessuale”.

CONTROLLI FISCALI, ECCO CHI NON RISCHIA NULLA

Insomma, il futuro del nuovo redditometro sembrerebbe messo in forte discussione, e questo proprio mentre circa 35mila cittadini hanno già tra le mani le prime lettere di accertamenti inviate dall’Agenzia delle entrate. Un problema non da poco che forse richiederebbe a questo punto una soluzione di natura politica, prima che lo scontro tra magistratura e Fisco si faccia insanabile.

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Giuseppe Cordasco

Sono nato e cresciuto ad Aarau nel cuore della Svizzera tedesca, ma sono di fiere origini irpine. Amo quindi il Rösti e il Taurasi, ma anche l’Apfelwähe e il Fiano. Da anni vivo e lavoro a Roma, dove, prima di scrivere per Panorama.it, da giornalista economico ho collaborato con Economy, Affari e Finanza di Repubblica e Il Riformista.

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