Reddito minimo dall'Inps: come funziona
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Economia

Reddito minimo dall'Inps: come funziona

Il presidente dell'Inps, Tito Boeri, propone un nuovo sussidio ai più poveri per scaglioni di reddito e da controllare nel tempo. A costo zero per lo Stato

I dati sulla povertà al Sud? "Noi partiamo dalla consapevolezza che questo problema è di gravità assoluta. L'Inps per contrastare la povertà ha proposto al governo di introdurre in Italia un sistema di reddito minimo garantito". Non è la prima volta che ne parla Tito Boeri, noto economista della Bocconi, attuale presidente dell'Inps. "C'e' anche un messaggio culturale importante che deve essere dato, soprattutto al Sud" aggiunge. "Esistono amministrazioni dello Stato efficienti, come l'Inps, che sono in grado di affrontare il problema e alle quali ci si puo' rivolgere senza alcuna intermediazione e senza dover ricorrere al politico locale".

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Per adesso si tratta soltanto di una proposta ma, a ben guardare, il reddito minimo garantito di cui parla il neo presidente dell'Inps ha già una fisionomia ben definita.

Alla fine del 2013, infatti, una commissione di studiosi partecipata dallo stesso Boeri e presieduta da Maria Cecilia Guerra, ex-sottosegretario al Welfare nel governo Letta, ha elaborato il progetto di un nuovo sussidio contro la povertà che si chiama Sia (Sostegno per l'inclusione attiva) e che è stato già introdotto, in via sperimentale, nelle città italiane con più di 250mila abitanti.

Al momento, le risorse stanziate per finanziare questo ammortizzatore sociale sono ben poche, circa 120 milioni nell'arco di tre anni. Tuttavia, se il sostegno venisse esteso su larga scala all'intero territorio nazionale, secondo la commissione Guerra vi sarebbe un costo a carico dello stato di 7-8 miliardi di euro all'anno. Ma ecco, più nel dettaglio, come funziona il Sia.

Chi può avere il sussidio

Il sussidio viene erogato dall' Inps ed è destinato a tutti i cittadini che si trovano al di sotto del livello di povertà. Per determinare i requisiti di reddito degli aventi diritto, il punto di partenza è la soglia di povertà assoluta individuata ogni anno dall'Istat, che dipende da diversi fattori, come il numero di componenti il nucleo familiare o la zona di residenza geografica (con differenze tra Nord e Sud).

Per una famiglia di coniugi con due figli, per esempio, la soglia di povertà dell'Istat è attorno ai 980 euro di reddito mensile nei piccoli comuni del Meridione, e supera i 1.400 euro nelle grandi aree metropolitane del Settentrione. La commissione Guerra, che ha ideato il Sostegno per l'Inclusione Attiva, ha tuttavia ipotizzato di affinare i criteri di accesso al sussidio, facendo riferimento non solo e non tanto al reddito della famiglia, espresso in valori assoluti, ma anche all'Isee, un indicatore che misura il benessere dei cittadini, tenendo conto anche del patrimonio di cui dispongono.

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Chi ha un reddito o un Isee molto basso, riceve una integrazione in denaro dallo stato, capace di riportare il beneficiario al di sopra della soglia di povertà assoluta. Maggiore è la distanza del cittadino dalla soglia di povertà, dunque, più alto è il sussidio. La durata del Sia è a tempo indeterminato, anche se è previsto l'obbligo per il beneficiario di partecipare a dei programmi di inclusione sociale, finalizzati a reinserirlo nel mondo del lavoro o a migliorare la sua condizione economica (come del resto avviene anche negli altri paesi europei).

Inoltre, la Commissione Guerra non ha escluso la possibilità di effettuare dei programmi di monitoraggio sull'efficacia di questo ammortizzatore sociale, controllando anche le abitudini di consumo dei beneficiari, per evitare che i sussidi servano a finanziare qualche spesa superflua. Lo scopo è di escludere quei soggetti che dichiarano redditi bassi grazie all'evasione fiscale e richiedono il sostegno dello stato, senza averne realmente bisogno.

Le differenze con la proposta del M5S

Il reddito di cittadinanza dei Cinque Stelle? Le proposte del M5s, dice il presidente Inps, "implicano trasferimenti a somma fissa e vanno a vantaggio anche di persone che non sono in condizioni di bisogno. E il cui costo, inoltre, raggiungerebbe i due punti di Pil". Al contrario, spiega Boeri, per la sua proposta l'Inps non chiederà risorse allo Stato: "assolutamente no. Non a caso abbiamo chiamato la nostra proposta 'chiavi in mano': le risorse si possono trovare nell'ambito delle politiche oggi gestite dall'Inps e abbiamo la capacità di attuare i controlli". "Il governo dovrebbe rafforzare però la nostra capacità di sanzione e di intervento".

Pochi beneficiari, per adesso

Finora, nelle città in cui è stato sperimentato, il Sostegno per l'inclusione attiva è stato erogato a circa 6.500 famiglie, per un totale di 27mila persone. A rivelarlo è una verifica effettuata nel settembre scorso dal Ministero del Welfare, secondo cui la nascita del Sia ha portato all'erogazione di un sostegno pari in media a 334 euro al mese, per ogni nucleo familiare che ne ha beneficiato. Se questo sussidio verrà esteso a tutto il territorio nazionale, il governo dovrà dunque trovare un bel po' di risorse in più, rispetto ai pochi “spiccioli” stanziati sinora. In Italia, infatti, le famiglie povere sono ormai più di 3 milioni.

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Andrea Telara

Sono nato a Carrara, la città dei marmi, nell'ormai “lontano”1974. Sono giornalista professionista dal 2003 e collaboro con diverse testate nazionali, tra cui Panorama.it. Mi sono sempre occupato di economia, finanza, lavoro, pensioni, risparmio e di tutto ciò che ha a che fare col “vile” denaro.

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