Quei Bund a rischio “bolla”
Economia

Quei Bund a rischio “bolla”

Mentre Moody's mette sotto osservazione la Germania, i prezzi dei titoli di stato di Berlino sono ancora alle stelle. Ma rischiano di rimanerci per poco

Prezzi alle stelle, mai visti prima d'ora. Sono quelli raggiunti sul mercato dai Bund , i titoli di stato tedeschi, che adesso rischiano di sgonfiarsi come una bolla. Anche se la Germania rimane il paese più forte e solido del Vecchio Continente, non è infatti del tutto immune dal rischio di subire dure conseguenze, di fronte a un crack di Eurolandia . Non a caso, l'agenzia statunitense Moody's ha appena messo nel mirino anche anche la locomotiva tedesca, rivedendo al ribasso le prospettive sull'economia del paese (assieme a quelle di Olanda e Lussemburgo), pur mantenendo invariato il rating di tripla A sul debito pubblico di Berlino.

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RIALZI DA CAPOGIRO.

Con questo scenario di fondo, appare davvero strabiliante (e pericolosa) la corsa al rialzo registrata negli ultimi mesi dalle quotazioni dei Bund, che sono stati acquistati in massa dagli investitori, piccoli e grandi, nella speranza (forse vana) di trovare un comodo rifugio contro l'eventuale crollo di Eurolandia. I titoli  emessi dal governo di Berlino con scadenza a 10 anni, per esempio, hanno oggi un prezzo ampiamente sopra la pari (attorno a 104, contro un valore nominale di 100) e, proprio per questa ragione, chi li acquista adesso ottiene un rendimento ridotto al lumicino, inferiore all'1% all'anno.

LA CORSA DELLE LUNGHE SCADENZE.

Ancor più sorprendente, però, è l'impennata dei prezzi dei titoli di stato tedeschi con vita residua lunghissima, superiore a vent'anni. E' il caso dei Bund con scadenza nel luglio del 2034, che oggi sono vicini al massimo storico e vengono scambiati sul mercato a un prezzo di 147 euro, a fronte di un valore di rimborso pari a 100. Di conseguenza, chi volesse comprare queste emissioni adesso e tenerle nel portafoglio sino alla scadenza, fra 22 anni otterrebbe una perdita in conto capitale di oltre il 30%, compensata soltanto minimamente dall'incasso periodico delle cedole, cioè degli interessi annui liquidati dal titolo.

GESTORI IN GUARDIA.

In condizioni normali, insomma, comprare queste obbligazioni agli attuali prezzi sarebbe pura follia. Ma la crisi di Eurolandia, che sta facendo accadere quello che sembrava impossibile, è riuscita persino a gonfiare a dismisura i prezzi dei bond governativi tedeschi, che fino a qualche hanno fa avevano invece un profilo sobrio e rassicurante. Ora, però, anche gli esperti delle case d'investimento mettono in guardia dal rischio di una bolla. Anche perché, è bene ricordarlo, sui mercati vale ancora la regola di sempre: quando il prezzo di un titolo corre troppo, prima o poi rischia di fare un brusco capitombolo.

“E’ inutile nascondersi dietro ad un dito”, dice Michele de Michelis, responsabile investimenti della società di gestione Frame Asset Management , “oggi i porti sicuri per gli investitori non esistono più, almeno per come eravamo abituati ad intenderli”. In altre parole, secondo de Michelis, anche l’acquisto di un Bund tedesco “potrebbe causare una pesante perdita in conto capitale, qualora si verificassero determinati scenari”.

TENTAZIONE BTP.

E così, per chi ama il brivido del rischio, condito con un po' di amor di patria, oggi è forte la tentazione di acquistare invece i Btp (i Buoni del Tesoro poliennali) italiani, i cui prezzi sono tornati a buon mercato dopo gli scossoni subiti dai mercati nei giorni scorsi. Certo, non si tratta più di titoli  sicuri come un tempo e adesso vanno maneggiati con cura. Chi ha avuto il coraggio di comprarli nel novembre scorso, cioè nel pieno della prima crisi di Eurolandia , ha fatto però un ottimo affare. I prezzi dei Btp decennali, per esempio, nei tre mesi successivi (fino al marzo del 2012) hanno recuperato il 10% circa, mentre le emissioni lunghissime, come quelle in scadenza nel 2025, hanno guadagnato addirittura il 18%.

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Andrea Telara

Sono nato a Carrara, la città dei marmi, nell'ormai “lontano”1974. Sono giornalista professionista dal 2003 e collaboro con diverse testate nazionali, tra cui Panorama.it. Mi sono sempre occupato di economia, finanza, lavoro, pensioni, risparmio e di tutto ciò che ha a che fare col “vile” denaro.

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