Quanto vale l'economia in nero in Italia
Ansa/ufficio stampa Gdf
Economia

Quanto vale l'economia in nero in Italia

Sommerso e illegale secondo l'Istat valgono 211 miliardi di euro pari al 13% del Pil. Ma le stime di Eurispes a gennaio erano molto più drammatiche

L'Istituto nazionale di statistica la chiama "economia non osservata". Un'espressione da adetti ai lavori che però ben classifica il sommerso e il giro d’affari derivante da attività illegali, il lato oscuro appunto del Pil di un Paese rispetto a quello osservabile con le statistiche pubbliche. Perché la black economy è pur sempre un’economia, che sfugge però al controllo e ai rilevamenti dello Stato: droga, prostituzione, contrabbando, traffico di rifiuti e di armi, ma anche false dichiarazioni e lavoro nero, domestico, sui campi, nei cantieri edili e in fabbrica.

L'Italia criminale e del sommerso valeva 211 miliardi di euro nel 2014, secondo l’ultima rilevazione dell’Istat, pari al 13% del Pil. Un peso cresciuto negli anni: nel 2011 era pari al 12,4%.

La parte del leone la fa l’economia sommersa, il mondo degli evasori e dei lavoratori in nero che due anni fa hanno prodotto un giro d’affari per 194 miliardi di euro, tra le sotto-dichiarazioni (99 miliardi) e il lavoro irregolare (77 miliardi). Più contenuto il valore delle attività illegali nel 2014 pari a 17 miliardi di euro.

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Sommerso e lavoro nero
Secondo l'Istituto nazionale di statistica, si tende a dichiarare meno al Fisco rispetto al reale giro d'affari o ai costi sostenuti (sotto-dichiarazioni, in gergo tecnico) nei servizi professionali, nel commercio, nei trasporti, nelle attività di alloggio e ristorazione, nell'edilizia, nell'industria alimentare e dei beni di consumo.

Il lavoro nero, invece, è una piaga che colpisce soprattutto i servizi alle persone (colf, baby sitter e badanti) e l’agricoltura. Secondo l’Istat, nel 2014 in Italia si contavano circa 3,7 milioni di lavoratori irregolari, in aumento rispetto all’anno precedente.

Dopo essere tornato nel 2013 ai livelli minimi raggiunti nel 2002-2003 grazie agli effetti della "legge Bossi-Fini" che aveva regolarizzato i lavoratori stranieri clandestini, spiega nella nota l’Istat, nel 2014 la componente regolare ha continuato a scendere mentre quella irregolare ha segnato un aumento del 5% rispetto all’anno precedente.

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Le attività illegali
Passando all'economia criminale, il traffico di stupefacenti continua a rappresentare l'attività più rilevante, con un valore aggiunto di 11,6 miliardi di euro e un ammontare di consumi delle famiglie pari a 14,2 miliardi di euro.

La prostituzione nel 2014 ha raggiunto un valore di 3,7 miliardi di euro e consumi per 4,1 miliardi di euro, mentre il contrabbando di sigarette è pari a circa 300 milioni di euro. L’indotto connesso alle attività illegali, principalmente riferibile al settore dei trasporti e del magazzinaggio, valeva due anni fa 1,3 miliardi di euro.

Quanto alle cifre dell'economia in nero, la fotografia dell'Istat è molto più ottimistica rispetto a quella dell'Eurispes che lo scorso gennaio aveva calcolato un Pil sommerso di 540 miliardi di euro, circa un terzo del Pil ufficiale italiana, e un’economia criminale di almeno 200 miliardi di euro.

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Massimo Morici

Scrivo su ADVISOR (mensile della consulenza finanziaria), AdvisorOnline.it e Panorama.it. Ho collaborato con il settimanale Panorama Economy (pmi e management) e con l'agenzia di informazione statunitense Platts Oilgram (Gas & Power).

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