Qe e tassi: perché Draghi ha deluso i mercati
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Economia

Qe e tassi: perché Draghi ha deluso i mercati

Il presidente della Banca Centrale Europea sposta in avanti le scadenze del quantitative easing. Ma la comunità finanziaria si aspettava di più

L'iniezione di liquidità nell'area euro sarà più lunga di quanto previsto inizialmente. Lo ha annunciato oggi il presidente della Banca Centrale Europea (Bce), Mario Draghi, al termine di una attesissima conferenza stampa. Innanzitutto, Draghi ha detto che il suo quantitative easing (Qe), cioè il programma di acquisto di titoli di stato dell'Eurozona, potrà durare fino al marzo del 2017 e non più sino all'autunno del 2016, come previsto inizialmente.


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Inoltre, è stato annunciato pure un taglio dei tassi d’interessesui depositi che le banche tengono presso la Bce. Questi tassi erano già sotto zero, seppur di una quota marginale dello 0,2%. Ora, la Bce ha deciso di abbassarli ancora fino a -0,3%, con un obiettivo ben preciso: indurre gli istituti di credito a non tenere parcheggiati i soldi presso la Bce (visto che è una scelta poco conveniente), per impiegarli piuttosto in prestiti alle imprese e alle famiglie oppure in moneta estera, favorendo così una una svalutazione dell’euro.


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Non ci sarà invece un potenziamento del quantitative easing, poiché i volumi di titoli acquistati dalla Bce rimarranno nell'ordine di 60 miliardi di euro al mese e non cresceranno, come invece si aspettavano diversi operatori dei mercati finanziari. Piuttosto, se necessario, il programma del Qe verrà esteso anche ai titoli pubblici emessi dagli enti locali, mentre finora è rimasto confinato ai bond degli stati sovrani. Si tratta di misure che non hanno entusiasmato particolarmente la comunità finanziaria del Vecchio Continente che, di sicuro, si aspettava qualche mossa in più da parte della Bce. Non a caso, subito dopo l'annuncio di Draghi, le borse europee hanno virato verso il basso dopo una mattinata in positivo. L'indice Ftse Mib di Piazza Affari, per esempio, ha chiuso la giornata con un calo di ben 2 punti e mezzo percentuali.


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Eppure, Draghi si è sforzato oggi di usare parole tranquillizzanti, dicendo che il quantitative easing sta funzionando nel dare una spinta alla ripresa economica e nel riportare piano piano l'inflazione dell'Eurozona verso l'obiettivo del 2%. Quest'anno, secondo la Bce, il pil dell'area euro dovrebbe crescere dell'1,5%, per salire poi dell'1,7% nel 2016 e dell'1,9% nel 2017. Si tratta di previsioni leggermente migliori (per qualche decimale di punto) rispetto a quelle elaborate a settembre. Sono state invece riviste al ribasso le stime sull'inflazione di Eurolandia, che dovrebbe attestarsi allo 0,1% quest'anno, attorno all'1% nel 2016 e all'1,6% nel 2017 (contro l'1,7% previsto in precedenza).


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Nello stesso tempo, Draghi ha detto inoltre di esser ottimista sull'andamento del mercato del credito in Europa, in cui si vedono segnali di ripresa. “Stiamo facendo di più perché le misure adottate finora funzionano, non perché sono state un fallimento”, ha detto il presidente della Bce. Per adesso, tuttavia, i mercati finanziari restano delusi. Per quale motivo? La previsione di molti esponenti della comunità finanziaria era di un innalzamento dei volumi mensili del Qe fino a 70 miliardi di euro e un prolungamento delle scadenze fino all'ottobre del 2017 e non sino a marzo, come invece deciso da Draghi. Inoltre, c'era l'aspettativa di un abbassamento dei tassi sui depositi fino a -0,4%, un decimo di punto in più sotto lo zero, rispetto a quanto stabilito oggi.


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In una giornata giornata di consistenti ribassi in borsa, una nota di ottimismo è giunta da Marco Palacino, managing director per l’Italia della società di gestione Bny Mellon Investment Management. “Nonostante la reazione negativa di brevissimo periodo”, ha scritto in un commento Palacino. “crediamo che che Draghi possa ben dire di avere, ancora una volta, mantenuto le promesse fatte in precedenza”. Il discorso del presidente della Bce, secondo il managing director di e Bny Mellon. “lascia comunque aperta la porta a nuove manovre nel corso dei prossimi mesi, a seconda di quelle che saranno le necessità dell’economia dell’Eurozona”. Super Mario, insomma, non ha ancora sparato tutte le sue cartucce.


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Andrea Telara

Sono nato a Carrara, la città dei marmi, nell'ormai “lontano”1974. Sono giornalista professionista dal 2003 e collaboro con diverse testate nazionali, tra cui Panorama.it. Mi sono sempre occupato di economia, finanza, lavoro, pensioni, risparmio e di tutto ciò che ha a che fare col “vile” denaro.

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