Prezzi di cibo e bevande: le differenze in Europa
Economia

Prezzi di cibo e bevande: le differenze in Europa

Come mostra il nostro grafico, la borsa della spesa in Italia è più cara che in Francia e in Germania - Altre curiosità

L'Europa deve fare ancora giganteschi passi in avanti se vuole davvero creare una unione economica e non solo politica. Il fatto di adottare una moneta comune, infatti, lima le differenze solo in minima parte e, in assenza di profondissime riforme strutturali (che sembrano addirittura impossibili) lascia intatta la struttura economica di ogni singolo Paese. Questo grafico dimostra che le discrasie nell'eurozona non riguardano solo la competitività delle imprese o lo stato dei conti pubblici ma anche il costo di fare la spesa quotidiana.

L’Eurostat ha rilevato il prezzo di cibo, bevande (alcolici esclusi) e tabacco nei vari Paesi europei prendendo in considerazione 500 prodotti comparabili compresi, per esempio, il pane, i cereali, il vino, la carne, il pesce, ecc. ecc. Il risultato è che nei Paesi aderenti all’euro le differenze sono piuttosto pronunciate. Fatta 100 la media europea, risulta che il Paese più economico è la Slovacchia e il più costoso è l’Austria, separati da ben 33 punti di differenza. L’Italia si trova nella parte alta della classifica: con 11 punti in più della media europea, i prodotti alimentari costano da noi poco più di quanto costano in Belgio e poco meno che in Lussemburgo, ma più che in Francia e Germania.

In effetti la posizione dell'Italia è singolare. Un Paese che ha un settore agricolo così sviluppato dovrebbe avere prezzi del cibo e delle bevande più bassi data l’alta offerta. Invece li ha simili a quelli del Lussemburgo, Paese importatore, e del Belgio, la cui economia è più industriale che agricola. Siccome la ricerca Eurostat riguarda il prezzi finali dei prodotti, questi potrebbero essere influenzati da una struttura commerciale basata in molti casi su negozi e non ipermercati e da un sistema distributivo che si è sviluppato attorno al costoso trasporto su gomma a sua volta articolato in una miriade di piccole e piccolissime imprese invece che su grandi strutture multinazionali.

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Marco Cobianchi

Sono nato, del tutto casualmente, a Milano, ma a 3 anni sono tornato a casa, tra Rimini e Forlì e a 6 avevo già deciso che avrei fatto il giornalista. Ho scritto un po' di libri di economia tra i quali Bluff (Orme, 2009),  Mani Bucate (Chiarelettere 2011), Nati corrotti (Chiarelettere, 2012) e, l'ultimo, American Dream-Così Marchionne ha salvato la Chrysler e ucciso la Fiat (Chiarelettere, 2014), un'inchiesta sugli ultimi 10 anni della casa torinese. Nel 2012 ho ideato e condotto su Rai2 Num3r1, la prima trasmissione tv basata sul data journalism applicato ai temi di economia. Penso che nei testi dei Nomadi, di Guccini e di Bennato ci sia la summa filosofico-esistenziale dell'homo erectus. Leggo solo saggi perché i romanzi sono frutto della fantasia e la poesia, tranne quella immortale di Leopardi, mi annoia da morire. Sono sposato e, grazie alla fattiva collaborazione di mia moglie, sono papà di Valeria e Nicolò secondo i quali, a 47 anni, uno è già old economy.

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