Previdenza complementare, tutti i vantaggi
Economia

Previdenza complementare, tutti i vantaggi

L’adesione alla previdenza complementare è il consiglio che tutti gli esperti in materia di previdenziale danno ai lavoratori d’oggi per risolvere, almeno in parte, il problema di scopertura al pensionamento.
Per incoraggiare i risparmiatori ad accantonare una ricchezza che dovrà finanziare i consumi dopo il pensionamento, pertanto vincolata ad un orizzonte temporale medio-lungo e fruibile sotto forma di rendita, il legislatore ha fatto leva su una serie di agevolazioni fiscali che, di fatto, rendono questo tipo di investimento tra i più vantaggiosi, oltre che sicuri e “nobili”, del mercato.

Vediamo in dettaglio le agevolazioni previste:
1. Durante la fase di accumulo, ovvero durante la vita lavorativa in cui si contribuisce alla Forma di Previdenza Complementare :
- I versamenti a carico del lavoratore e del datore di lavoro sono dedotti dal reddito imponibile, entro il limite di € 5.164,57. Il risparmio fiscale generato sarà minimo del  23% (aliquota IRPEF minima applicabile).
- I rendimenti prodotti sono tassati all’11% anziché al 12,50% previsto per tutte le altre tipologie d’investimento.

2. Durante la fase di erogazione , ovvero durante il pensionamento in cui si percepisce la rendita della Forma di Previdenza Complementare:
- La rendita derivante dai versamenti dedotti, quindi non tassati in fase di accumulo, è tassata al massimo al 15%. Tale aliquota si riduce di 0,3 punti per ogni anno di adesione, fino ad un massimo di 6 punti. Ciò significa che la tassazione potrebbe scendere al 9%. Considerando che tali versamenti dedotti hanno prodotto, in quanto tali, un risparmio minimo del 23% in fase di accumulo, la convenienza è innegabile.
- La rendita derivante dai versamenti non dedotti e dai rendimenti finanziari, già tassati durante la fase di accumulo, è esente da tassazione.
- La rivalutazione riconosciuta alla rendita negli anni di erogazione è tassata al 12,50%.

Per meglio comprendere questi meccanismi si consideri ad esempio un giovane lavoratore di 27 anni con un reddito attuale di 14.500 euro che decide di versare annualmente 1.000 euro (cioè poco più di 83 euro al mese) ad una forma di previdenza complementare, otterrà un risparmio fiscale (derivante dalla deduzione  del contributo dal proprio reddito) di euro 230. In sostanza il lavoratore sosterrà annualmente un versamento effettivo di euro 770 (dato dalla differenza tra 1.000 e 230 euro)  e dopo 40 anni avrà ottenuto un risparmio fiscale complessivo di circa 10.000 euro.

Arrivati all’età di pensionamento la rendita (che ammonterà approssimativamente a 2.000 euro), subirà una tassazione di circa a 180 euro; se si ipotizza che tale “pensione integrativa” il pensionato la percepirà per 20 anni, la tassazione complessiva sarà di circa 4.000 euro, ovvero meno della metà del risparmio fiscale di cui ha beneficiato durante gli anni di accumulo!

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Viviana Dabusti

Viviana Dabusti, 34 anni, nata e cresciuta nella provincia milanese è funzionario responsabile dell’Area applicazioni tecnologiche e previdenziali dell’Istituto per la Ricerca e lo Sviluppo delle Assicurazioni (IRSA).
Laureata in scienze statistiche ed economiche ed in scienze statistiche ed attuariali presso l’università Cattolica del Sacro Cuore di Milano.
Iscritta all’ordine degli Attuari e membro del relativo Ufficio stampa.
Autrice di numerosi articoli sulla previdenza italiana e sulla figura degli attuari, ospite in diverse trasmissioni televisive e radiofoniche come esperto in materia pensionistica.
Coautrice del volume "Il Vademecum della Previdenza" insieme all’On. Giuliano Cazzola e al dott. Domenico Comegna.

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