Precari e pubblico impiego: cosa cambia (forse) con il Decreto Pa
Economia

Precari e pubblico impiego: cosa cambia (forse) con il Decreto Pa

Assunzioni a termine più difficili e concorsi riservati ai dipendenti temporanei. Così il governo vuol eliminare il precariato dagli enti statali. Ma ci sono ancora diversi nodi da sciogliere

“Abbiamo adottato una soluzione definitiva contro il precariato nel pubblico impiego”. Così il premier Enrico Letta ha commentato ieri l'approvazione nel consiglio dei ministri del Decreto Pa, un pacchetto di norme sulla pubblica amministrazione che, tra i diversi obiettivi fissati, ha lo scopo di eliminare l'abuso di assunzioni ultra-flessibili o temporanee negli enti statali e locali (escluse le scuole) stabilizzando anche i contratti precari già in essere. “Si tratta di un primo passo in avanti importante ma non basta” è stato invece il commento odierno della Cgil, che ora chiede al governo un ulteriore impegno nei prossimi mesi e anni.

IL DECRETO PA

Indubbiamente, come ha sostenuto Letta, il Decreto Pa introduce delle novità importanti per la pubblica amministrazione. Resta da vedere, però, se lo sforzo dell'esecutivo (e in particolare del ministro delle Semplificazioni e della Funzione Pubblica, Gianpiero D'Alia) sarà sufficiente per combattere un fenomeno, quello delle assunzioni temporanee, ormai largamente diffuso in diversi organismi statali.

In particolare, la lotta contro il precariato del governo con il Decreto Pa si concentra sostanzialmente su due norme. La prima, molto semplice, riguarda le assunzioni future che, secondo il testo del decreto, dovranno essere essere quasi sempre a tempo indeterminato. Gli inquadramenti a termine saranno legati esclusivamente a  a "esigenze di carattere temporaneo o eccezionale”. Tutti i i contratti siglati in violazione di questa regola saranno considerati nulli e causeranno una responsabilità erariale della Pa, cioè il diritto del dipendente pubblico e ricevere un risarcimento in denaro, per l'abuso subito.

PRECARI DEL PUBBLICO IMPIEGO, ECCO CHI SPERA NELLA STABILIZZAZIONE

Dopo essersi occupato dei contratti futuri, il governo ha cercato di avviare un percorso di stabilizzazione per i precari che già oggi lavorano per la pubblica amministrazione (sono almeno 150mila secondo le stime dei sindacati). In particolare, il Decreto Pa prevede che venga effettuato prima un censimento del personale assunto con contratti a termine in tutti gli enti. Poi, fino al 2015, è prevista la possibilità di riservare il 50% dei posti nei concorsi a quei dipendenti pubblici oggi assunti con un inquadramento flessibile che hanno maturato un'anzianità di servizio di almeno 3 anni negli ultimi 5. Inoltre, se un ente pubblico ha in programma di effettuare dei concorsi nel prossimo biennio, potrà anche prorogare oltre la scadenza massima (che è appunto di 3 anni) i contratti a termine già in essere.

PA, COSA CHIEDONO I PRECARI

Basteranno queste norme ad assumere stabilmente tutti i precari? Probabilmente no, almeno secondo i sindacati, i quali stimano il numero di potenziali beneficiari del Decreto Pa nell'ordine di 50-80mila persone al massimo, su un totale di 150mila. Di sicuro restano ancora molti nodi da sciogliere. In primis quello legato ai dipendenti della scuola assunti a termine che sono in totale ben 200mila e che sono esclusi dalle norme appena approvate dal governo.

Inoltre, non va dimenticato che, secondo alcune stime, il fenomeno del precariato nella pubblica amministrazione è molto più diffuso di quanto non sembri a prima vista. Uno studio effettuato qualche mese dalla Cgia (la confederazione degli artigiani di Mestre), ha considerato per esempio anche la presenza negli uffici pubblici di dipendenti con il part-time involontario (cioè quelli che vorrebbero lavorare a tempo pieno ma non ne hanno l'occasione) e di altri lavoratori flessibili, come chi ha dei contratti di consulenza o di collaborazione oppure chi opera alle dipendenze di ditte e cooperative esterne, per l'erogazione di servizi sociali e sanitari. Se si tiene conto di tutte queste figure professionali, l'esercito di precari che lavorano per lo stato annovera tra le proprie fila oltre un milione di italiani: un numero che è almeno dieci volte superiore a quello dei tutelati dal governo Letta

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