Poste italiane, i tre punti del piano per la privatizzazione
GIACOMO QUILICI / Imagoeconomica
Economia

Poste italiane, i tre punti del piano per la privatizzazione

Il governo spinge l'acceleratore sul progetto che prevede il collocamento del 30 - 40% del gruppo. Dalla vendita si punta a ricavare 5 miliardi

Annunciato i primi giorni di dicembre dal premier Enrico Letta, il piano per la privatizzazione di Poste Italiane sarà avviato entro l’inizio dell’estate.

Il governo ha deciso di spingere l'acceleratore con l'obiettivo di ricavare dalla vendita di una quota di minoranza del gruppo almeno 5 miliardi di euro.

Giovedì 9 dicembre si è tenuto in merito un vertice a Palazzo Chigi per mettere a punto una road map e fare in modo che la società possa presentarsi al mercato entro la fine dell'anno, replicando quanto hanno già fatto gli operatori postali di Germania, Olanda e Regno Unito, che sono stati privatizzati con un'offerta pubblica di vendita.

Il 40% del capitale sul mercato
Sul mercato, tramite Ipo, sarà collocata una quota di minoranza pari al 30 - 40%.

L'operazione, come riportano alcune indiscrezioni divulgate dalle agenzie di stampa, dovrebbe partire entro luglio. Lo schema, inoltre, prevede di riservare la fetta maggiore del capitale sul mercato (50 - 60%) a investitori istituzionali. 

I dipendenti diventano soci
Una piccola quota, compresa tra il 2 e il 5%, sarà destinata invece ai dipendenti, a titolo gratuito, mentre il resto sarà venduto alla clientela retail attraverso i 14.000 uffici sparsi in Italia.

Sul mercato non finiranno le controllate (si era parlato di BancoPosta negli scorsi mesi), ma la capogruppo, forte dei suoi 24 miliardi di ricavi e un utile 2012 di 1 miliardo di euro. La valutazione della holding è stimata da 10 a 12 miliardi di euro.

L’accordo con Cassa depositi e prestiti
Per rendere più appetibile la società agli investitori, si punta anche a migliorare la profittabilità della società, con un occhio al servizio universale per le comunicazioni postali e alla convenzione con Cassa depositi e prestiti.

In vista di una Ipo, il governo dovrà delineare i contenuti di entrambe le intese, che pesano e non poco sul bilancio, visto che i numeri del gruppo finiranno sotto i riflettori nei prossimi mesi.

La principale voce di raccolta della Cdp, infatti, è costituita dalla gestione di una parte consistente del risparmio nazionale, il risparmio postale (buoni fruttiferi e libretti), che è collocato in esclusiva da Poste Italiane.

E la raccolta del risparmio postale rappresenta a sua volta una delle principali entrate per il gruppo guidato dall'a.d. Massimo Sarmi, che rinnova ogni anno la convenzione con Cdp.

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Massimo Morici

Scrivo su ADVISOR (mensile della consulenza finanziaria), AdvisorOnline.it e Panorama.it. Ho collaborato con il settimanale Panorama Economy (pmi e management) e con l'agenzia di informazione statunitense Platts Oilgram (Gas & Power).

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