Polonia, il nuovo paradiso economico d'Europa
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Economia

Polonia, il nuovo paradiso economico d'Europa

Apertura dei mercati, privatizzazione e riforme, ecco la ricetta vincente di Varsavia

"L'età dell'oro della Polonia", e ancora "la stella europea che non ti aspetti": sono questi i toni con cui The Economist racconta dei successi di una nazione troppo spesso considerata povera, arretrata e senza futuro. E invece, in un continente che arranca la Polonia può permettersi di festeggiare i 25 anni migliori della sua storia, brindando a un futuro ancora più prospero visto che la rivoluzione in nome dello sviluppo e del progresso non l'ha ancora conclusa.

La Polonia è stato l'unico paese, in Europa, a non entrare in recessione nei momenti più bui della crisi finanziaria internazionale, ed è riuscito a ottenere risultati nettamente migliori anche rispetto alle altre economie emergenti dell'Est. Secondo The Economist il grande vantaggio di questa nazione consiste nell'aver adottato una terapia d'urto che, nel medio periodo, si è rivelata molto più efficace delle transizioni soft per cui hanno optato gli altri paesi ex-comunisti della regione.  

E' stato il Ministro delle Finanze Leszek Balcerowicz a cambiare il destino della Polonia. Nel 1990l'apertura dei mercati venne definitivamente completata, la moneta nazionale, lo zloty, venne resa convertibile, i sussidi alle aziende di stato tagliati per lasciare spazio alla privatizzazione. Decisioni molto coraggiose che hanno creato nel breve periodo enormi difficoltà per tutti, ma che già nel medio hanno portato opportunità, ricchezza e sviluppo. Tra il 1990 e il 1992 tutti questi aggiustamenti hanno portato a una contrazione del Pil del 15 per cento, ma dal '92 in poi la crescita è ripartita e non si è ancora arrestata, grazie a un incremento medio del Pil dal 1996 al 2014 del 4,24 per cento.

La Polonia è stata anche molto brava a sfruttare le opportunità offerte dall'Europa, attingendo a fondo di coesione e fondi strutturali per migliorare governance e trasparenza. Tra il 2007 e il 2013 si è aggiudicata 102 milioni di euro, e tra il 2014 e il 2020 ne riceverà altri 106 milioni. Tuttavia, il più grande merito di Varsavia è quello di dare la priorità alle riforme, e di aver continuato a farlo anche quando i loro effetti (positivi) hanno iniziato ad essere chiari a tutti.

La Polonia ha capito che ogni fase dello sviluppo di una nazione ha bisogno delle sue riforme, e che un paese può continuare a crescere solo se continua a guardare al futuro modificando ciò che è necessario rinnovare. In questo momento, ad esempio, la Polonia ha bisogno di approvare tagli pesanti all'interno pubblica amministrazione, di insegnare ad aziende e privati a risparmiare ma anche a investire di più, di convincere i polacchi che per loro ci saranno più opportunità in patria che all'estero, e lanciare nuovi settori industriali tecnologicamente più avanzati e puntare, contemporaneamente, sui servizi.

 

 

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Claudia Astarita

Amo l'Asia in (quasi) tutte le sue sfaccettature, ecco perché cerco di trascorrerci più tempo possibile. Dopo aver lavorato per anni come ricercatrice a New Delhi e Hong Kong, per qualche anno osserverò l'Oriente dalla quella che è considerata essere la città più vivibile del mondo: Melbourne. Insegno Culture and Business Practice in Asia ad RMIT University,  Asia and the World a The University of Melbourne e mi occupo di India per il Centro Militare di Studi Strategici di Roma. Su Twitter mi trovate a @castaritaHK, via email a astarita@graduate.hku.hk

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