Perché la Troika potrebbe scomparire
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Economia

Perché la Troika potrebbe scomparire

Il via libera alle operazioni di supporto economico da parte della Bce agli Stati potrebbe renderla incompatibile con un ruolo di monitoraggio

L’arma che ha placato la tempesta sui mercati finanziari dell’eurozona è, in principio, pienamente in regola con i trattati europei. Così ha detto l’advisor della European Justice Court che doveva dire la sua sulle Outright monetary transaction (Omt) lanciate dalla Banca centrale europea (Bce) nel settembre 2012. Il primo bazooka di Mario Draghi, quindi, può continuare a esistere. Tuttavia, c’è il timore che possa esserci un problema di compatibilità del ruolo che la Bce ha nella troika composta con Fondo monetario internazionale (Fmi) e Commissione europea, come hanno fatto notare diversi analisti del think tank Bruegel.

Quando nel settembre Draghi svelò al mondo le Omt, il responso degli investitori internazionali è stato unanime. Dopo una prima ritrosia, legata soprattutto ai dettagli operativi degli acquisti di titoli di Stato, sotto stretta condizionalità, dei Paesi membri sotto pressione sui mercati obbligazionari, gli operatori capirono che la Bce avrebbe seguito alla lettera le indicazioni di Draghi del luglio 2012. “La Bce è pronta, nei limiti del suo mandato, per preservare l’euro”, disse il banchiere centrale italiano da Londra. Ed era davvero così. Le Omt hanno contribuito in modo rilevante a livellare al ribasso i rendimenti dei bond governativi della periferia della zona euro, portandole in molti casi al minimo dall’introduzione dell’euro. E ora si attendeva solo l’opinione della Corte di giustizia europea sulla legittimità dell’intero strumento. Il tutto per evitare che, tramite questa operazione di mercato aperto avente come oggetto i bond governativi, la Bce facesse finanziamento monetario a uno o più Stati, un’azione vietata in modo esplicito dai trattati europei. Per fortuna, così non è. Il via libera è arrivato.  

Un problema di incompatibilità

Eppure, il parere della ECJ potrebbe essere la fine della troika. Gli economisti del think tank Bruegel hanno fatto notare che il ruolo della Bce potrebbe essere incompatibile con la struttura della troika. Questo perché, secondo la ECJ, se la Bce vuole attivare gli acquisti tramite le Omt, “è essenziale che non vi sia alcuna partecipazione diretta nel monitoraggio dei programmi di assistenza finanziaria fornita ai Paesi”. La traduzione, almeno in linea teorica, è semplice. Se la BCE vuole mantenere in vita le Omt e le vuole utilizzare per sostenere i Paesi sotto pressione, allora deve uscire dalla troika nei futuri salvataggi.

Affinché un Paese abbia il sostegno della troika, infatti, occorre siglare un memorandum of understanding con Fmi, Commissione Ue e Bce. In seguito, potranno esserci le erogazioni finanziarie dei due fondi di stabilità dell’area euro, ovvero lo European financial stability facility (Efsf) e lo European stability mechanism (Esm). L’esborso e l’utilizzo dei fondi, secondo il memorandum of understatement, è sottoposto alla verifica periodica della troika. Così è successo in Grecia, Irlanda, Portogallo, Cipro e Spagna, per quanto riguarda il settore bancario. Tuttavia, le Omt sono funzionali e complementari ai programmi di salvataggio, in quanto si tratta del braccio operativo con cui la Bce placa la pressione sul mercato obbligazionario. Non è infatti null’altro se non l’evoluzione del Securities markets programme (Smp) che ha sostenuto sia Grecia sia Spagna sia Italia nella fase più acuta della crisi. In questo caso la questione è relativa alla condizionalità. Per essere attivate, le Omt necessitano dell’esistenza di un programma sottoscritto fra il Paese richiedente e i due fondi europei, o Efsf o Esm. Senza di esso, la Bce non può sostenere quel Paese.

Le due alternative per la BCE

Delle due l’una. O la Bce rinuncia al suo ruolo nel controllo dell’esborso finanziario dei fondi Efsf ed Esm oppure decreta la morte di fatto delle Omt. Se è vero che la ECJ ha ritenuto la tesi secondo la quale le Omt siano un mero strumento di politica monetaria, è altrettanto vero che il ruolo di vigilanza della Bce non può (almeno in linea teorica) estendersi alle erogazioni della troika. Il monitoraggio dei piani di aggiustamento, quindi, dovrà essere condotto in modo esclusivo da Commissione Ue e Fondo monetario internazionale, nel caso la Bce dovesse essere costretta a utilizzare le Omt.

Infine, c’è anche una questione di credibilità della zona euro. Dopo cinque anni di crisi e dopo diversi errori, dovuti all’inesperienza dell’organismo, la troika aveva trovato una propria dimensione. Volente o nolente, la sottoscrizione di un memorandum of understatement da parte di un Paese membro dell’area euro ha, quasi sempre, placato l’aggressività degli investitori. In altre parole, si era creato un modello di gestione delle crisi quantomeno funzionante. Da un lato, il ruolo di vigilanza di Commissione Ue e Fmi. Dall’altro, i fondi Efsf ed Esm. Sullo sfondo, la Bce, capace di intervenire in modo tempestivo sui mercati finanziari. Non è ancora chiaro se il parere della ECJ porrà fine alla troika per come la si è conosciuta, ma se così fosse la reazione degli operatori potrebbe non essere positiva.

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Fabrizio Goria

Nato a Torino nel 1984, Fabrizio Goria è direttore editoriale del sito di East, la rivista di geopolitica. Scrive anche su Il Corriere della Sera e Panorama. In passato, è stato a Il Riformista e Linkiesta e ha scritto anche per Die Zeit, El Mundo, Il Sole 24 Ore e Rivista Studio. È stato nominato, unico italiano, nella Twitterati List dei migliori account Twitter 2012 da Foreign Policy.

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