Perché l'economia russa rischia la depressione
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Economia

Perché l'economia russa rischia la depressione

Consumi e investimenti sono già ai minimi storici, e le nuove sanzioni affonderanno il paese

L'economia russa è in difficoltà, e questo lo sappiamo tutti. Ciò che non è chiaro e se il paese stia attraversando una fase di crisi temporanea o se stia lentamente scivolando verso la depressione.

Kirill Rogov, ricercatore presso il Gaidar Institute for Economic Policy di Mosca, ha appena pubblicato per lo European Council on Foreign Relationsuna ricerca intitolata "Can Putinomics survive?" che spiega proprio come il futuro economico e finanziario del regno di Vladimir Putin sia molto meno roseo di quanto anche i più pessimisti abbiano immaginato. 

Qualche mese fa circolava l'ipotesi di un crollo immediato della nazione proprio a causa di un'economia che non sapeva più come andare avanti. E invece la Russia sta ancora in piedi, essenzialmente perché è riuscita a evitare il peggio svalutando il rublo e aumentando il prezzo del petrolio

Questa strategia approvata con l'unico scopo di recuperare un po' di risorse, però, ha lasciato il segno: consumi e investimenti sono ai minimi storici, e ora sì, scrive Rogov, che non ci sono più i margini per andare avanti. O meglio, una soluzione ci sarebbe, e sarebbe quella di lasciarsi trainare dall'Occidente. Peccato, però, che quest'ultimo stia pensando di fare esattamente il contrario, ovvero vuole imporre nuove sanzioni

Per Rogov, quindi, la depressione dell'economia russa è ormai inevitabile. Non saranno le nuove sanzioni a provocarla, ma di certo la loro severità ne determinerà la portata e la durata. 

Ancora una volta, quindi, il futuro del mercati russi sembra ruotare attorno alle scelte politiche di Putin. Il nuovo bilancio anti-crisi annunciato a marzo scorso conferma come il Presidente abbia solo due priorità: difesa e proiezione strategica da un lato, e un paese che continui a regalargli il suo consenso dall'altro, per quanto lo zar si stia limitando a plasmarne le idee con la propaganda e ad assecondarne le esigenze di base con il welfare (questi i capitoli di spesa che, assieme alla difesa, sono stati recentemente rimpolpati con nuove risorse), senza offrire reali opportunità di crescita e sviluppo.

Il futuro della Russia per Rogov è quindi nelle mani di Putin: può scegliere di cambiare atteggiamento, risparmiare sulla difesa e, ancora più importante, schivare le sanzioni garantendosi allo stesso tempo più aiuto dall'Occidente, anche a livello di scambi di capitale e di tecnologie. Oppure può decidere di far cadere la nazione in depressione, godendosi il consenso del suo popolo fino a quando, per disperazione, non deciderà di ribellarsi. 

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Claudia Astarita

Amo l'Asia in (quasi) tutte le sue sfaccettature, ecco perché cerco di trascorrerci più tempo possibile. Dopo aver lavorato per anni come ricercatrice a New Delhi e Hong Kong, per qualche anno osserverò l'Oriente dalla quella che è considerata essere la città più vivibile del mondo: Melbourne. Insegno Culture and Business Practice in Asia ad RMIT University,  Asia and the World a The University of Melbourne e mi occupo di India per il Centro Militare di Studi Strategici di Roma. Su Twitter mi trovate a @castaritaHK, via email a astarita@graduate.hku.hk

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