Perché Google non verrà spezzata in due
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Economia

Perché Google non verrà spezzata in due

La risoluzione votata dal Parlamento europeo non è vincolante ed è praticamente impossibile che la Commissione decida di procedere. Il senso della vicenda

Prevenire gli abusi dei motori di ricerca

Il Parlamento europeo ieri (27 novembre) ha approvato - 384 i sì, 174 i no e 56 gli astenuti - una risoluzione che chiede di "prevenire ogni abuso nel marketing dei servizi interconnessi agli operatori dei motori di ricerca".

Google non viene mai nominato ma è evidentemente l'oggetto dell'attenzione.

Perché l'offensiva anti Google

Quel che i parlamentari intendono sottolineare è la necessità di avere risultati di ricerca sul web che non siano discriminatori: l'indicizzazione, la valutazione, la presentazione e il ranking dei risultati dei motori di ricerca - dice la risoluzione - devono essere imparziali e trasparenti.

Cosa auspica il Parlamento europeo

Il ruolo fondamentale dei motori di ricerca su internet nello "sfruttamento commerciale secondario" delle informazioni ottenute dalle attività degli utenti, unito alla necessità di far rispettare le regole della concorrenza, spinge il parlamento europeo a chiedere alla Commissione di considerare provvedimenti futuri che tengano separati i motori di ricerca dagli altri servizi commerciali.

Google però non verrà spezzata

Il Parlamento non ha i poteri per dividere un'azienda. La risoluzione del resto non è vincolante in alcun modo per la Commissione. E anche se è un segnale forte di volontà politica in Europa, quasi tutti gli osservatori fanno notare come 
- sia assai improbabile che l'esecutivo decida di portare Google davanti al giudice per violazione delle leggi sulla concorrenza
- sia assai improbabile che a quel punto vinca la causa
- sia ancora più improbabile che convinca il tribunale che il rimedio sia la suddivisione di Google.

Un'azienda viola leggi europee sulla concorrenza quando ha una posione dominante sul mercato (e Google ha un quasi monopolio) e abusa di quella posizione (ed è questo di cui eventualmente bisogna convincere il giudice).

Antitrust, neutrale

L'antitrust europea attraverso il portavoce del commissario Ue alla concorrenza Margrethe Vestager dice invece che "è importante notare che l'applicazione della legge dell'antitrust Ue deve restare indipendente dalla politica. Ed è obbligo della Commissione rispettare i diritti di tutte le parti e restare neutrale e giusta: questi sono valori cruciali della legge sulla concorrenza".

Comunque la Ue dal 2010 tiene d'occhio Google

Dal 2010 comunque i funzionari della Commissione europea vigilano sulle attività di Google per verificare se l'azienda viola le leggi che garantiscono la concorrenza.
In particolare le indagini riguardano
- i risultati delle ricerche: Google abbassa in maniera deliberata la posizione nei risultati di aziende che sono in potenziale concorrenza con le sue attività?
- sul mercato pubblicitario dominato da Google l'azienda impone ai suoi partner accordi di esclusività che impediscono a network pubblicitari più piccoli di diventare concorrenziali?

Nel corso di quest'anno Google è stata obbligata dalla Ue a garantire il cosiddetto diritto all'oblio, conferendo ai cittadini europei la possibilità di chiedere, in determinate circostanze, che venissero cancellate dai risultati delle ricerche su Google di informazioni potenzialmente dannose e imbarazzanti sul proprio conto.

Inoltre, editori e politici, in particolar modo in Francia, contestano il fatto che negli snippet dei risultati di Google News vengano inclusi testi protetti da copyright.

Reazioni politiche

"Non è l'approccio culturale che preferisco", commenta il sottosegretario allo sviluppo economico italiano Antonello Giacomelli  a proposito della risoluzione del Parlamento di Bruxelles. 

Scettico anche il commissario Ue all'economia digitale Guenther Oettinger: "Una divisione obbligatoria per me non sarebbe la soluzione migliore", bisogna spingere invece su "una corretta applicazione della direttiva Ue sulla concorrenza".
Positivo invece il commento di Carlo De Benedetti, secondo cui la concorrenza europea è "messa a rischio dalla trasformazione dei motori di ricerca nelle porte d'ingresso principali della rete".

Francia e Germania, ribadiscono l'attacco a Google e agli altri 'over the top' e chiedono alla Commissione di rivedere le regole della concorrenza per capire se "permettono di controllare" i grandi operatori che offrono servizi internet senza avere le infrastrutture.

Negli Stati Uniti invece si tende a difendere Google sottolieneando come "l'attacco" dell'Europa sia "politicizzata". Giornali, tv e politici nel Congresso indicano soprattutto la Germania come il paese che sta forzando la mano per ostacolare la libertà dell'azienda.

Informazioni preziose, nelle mani delle aziende

Lo sfondo di tutta questa attenzione nei confronti di Google è il valore economico attuale ma ancora di più potenziale, per il futuro - dei dati che il motore di ricerca ricava dalle attività in rete di ciascun utente. Dati che elaborati e analizzati hanno un valore commerciale enorme: "un valore che fa gola ad aziende e pubblicitari che sempre più vogliono parlare non a comunità indistinte ma a persone, con lo scopo di essere più efficaci nell'opera di persuasione", come nota oggi Daniele Manca sul Corriere della Sera.

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Luigi Gavazzi