Pensioni, ecco perché non bisogna toccarle
STEFANO SCARPIELLO / Imagoeconomica
Economia

Pensioni, ecco perché non bisogna toccarle

Secondo Giuliano Cazzola, per ottenere ritorni economici consistenti, bisognerebbe intervenire addirittura su trattamenti da 1.200 euro netti al mese

“Per fare un’operazione davvero consistente, bisognerebbe abbassare talmente tanto il limite minimo di intervento da rendere il tutto socialmente poco accettabile”. Non usa mezzi termini Giuliano Cazzola, economista con un passato da parlamentare, per bocciare sul nascere la discussione intorno a possibili nuovi tagli alle pensioni.

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Lasciamo da parte la questione sociale, che pure ha un valore e un peso non irrilenvante. Guardiamo il problema da un punto di vista meramente economico: “Se si vogliono recuperare risorse economiche significative infatti - spiega Cazzola - si dovrebbe chiedere un contributo anche a chi oggi percepisce trattamenti dell’ordine di 1.200-1.300 euro netti al mese, altro che pensioni d’oro. E allora io dico che se lo scenario è questo tanto vale che il governo abolisca il tanto decantato beneficio degli 80 euro, visto che la sua copertura avrebbe delle ricadute deleterie su milioni di pensionati”. E questo senza contare che in effetti in questi anni la categoria dei pensionati appunto, già ha contribuito in maniera significativa al riordino dei conti pubblici.

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“Non dobbiamo dimenticare – fa notare infatti Cazzola – che nel biennio 2012-2013 dalle pensioni è arrivato un gettito complessivo pari a 8 miliardi di euro. A questi se ne aggiungeranno altri 5 miliardi che matureranno nel periodo che va dal 2014 al 2016. Stiamo parlando quindi complessivamente di risorse pari a circa 13 miliardi di euro, che tra l’altro non derivano da interventi una tantum, ma da riforme strutturali del sistema pensionistico che hanno investito circa 5 milioni di pensionati”.

Un deciso stop dunque a chi pensa di rimettere mano allo scottante tema delle pensioni per fare cassa senza tenere conto di tutte le opportune valutazioni del caso. Una posizione che d’altronde in queste ore viene ribadita da più parti. Al punto che lo stesso presidente del Consiglio Matteo Renzi in un tweet ha smentito l’esistenza di qualsiasi piano segreto che prevederebbe interventi sulle pensioni nei prossimi mesi.

 

Per il momento dunque eventuali nuove risorse dovranno arrivare solo da tagli agli sprechi. Della nuova fiammata polemica di questi giorni che ha investito per l’ennesima volta le pensioni potrebbe però restare qualcosa di significativo dal punto di vista tecnico-finanziario che potrebbe tornare utile in previsione di futuri nuovi interventi.

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”In effetti – spiega Cazzola – l’idea, ventilata in queste ore, di un possibile contributo di solidarietà per pensioni determinate con il metodo retributivo calcolato prendendo come riferimento l’importo che verrebbe percepito utilizzando il metodo contributivo, potrebbe essere una buona soluzione. Sempre però se rimaniamo nell’ambito di interventi temporanei e straordinari. Se invece qualcuno volesse rideterminare i trattamenti utilizzando questo stesso sistema – conclude Cazzola – credo che dovrà fare i conti con questioni di legittimità costituzionale, visto che stiamo comunque parlando di diritti maturati e acquisiti”. Insomma, di pensioni di sicuro si tornerà a parlare, ma per il momento sembra che l’argomento scenderà di molto nella lista di priorità del governo.

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Giuseppe Cordasco

Sono nato e cresciuto ad Aarau nel cuore della Svizzera tedesca, ma sono di fiere origini irpine. Amo quindi il Rösti e il Taurasi, ma anche l’Apfelwähe e il Fiano. Da anni vivo e lavoro a Roma, dove, prima di scrivere per Panorama.it, da giornalista economico ho collaborato con Economy, Affari e Finanza di Repubblica e Il Riformista.

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