Pensioni e stipendi, perché le famiglie italiane sono sempre più povere
Ansa/ufficio stampa Libera
Economia

Pensioni e stipendi, perché le famiglie italiane sono sempre più povere

Il bilancio sociale dell'Inps evidenzia un crollo del potere di acquisto dei redditi da lavoro e degli assegni previdenziali

Quasi dieci punti percentuali in cinque anni. E' la perdita registrata dal potere di acquisto delle famiglie italiane dal 2008 in poi, cioè da quando è arrivata la crisi economica. A rivelarlo è il bilancio sociale dell'Inps relativo all'esercizio 2012, che segnala un pesante impoverimento dei lavoratori e dei pensionati.

IL BILANCIO DELL'INPS

Nello specifico, durante l'ultimo quinquennio, gli stipendi e gli assegni pensionistici hanno perso il 9.4% del proprio valore. Il dato è ancor più allarmante se si considera che il calo del potere di acquisto ha subito un'accelerazione nell'ultimo biennio, raggiungendo il 4.9% tra il 2011 e il 2012, contro una flessione dello 0,4% registrata nell'intero 2010 e dello 0,9% nei 12 mesi successivi. Soltanto nel 2009, cioè nella fase iniziale e più traumatica della crisi, si è avuto un dato peggiore rispetto all'anno scorso (-2,5%).

La ragione che sta alla base di questo impoverimento delle famiglie non è difficile da capire: l'aumento della disoccupazione, il blocco delle pensioni di importo medio e medio-alto, le difficoltà di molte imprese e lavoratori autonomi ad arrivare a fine mese, hanno provocato un calo vertiginoso del reddito disponibile che i trasferimenti dell'Inps, cioè gli ammortizzatori sociali, sono riusciti a compensare soltanto in parte (cioè per il 20-25% circa).

Senza contare, poi, che la crisi economica dell'ultimo quinquennio si è innestata in un contesto sociale abbastanza fragile, dove i redditi disponibili erano già di per sé abbastanza bassi, almeno in alcune fasce di popolazione. Tra gli anziani di tutta Italia, per esempio, oltre il 45% percepisce un reddito da pensione inferiore a mille euro lordi al mese. Si tratta in totale di 7,2 milioni di persone, tra cui più di 2,2 milioni non arrivano a percepire neppure un assegno di 500 euro mensili. Nello stesso tempo, c'è però una platea di 650mila pensionati che non se la passa malissimo, visto che ha un reddito superiore a 3mila euro lordi ogni 30 giorni.

Purtroppo, oggi gli ammortizzatori sociali non possono fare più di tanto per rimediare al progressivo impoverimento della popolazione, visto che le risorse disponibili sono già arrivate al limite. Secondo le stime della Uil, la cassa integrazione, gli assegni di mobilità e i sussidi ai disoccupati hanno tutelato nel 2012 ben 4milioni di persone, circa il doppio rispetto ai 2,1 milioni del 2008. La spesa complessiva dello stato per i sostegni a chi ha perso il lavoro ha toccato l'anno anno scorso i 22,8 miliardi, con una crescita di oltre il 19% rispetto al 2011. Di fronte a questi numeri, è difficile aspettarsi che gli ammortizzatori sociali possano contare ancora su risorse aggiuntive consistenti.

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Andrea Telara

Sono nato a Carrara, la città dei marmi, nell'ormai “lontano”1974. Sono giornalista professionista dal 2003 e collaboro con diverse testate nazionali, tra cui Panorama.it. Mi sono sempre occupato di economia, finanza, lavoro, pensioni, risparmio e di tutto ciò che ha a che fare col “vile” denaro.

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