Pensioni e ricongiungimenti: ecco i casi folli di cui parla la Fornero
Economia

Pensioni e ricongiungimenti: ecco i casi folli di cui parla la Fornero

Le storie di chi è costretto a pagare centinaia di migliaia di euro per ritirarsi dal lavoro

La signora Paola (il nome è di fantasia) ha quasi 60 anni e, per gran parte della carriera, ha lavorato come dipendente di un'amministrazione comunale, versando per 27 anni i contributi all'Inpdap , l'istituto di previdenza dei dipendenti pubblici. Poi, nel 2003, Paola ha deciso di compiere un passo coraggioso: abbandonare un posto sicuro da impiegato statale, per andare a lavorare in un'azienda privata. Da quel momento in poi, la signora ha iniziato a versare i propri contributi a un altro ente pensionistico, cioè l'Inps, a cui sono iscritti gran parte dei lavoratori italiani (cioè i dipendenti delle imprese private e gli autonomi).

IL REBUS DELLE RICONGIUNZIONI

Avvicinandosi la data del pensionamento, la signora Paola ha chiesto una  ricongiunzione, cioè  una procedura che consente di mettere assieme tutti i contributi versati in diversi fondi pensionistici, per maturare un unico assegno dall'Inps. Peccato, però, che l'istituto nazionale della previdenza le abbia comunicato una brutta notizia: per effettuare il ricongiungimento, la signora deve sborsare la “modica” cifra di 265mila euro in 163 comode rate mensili di oltre 2mila euro ciascuna.

LA SOLUZIONE DELLA FORNERO

E' questo uno dei tanti casi raccolti dai sindacati (Cgil, Cisl e Uil) sugli effetti della legge 122 del 2010, in base alla quale sono diventate onerose tutte le procedure di ricongiunzione che, fino a 2 anni fa, erano invece gratuite per gran parte dei lavoratori dipendenti. E così, nella stessa situazione della signora Paola si sono ritrovate decine di migliaia di persone in tutta Italia (saranno circa 600mila da qui al 2022, secondo le stime più accreditate). Per mettere assieme tutti i contributi, questi futuri pensionati devono sborsare una cifra attorno a 20 mila euro, nei migliori dei casi, fino a un massimo che sfiora appunto i  300mila euro. <>, ha detto il ministro del welfare, Elsa Fornero, che si è impegnata a trovare una soluzione, probabilmente rendendo di nuovo gratuite le ricongiunzioni (almeno per alcune categorie di dipendenti).

L'ULTIMA RIFORMA DELLE PENSIONI

In effetti, alcuni casi di persone coinvolte nel rebus dei ricongiungimenti sono davvero paradossali, come dice  il ministro Fornero. Ci sono, per esempio, molti contribuenti che avrebbero voluto completare la ricongiunzione prima del 2010 (cioè prima della legge 122) ma, su consiglio degli esperti  previdenziali, hanno preferito rimandare in avanti le pratiche, confidando di poterle svolgere sempre gratuitamente. Tra i più colpiti, ci sono molti dipendenti delle aziende ex-municipalizzate, privatizzate durante gli anni '90. Si tratta di lavoratori che, per decenni, hanno versato i contributi all'Inpdap (essendo qualificati come dipendenti pubblici) e poi sono stati costretti per forza di cose a passare all'Inps (come addetti del settore privato), pur svolgendo di fatto lo stesso mestiere. Se Fornero non ricorrerà ai ripari, tutte queste persone rischiano di subire una beffa non da poco: devono pagare una montagna di soldi, soltanto per andare in pensione.

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Andrea Telara

Sono nato a Carrara, la città dei marmi, nell'ormai “lontano”1974. Sono giornalista professionista dal 2003 e collaboro con diverse testate nazionali, tra cui Panorama.it. Mi sono sempre occupato di economia, finanza, lavoro, pensioni, risparmio e di tutto ciò che ha a che fare col “vile” denaro.

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