Pensioni, perché ora il riscatto della laurea è di nuovo conveniente
ANSA/GIORGIO BENVENUTI
Economia

Pensioni, perché ora il riscatto della laurea è di nuovo conveniente

Il governo prepara degli incentivi per chi vuol far conteggiare gli anni dell’università nell’anzianità di carriera

Le nuove regole non sono scritte ancora nel dettaglio e bisognerà aspettare un po’ per conoscerle. Tuttavia, con la manovra economica del 2019, il governo Lega-5Stelle sembra intenzionato a rendere più agevole il riscatto della laurea. Si tratta, per chi non lo conoscesse, di una pratica che consente a chi ha frequentato l’università di far valere nell’anzianità di carriera anche gli anni passati a studiare sui banchi di qualche ateneo, allo scopo di andare in pensione prima del previsto. 

Meno conveniente con la Fornero

Negli ultimi anni, il riscatto nella laurea non è stato una prassi molto diffusa tra i lavoratori italiani, con circa 10mila operazioni di questo tipo ogni 12 mesi. I numeri risicati sono dovuti sostanzialmente a due ragioni. Innanzitutto, si tratta di una pratica costosa. In secondo luogo, la Legge Fornero  del 2012, che ha innalzato l’età pensionabile, l’ha resa di fatto meno conveniente. 

Con i requisiti della Legge Fornero, infatti, è possibile mettersi a riposo con ben 42 anni e 10 mesi di contributi (41 anni e 10 mesi per le donne), indipendentemente dall’età. Non sono molti, però, i lavoratori italiani che raggiungono questa anzianità di carriera. Molti nostri connazionali vanno piuttosto in pensione con l’assegno di vecchiaia, che consente di mettersi a riposo attorno a 67 anni di età, indipendentemente dai contribuiti versati (purché vi siano almeno 20 annualità di contribuzione o 5 annualità per chi è stato assunto dopo il 1995). 

Più utile con la quota 100

Dunque, con Legge Fornero non c’è molta necessità di riscattare la laurea per mettersi a riposo prima del previsto. Le cose cambieranno però dal prossimo anno con la riforma (o controriforma) previdenziale di Lega e 5 Stelle. Dal 2019 entrerà in vigore la cosiddetta quota 100, un sistema che consente di andare in pensione con 62 anni di età di età con 38 di contributi. Ecco allora che, proprio per raggiungere la fatidica soglia di 38 anni di carriera, avere 4 anni in più di anzianità di servizio con il riscatto della laurea diventerà probabilmente una pratica consigliabile a molti lavoratori. 

Tutto dipenderà però da quali agevolazioni verranno introdotte dal governo. Per conteggiare gli anni dell’università, oggi bisogna pagare di tasca propria ben 4 o 5 anni di contributi. Nel caso di un lavoratore dipendente che ha studiato all'università e guadagna 20mila euro lordi, per esempio, la cifra da sborsare è pari a ben 26.500 euro circa, così calcolato: sullo stipendio lordo di 20mila euro viene applicata l'aliquota del 33%, che comporta un versamento contributivo di 6.600 euro ogni 12 mesi. 

Moltiplicando quest'ultima cifra per 4 anni, si ottiene appunto un esborso finale di quasi 26.500 euro, che può essere versato all'Inps nell'arco di 10 anni, con 120 rate mensili di 220 euro. Si tratta di una somma molto impegnativa, un po’ troppo per molti nostri connazionali. E’per questa  che oggi, anche con l’arrivo della quota 100, c’è bisogno di robusti incentivi per ridare slancio al riscatto della laurea. 

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Andrea Telara

Sono nato a Carrara, la città dei marmi, nell'ormai “lontano”1974. Sono giornalista professionista dal 2003 e collaboro con diverse testate nazionali, tra cui Panorama.it. Mi sono sempre occupato di economia, finanza, lavoro, pensioni, risparmio e di tutto ciò che ha a che fare col “vile” denaro.

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