Pensioni, perché non crescono da quasi 5 anni
ANSA/MASSIMO PERCOSSI
Economia

Pensioni, perché non crescono da quasi 5 anni

L'importo medio degli assegni previdenziali è salito di soli 50 euro mensili nell'arco di un lustro. Colpa del blocco delle indicizzazioni

Un aumento di soli 50 euro in un mese o poco più. E' quello che i pensionati italiani hanno ottenuto tra il 2011 e il 2016, secondo i calcoli effettuati dall'agenzia Adnkronos sui dati diffusi dall'Inps. In particolare, le cifre diffuse dall'istituto nazionale della previdenza attestano che l'importo medio delle pensioni erogate in Italia è salito dai 10.093 euro del primo gennaio 2012 ai 10.784 euro di quest'anno. C'è stato dunque un incremento complessivo di 691 euro lordi annui che, divisi per 13 mensilità, corrisponde per la precisione a 53,1 euro. L'assegno pensionistico medio, tenendo conto anche della tredicesima, è dunque salito di pochissimo, da 776,4 a 829,5 euro mensili.


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Non tutte le categorie di pensionati, però, nell'ultimo quinquennio hanno avuto lo stesso trattamento. L'importo medio ddei trattamenti di vecchiaia, infatti, è passato da 13.436 a 14.507 euro lordi annui. L'assegno mensile, che era di 1.033,5 euro lordi al mese nel 2012, è cresciuto oggi fino a 1.115,9 euro, con un incremento di 82,4 euro. Variazioni al di sopra della media ci sono state anche per le pensioni di invalidità previdenziale, che sono passate dai 7.784 euro annui del gennaio 2012 ai 8.570 euro del 2016. L'assegno mensile medio era di 598,8 euro cinque anni fa ed è arrivato a 659,2 euro, con una differenza di 60,4 euro lordi mensili. Più o meno lo stesso trattamento lo hanno ricevuto le pensioni reversibilità erogate ai superstiti, il cui valore medio annuo è salito da 7.286 a 7.832 euro (con una crescita di 546 euro lordi in un quinquennio) mentre l'assegno mensile è passato da 560,5 a 602,5 euro, con un incremento di 42 euro lordi al mese.


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E' di soli 32,4 euro mensili, invece, l'aumento di cui hanno beneficiato gli assegni sociali, che sono passati da 5.069 euro a 5.490 euroall'anno (con una crescita di 421 euro). L'importo mensile era pari a 389,9 euro nel 2012 ed è salito a 422,3 euro nel 2016. Ancor peggio è andata ai titolari delle pensioni di invalidità civile, che sono aumentate di soli 10,5 euro negli ultimi 5 anni, passando da 5.019 a 5.156 euro annui. L'assegno medio mensile era di 386,1 euro nel 2012 ed è salito a 396,6 euro oggi. Ma perché, nell'arco di ben un lustro, ci sono state delle "mance" così modeste per i pensionati? La colpa è di un mix di fattori concomitanti, cioè l'inflazione bassa e il blocco delle rivalutazioni deciso nel 2012 e nel 2013 dal governo Monti. Ogni anno, per legge, l'importo delle pensioni deve infatti esser aumentato di una quota pari alla crescita dei prezzi registrata in Italia nell'anno precedente (con un sistema che viene definito perequazione automatica).


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Purtroppo, però, la crisi economica ha portato il carovita a zero nel biennio 2015-2016 (l'ultimo dato di marzo dell'Istat è pari a -0,2%) dopo che, nei due anni ancor precedenti, era piombata abbondantemente sotto la soglia del 2%. Con l'inflazione bassa o nulla, anche le pensioni sono dunque rimaste inchiodate. Come se non bastasse, tra il 2012 e il 2014 il governo Monti ha addirittura bloccato quelle poche  rivalutazioni degli assegni previste per legge, con un provvedimento che è stato giudicato poi illegittimo dalla Corte Costituzionale. Dopo il pronunciamento della Consulta, il governo Renzi ha deciso di restituire a posteriori soltanto una piccola parte degli aumenti negati a suo tempo da Monti nel biennio 2012-2013, rimborsando poche decine di euro mensili a ciascun pensionato. Ecco dunque perché, in 5 anni, gli assegni erogati dall'Inps sono rimasti praticamente quasi fermi al palo.


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Andrea Telara

Sono nato a Carrara, la città dei marmi, nell'ormai “lontano”1974. Sono giornalista professionista dal 2003 e collaboro con diverse testate nazionali, tra cui Panorama.it. Mi sono sempre occupato di economia, finanza, lavoro, pensioni, risparmio e di tutto ciò che ha a che fare col “vile” denaro.

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