Pensioni minime, perché non è giusto alzarle a 780 euro
ANSA/MASSIMO PERCOSSI
Economia

Pensioni minime, perché non è giusto alzarle a 780 euro

Il Movimento 5 Stelle preme per alzare gli assegni Inps più bassi, con il rischio di fare regali a chi non ne ha bisogno

Mai più una pensione sotto i 780 euro. E’ la promessa di Luigi Di Maio, leader del Movimento 5Stelle, ministro del Lavoro e dello Sviluppo Economico, che ha ribadito la sua volontà di far passare con la  prossima Legge di Bilancio uno dei suoi cavalli di battaglia nelle ultime elezioni politiche. I 5 stelle le chiamano pensioni di cittadinanza e altro non sono che un mega aumento a 780 euro al mese degli assegni minimi pagati oggi dall’Inps, che superano di poco i 500 euro. 

Sistema a rischio

Introdurre le pensioni di cittadinanza significa in sostanza innalzare le minime di oltre il 50% e ritoccare all’insù anche molti altri assegni Inps (e sono tanti) che oggi hanno un importo superiore a 500 euro ma inferiore ai 780 euro promessi da Di Maio. Senza dimenticare, poi, che esistono anche 2 milioni di altri sussidi come gli assegni sociali o d’invalidità che non arrivano neppure a 500 euro al mese. Anche queste indennità, se verranno istituite le pensioni di cittadinanza, beneficeranno dunque di un mega aumento.  

Ma è giusto dare tutti questi soldi a chi percepisce i trattamenti minimi? Nei giorni scorsi Alberto Brambilla, economista vicino alla Lega, esperto previdenziale e possibile futuro presidente dell’Inps, ha detto che un regalo di questo tipo “spaccherebbe il sistema”. “Se fossi un artigiano, un commerciante o un imprenditore, non verserei più contributi, nella consapevolezza che poi arriveranno le pensioni minime di 780 euro” ha detto Brambilla. 

Pensioni basse ma sopra le minime

Non va dimenticato, infatti, che in Italia ci sono circa 6 milioni di pensionati che percepiscono dall’Inps un assegno relativamente modesto, tra gli 800 e i 1.200 euro netti mensili, pur avendo lavorato a lungo, per almeno 30 o 40 anni. Ora, tutte queste persone rischiano di trovarsi ad avere una reddito  più o meno uguale a quello di chi finora ha percepito la minima e nel 2019, pur avendo versato pochi contributi durante la carriera,  potrà arrivare a 780 euro di pensione al grazie alle concessioni del governo giallo-verde. 

Ecco la ragione per cui la pensione di cittadinanza, come ha sottolineato Brambilla, rischia di trasformarsi in una grande ingiustizia a meno che la platea dei beneficiari non venga ristretta notevolmente, circoscrivendola a chi ne ha davvero bisogno, cioè agli anziani sotto la soglia di povertà che non hanno risparmi da parte o che non hanno un coniuge che li mantiene. In tal caso, però, dire che non esisteranno mai più trattamenti pensionistici sotto i 780 euro si rivelerebbe alla fine una promessa da marinaio. 

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Andrea Telara

Sono nato a Carrara, la città dei marmi, nell'ormai “lontano”1974. Sono giornalista professionista dal 2003 e collaboro con diverse testate nazionali, tra cui Panorama.it. Mi sono sempre occupato di economia, finanza, lavoro, pensioni, risparmio e di tutto ciò che ha a che fare col “vile” denaro.

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