Pensioni ed esodati, le possibili soluzioni di Poletti
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Economia

Pensioni ed esodati, le possibili soluzioni di Poletti

Un anticipo sui futuri assegni Inps, da restituire poi a rate come una sorta di prestito . Ecco le idee studiate dal governo per salvare chi è rimasto beffato dalla riforma Fornero

In pensione prima del tempo, con una sorta di anticipo sui futuri assegni Inps, da restituire poi a rate come se fossero in prestito. E' la soluzione che il ministro del lavoro, Giuliano Poletti , starebbe studiando per risolvere in maniera definitiva il problema degli esodati. Si tratta, per chi non li conoscesse ancora, dei tanti lavoratori italiani che, negli anni scorsi, si sono accordati con la propria azienda per mettersi in mobilità (o a riposo) in anticipo e che oggi corrono il rischio di rimanere senza stipendio e senza pensione. Colpa della riforma previdenziale dell'ex-ministro Fornero che, nel 2012, ha innalzato di colpo l'età del pensionamento.

LA LEGGE SALVA-ESODATI

La scorsa settimana, il ministro Poletti ha salvaguardato altri 32mila esodati, che si aggiungono ai 140mila circa già tutelati dai governi Monti e Letta (con vari decreti che permettono di andare in pensione con le vecchie regole, in vigore prima della legge Fornero). Siccome il numero totale degli esodati è stimato nell'ordine di 400mila unità, restano ancora da salvaguardare più di 200mila persone. Come? Il ministro Poletti vorrebbe smetterla con le misure-tampone e adottare un provvedimento che metta definitivamente in salvo tutti gli esodati, dal 2016 in poi. L'ipotesi (che per il momento resta tale) è appunto quella del prestito pensionistico che, a dire il vero, non è proprio una grande novità. Il primo a ventilare questa soluzione è stato Enrico Giovannini , predecessore di Poletti nella carica di ministro del lavoro.

GLI ESODATI E IL GOVERNO LETTA

In pratica, un esodato vicino alla pensione avrebbe la possibilità di ritirarsi con due anni in anticipo rispetto ai requisiti in vigore oggi: per esempio a 64 anni e tre mesi di età, anziché a 66 anni e 3 mesi come stabilisce invece la legge. Oppure con 40 anni e mezzo di contributi, anziché con 42 anni e 6 mesi come prevede la riforma Fornero. Gli assegni Inps percepiti per i primi due anni verranno poi restituiti dallo stesso esodato con delle trattenute sulle pensioni future, nell'ordine di qualche decina di euro al mese, applicate per un periodo di tempo molto lungo, ad esempio per dieci o quindici anni. Resta da capire se questo meccanismo basterà davvero per mettere in salvo tutti gli esodati italiani. C'è chi pensa di no visto che, tra i lavoratori beffati dalla riforma Fornero, ci sono molte persone che nel 2012 avevano addirittura 30 o 35 anni di contributi e poco meno di 60 anni di età. Questi lavoratori sono dunque molto lontani dalle soglie minime per accedere al prestito pensionistico salva-esodati.

Di conseguenza, i tecnici del ministero stanno studiando una sorta di Piano B: consentire a tutti gli esodati di accedere al pensionamento con le vecchie regole pre-Fornero, ma con un assegno calcolato interamente con il metodo contributivo. Si tratta di un sistema in base al quale l'importo degli assegni Inps viene determinato esclusivamente sulla base dei contributi versati nel corso di tutta la carriera e non in base alla media delle ultime retribuzioni percepite, prima di mettersi a riposo (il cosiddetto metodo retributivo) . Il sistema contributivo, è però molto meno vantaggioso epotrà comportare un taglio dell'assegno di almeno il 25-30%, soprattutto per chi ha alle spalle una carriera molto discontinua. Ciò significherebbe, per gli esodati italiani, andare in pensione prima del previsto ma con forti penalizzazioni.

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Andrea Telara

Sono nato a Carrara, la città dei marmi, nell'ormai “lontano”1974. Sono giornalista professionista dal 2003 e collaboro con diverse testate nazionali, tra cui Panorama.it. Mi sono sempre occupato di economia, finanza, lavoro, pensioni, risparmio e di tutto ciò che ha a che fare col “vile” denaro.

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