Pensione integrativa, quanto versare per averne una
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Economia

Pensione integrativa, quanto versare per averne una

Una guida utile per capire l’entità dei versamenti necessari per farsi una rendita di scorta in vista della vecchiaia e arrotondare bene gli assegni Inps

Quanto devo versare ogni mese per farmi una buona pensione integrativa? E’ una domanda che si pongono non pochi lavoratori quando aderiscono alla previdenza complementare, sottoscrivendo un fondo pensione o un piano pensionistico individuale (pip) offerto da una compagnia assicurativa.

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In realtà, l'ammontare della rendita  di scorta maturata con l'adesione ai prodotti della previdenza complementare rimane sempre un'incognita e dipende da quanto renderanno nei prossimi decenni i fondi pensione e i pip, le cui performance sono a loro volta legate all'andamento dei mercati finanziari. E’ possibile però fare delle stime sull'entità dell'assegno pensionistico integrativo futuro. Chi aderisce ai fondi pensione riceve infatti per posta, entro la primavera di ogni anno, un documento che si chiama Prospetto Esemplificativo Personalizzato e che gli addetti ai lavori hanno ribattezzato da tempo Bussola Previdenziale. Si tratta di un prospetto di 2 pagine, spedito dalla società che gestisce il fondo pensione o dalla compagnia assicurativa che offre il pip, in cui vengono riepilogati tutti i versamenti del lavoratore e il capitale maturato. La parte più importante del documento è però quella finale dove il lavoratore può consultare una stima della rendita integrativa che otterrà al momento della pensione, se continuerà a destinare alla pensione di scorta una parte dei propri redditi.

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 I calcoli delle rendite  vanno presi un po' con le molle e non hanno certo la pretesa di determinare al centesimo le pensioni integrative del futuro. Le simulazioni devono infatti tener conto di parecchi fattori come l'età del lavoratore, i contributi che deve ancora versare, il tasso annuo di crescita del suo salario e i possibili rendimenti del fondo scelto. Alcuni dati sono facilmente stimabili mentre altri, come l'inflazione o le performance dei prodotti previdenziali, rimangono per forza di cose delle incognite. La Covip (l’authority che vigila sui fondi pensione) ha fissato però dei paletti stabilendo che, nelle simulazioni, deve  essere sempre prevista una crescita annua del salario pari all'1% più il tasso di inflazione, stimato nell'ordine del 2% ogni 12 mesi. E deve essere ipotizzato un rendimento medio dei fondi pensione pari al 4% annuo per le linee azionarie e al 2% per le linee  obbligazionarie o al 3% per le linee miste.

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Ecco allora che si torna all’interrogativo di partenza: quanto si deve versare per avere una pensione integrativa soddisfacente? Si possono prendere in esame concreti consultando i prospetti esemplificativi personalizzati dei fondi pensione e dei pip, che sono disponibili anche online nei siti web delle società di gestione del risparmio o delle compagnie assicurative (a questo link, per esempio, c’è il simulatore di Cometa, il maggior fondo pensione italiano riservato ai metalmeccanici). Nell’ipotesi che un giovane 25enne neoassunto aderisca a un fondo pensionistico oggi e versi 100-200 euro al mese per 40 anni, secondo i calcoli dei prospetti può sperare  di ricevere in vecchiaia una pensione integrativa tra 250 e 500 euro al mese, calcolata con valori attualizzati, cioè rapportati al tenore di vita di oggi (c'è dunque un rapporto di 1 a 2,5 tra quanto accantonato ogni mese e l’assegno maturato). Queste cifre si basano però sull’ipotesi che il fondo pensione prescelto, incociando le dita, abbia un rendimento nel lungo periodo di circa il 4% medio annuo.

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Andrea Telara

Sono nato a Carrara, la città dei marmi, nell'ormai “lontano”1974. Sono giornalista professionista dal 2003 e collaboro con diverse testate nazionali, tra cui Panorama.it. Mi sono sempre occupato di economia, finanza, lavoro, pensioni, risparmio e di tutto ciò che ha a che fare col “vile” denaro.

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