Partite iva, cosa cambia nel 2013
Economia

Partite iva, cosa cambia nel 2013

Maggiori tasse ma anche qualche agevolazione. Ecco  le novità del nuovo anno

Novità importanti in arrivo, alcune positive e altre negative. E' quanto devono aspettarsi nel 2013 i lavoratori autonomi con la partita iva, che pagheranno maggiori tasse ma, in certi casi, beneficeranno pure di alcune agevolazioni. Ecco  i principali cambiamenti entrati in vigore con l'arrivo del nuovo anno.

L'ACCONTO DELL'IVA PER IL 2013

IMPOSTA PIU' SALATA.

A partire da luglio del 2013, scatterà quasi sicuramente l'aumento programmato dell'imposta sul valore aggiunto: l'aliquota salirà dal 21 al 22% per gran parte dei beni di consumo mentre resteranno invariati i prelievi ridotti del 10 e del 4% su alcuni generi in commercio, come quelli alimentari e di prima necessità.

L'IVA PER CASSA.

Dal 1° dicembre scorso, i lavoratori autonomi potranno finalmente versare l'iva per cassa, cioè soltanto dopo aver ricevuto il pagamento dal cliente e non prima. Per usufruire di questa agevolazione, bisogna rispettare però un requisito: avere un fatturato inferiore ai 2 milioni di euro annui. L'imposta per cassa potrà inoltre essere versata soltanto sulle operazioni svolte con altri lavoratori autonomi con la partita iva e non sui compensi fatturati ai consumatori finali. Inoltre, va ricordato che chi sceglie questo particolare regime fiscale deve dichiararlo nelle fatture (scrivendo: “Operazione con Iva per cassa ai sensi dell’articolo 32-bis del decreto legge n. 83 del 22 giugno 2012,” ) e non potrà comunque detrarre l'imposta pagata sugli acquisti, se non dopo aver incassato i compensi. Inoltre, va ricordato che chi opta per il pagamento per cassa dovrà comunque conservarlo per 3 anni. Esempio: chi inizia nel 2013 sarà obbligato a mantenere lo stesso regime anche nel 2014 e 2015.

LA NUOVA ASPI

Altri cambiamenti importanti per le partite iva arrivano anche con l'entrata in vigore della nuova legge sul lavoro che porta la firma del ministro del welfare, Elsa Fornero e che ha introdotto un nuovo sussidio alla disoccupazione: l'Aspi (Assicurazione sociale per l'impiego), che può arrivare sino a un importo massimo attorno ai 1.000 euro netti al mese. Chi perde il posto come dipendente e inizia un'attività di lavoro autonomo mantiene il diritto a percepire l'Aspi se, entro un mese, invia un'apposita comunicazione all'Inps sulla sua nuova occupazione, da cui non deve però guadagnare più di 4.800 euro all'anno. In ogni caso, l'importo del sussidio viene comunque ridotto di un ammontare pari all'80% del reddito presunto ricavato dal lavoratore per la nuova attività.

LE PARTITE IVA E LA RIFORMA FORNERO

La novità più significativa contenuta nella riforma del welfare riguarda però le false partite iva, cioè  gli autonomi che operano prevalentemente per una sola azienda e che, di fatto, vengono equiparati dalla legge a un dipendente assunto con un contratto a tempo indeterminato (con tutti i diritti che ne conseguono). Per avere questo riconoscimento, le partite iva devono tuttavia rispettare almeno due dei seguenti requisiti:

- Ricavare da una sola azienda oltre l'80% dei compensi dichiarati

- Avere una postazione fissa all'interno dell'impresa (per esempio un computer o una scrivania).

- Lavorare per un solo committente per oltre 8 mesi in un anno, con un compenso inferiore a 18mila euro annui.

Se almeno due di questi requisiti vengono meno, il lavoratore autonomo viene considerato a tutti gli effetti una vera partita iva e non può essere assimilato per legge a un dipendente.

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Andrea Telara

Sono nato a Carrara, la città dei marmi, nell'ormai “lontano”1974. Sono giornalista professionista dal 2003 e collaboro con diverse testate nazionali, tra cui Panorama.it. Mi sono sempre occupato di economia, finanza, lavoro, pensioni, risparmio e di tutto ciò che ha a che fare col “vile” denaro.

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