Parmalat senza pace: le due beghe giudiziarie
Economia

Parmalat senza pace: le due beghe giudiziarie

A un anno dalla condanna di Tanzi resta aperto il fronte della Centrale del Latte di Roma e di Lactalis America

Non c'è pace per Parmalat. Solo un anno fa, il 23 aprile del 2012, si chiudeva il più colossale scandalo finanziario di Piazza Affari con la condanna di Calisto Tanzi , ex numero uno del gruppo, a 17 anni e dieci mesi da parte della Corte di Appello di Bologna. Il crac con oltre quindici miliardi di euro bruciati in una girandola di truffe, aveva lasciato in panne, migliaia di investitori e fatto tremare banche e istituzioni. Poi la rinascita del business e l'accumulo di nuove risorse grazie alla paziente e meticolosa opera del commisario Enrico Bondi, portata avanti nelle aule dei tribunali di tutto il mondo e nelle segrete stanze degli avvocati (tra cause e transazioni il manager aveva messo insieme un tesoretto di 1,4 miliardi).

Ma le beghe giudiziarie per il gruppo oggi in mano dalla francese Lactalis (all'83,3% del capitale) non sembrano avere mai fine, come emerso ieri nel corso dell'assemblea degli azionisti che avrebbe dovuto approvare il bilancio 2012 e che invece ha dovuto rinviare tutto a causa di una sentenza relativa alla Centrale del Latte di Roma, controllata al 75% e iscritta in bilancio a un valore di 95,1 milioni di euro.

All'orizzonte, però, si profila una battaglia giudiziaria decisamente più proficua per il gruppo di Collecchio e per i suoi azionisti di minoranza: quella legata al contestato shopping di Lactalis America Group (Lag).

Ma andiamo con ordine. Ecco i due principali snodi che vedranno in aula il gruppo alimentare oggi guidato da Franco Tatò.

CENTRALE DEL LATTE DI ROMA
Sabato il Tribunale di Roma ha disposto la riconsegna al Comune della Capitale del 75% detenuto da Parmalat nella Centrale del latte romana. Il cda del gruppo di Collecchio non ha potuto far altro a questo punto che ritirare il progetto di bilancio 2012. La partecipazione rilevata da Cirio nel 1997 e ceduta l'anno seguente a Parmalat (nonostante esplicite condizioni contrattuali vietassero simili mosse per cinque anni) era iscritta a valore di carico per 95,1 milioni e, stando alle stime di Equita, rappresentava il 4% del margine lordo e il 3% dell'utile netto. Il colosso alimentare presenterà appello. Ovviamente si tratta di una notizia negativa per la società. Ma gli esperti non si sono strappati i capelli. Il Comune infatti potrebbe essere chiamato a rimborsare Parmalat delle migliorie apportate nel corso di questi 15 anni. "Profonda preoccupazione per il futuro occupazionale della Centrale del latte di Roma" è espressa dai sindacati di categoria di Cgil, Cisl e Uil.

GUERRA A LACTALIS
Il tema incandescente e che potrebbe riservare più di una sorpresa, è invece quello relativo alla contestata acquisizione infragruppo di Lactalis America Group (Lag), effettuato lo scorso maggio, per 904 milioni di euro (con un parametro di valutazione pari a 9,5 volteil margine lordo). Uno shopping motivato ufficialmente da sinergie industriali ma che di fatto portava Oltralpe metà del tesoretto custodito a Collecchio. E che quindi, ben presto, è finito nel mirino degli azionisti di minoranza e delle istituzioni. Ieri in assemblea i fondi si sono scatenati contro il costoso shopping e hanno contestato la gestione. Tatò, dopo aver ricordato che la società dovrà presentare eventuali osservazioni sul prezzo entro il 10 maggio, ha dichiarato di auspicare uno sconto. PricewaterhouseCooper, consulente di Parmalat, nel frattempo ha calcolato come prezzo giusto per Lag 758 milioni, oltre 200 in meno rispetto a quelli inizialmente previsti. Anche in questo caso tuttavia la battaglia si deciderà verosimilmente in aula. A marzo, il Tribunale di Parma ha revocato con decreto due sindaci e un consigliere e ha nominato Angelo Manaresi comissario ad acta per controllare che gli organi di governance agiscano nell'interesse di Collecchio. Decisioni contestate e impugnate dal gruppo su cui è stato presentato ricorso presso il Tribunale di Bologna (10 maggio l'udienza). Che sia l'inizio di una nuova saga giuiziaria?

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Cinzia Meoni