Pagamenti Pa, i soldi ci sono ma i tempi sono troppo lunghi
Economia

Pagamenti Pa, i soldi ci sono ma i tempi sono troppo lunghi

Nonostante siano stati stanziati già 15 miliardi, secondo la Cgia l’ultima azienda verrà saldata solo nel 2018

Bene così, ma bisogna fare più in fretta. Si può riassumere così il giudizio che il mondo delle imprese, soprattutto quelle piccole e artigianali, dà degli sforzi che il governo sta facendo per liberare risorse a favore dei pagamenti arretrati della pubblica amministrazione. E’ di queste ore infatti l’annuncio del ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni che sarebbero quasi 16 i miliardi di euro messi a vario titolo a disposizione di enti locali e Asl per sanare i debiti arretrati verso le imprese private. “Benissimo – sottolinea Giuseppe Bortolussi segretario della Cgia di Mestre – rendiamo merito a questo governo, al ministro Saccomanni e anche al precedente esecutivo che hanno messo al centro dell’agenda economica lo sblocco dei pagamenti della Pa. Attenzione però: ipotizzando che nel frattempo non si accumulino altri debiti, se si procederà erogando solo 20 miliardi all’anno, l’ultimo creditore, secondo la nostra stima che dimensiona il debito accumulato dalla Pa in 120 miliardi, riceverà quanto dovuto alla fine del 2018”.

PAGAMENTI PA, TUTTI I DUBBI DELLE AZIENDE

Una precisazione che come risulta evidente nasce da una diversa valutazione di quello che sarebbe il tesoretto di debiti accumulato finora dallo Stato. Più volte infatti da fonti istituzionali, a cominciare da Bankitalia, si è parlato di un monte di pagamenti arretrati stimabile in circa 90 miliardi di euro. Ebbene, secondo la Cgia invece i calcoli andrebbero rifatti, con una cifra finale come accennato ben diversa. “I dati della Banca d’Italia si riferiscono ad una indagine campionaria riferita al 31 dicembre 2011, ovvero realizzata più di un anno e mezzo fa – spiega Giuseppe Bortolussi – nella quale non sono comprese le aziende con meno di 20 addetti che, ricordo, costituiscono il 98% del totale delle imprese italiane. In questa ricerca, inoltre, non sono state coinvolte le imprese che operano nei settori della sanità e dei servizi sociali che, storicamente, sono quelli dove si annidano i ritardi di pagamento più eclatanti. Alla luce di questi elementi, riteniamo dunque che l’ammontare dei debiti scaduti stimato dalla Banca d’Italia sia sottodimensionato di circa 30 miliardi di euro”. Ecco come si giunge ai 120 miliardi sopra menzionati.

DEBITI PA, TUTTE LE PROPOSTE IN CAMPO

Il tutto  evidenziando che comunque, quand’anche la cifra fosse quella indicata dalle stime istituzionali, il termine ultimo di pagamento dell’ultima impresa creditrice arretrerebbe solo al 2017, quindi di poco. Serve dunque uno sforzo in più per accelerare il programma di stanziamenti. Una possibilità che d’altronde lo stesso Saccomanni, in maniera del tutto autonoma, sembra aver già preso in considerazione. Ricordiamo infatti che il programma messo a punto dal governo finora, prevede per il 2013 stanziamenti pari a 20 miliardi. Una cifra che a questi ritmi, tra erogazioni finanziarie vere e proprie, rimborsi fiscali e deroghe al patto di stabilità interno, l’esecutivo conta di raggiungere già a settembre, subito dopo le vacanze estive. Dunque fino alla fine dell’anno ci sarebbe il tempo per mettere sul piatto nuove risorse, pari magari anche ad altri 20 miliardi, quelli in origine programmati per il 2014.

PAGAMENTI PA, IL VALZER DEI DECRETI

Le ipotesi di Saccomanni d’altronde, fanno tesoro del fatto che almeno un 10-15% dei pagamenti emessi a favore delle imprese ritorneranno allo Stato sotto forma di Iva. Tutta liquidità che potrebbe essere impiegata per coprire eventuali nuove misure di carattere fiscale, come ad esempio il rinvio almeno fino a fine anno dell’aumento dell’Iva a carico dei consumatori dal 21 al 22%. Insomma un interessante partita di giro che in un colpo solo farebbe contente le imprese, che vedrebbero aumentati di molto gli stanziamenti per i pagamenti arretrati della pubblica amministrazione, e i consumatori, che tirerebbero il fiato per qualche mese ancora potendo contare su un’Iva invariata. Tutto è nelle mani di Saccomanni, e c’è da sperare che l’estate porti consiglio.

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Giuseppe Cordasco

Sono nato e cresciuto ad Aarau nel cuore della Svizzera tedesca, ma sono di fiere origini irpine. Amo quindi il Rösti e il Taurasi, ma anche l’Apfelwähe e il Fiano. Da anni vivo e lavoro a Roma, dove, prima di scrivere per Panorama.it, da giornalista economico ho collaborato con Economy, Affari e Finanza di Repubblica e Il Riformista.

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