Pagamenti Pa, i sei punti chiave del decreto
Economia

Pagamenti Pa, i sei punti chiave del decreto

Stanziati 40 miliardi in due anni, precedenza alle imprese e sanzioni per funzionari inadempienti. L'approvazione, prevista per oggi, è stata rinviata di qualche giorno

In un momento storico in cui in politica a dominare è purtroppo l’impasse con le note difficoltà a formare un governo, il Parlamento offre un esempio positivo di pragmatismo approvando in tempi rapidissimi e con un consenso unanime un provvedimento tra i più attesi dal mondo delle imprese e dei liberi professionisti. Ci riferiamo al decreto che dovrebbe finalmente sbloccare per i prossimi due anni 40 miliardi di pagamenti arretrati della pubblica amministrazione verso le imprese. In attesa che entro lunedì venga emanato il testo definitivo del governo che farà proprie tutte le indicazioni giunte da Camera e Senato, vediamo nel dettaglio quali dovrebbero essere i punti salienti del decreto.

Fondi a disposizione. Come detto in ballo ci sono circa 40 miliardi di euro per il 2013 e per il 2014. Nel dettaglio ne verranno stanziati rispettivamente 5 e 9 miliardi nei due anni per debiti del servizio sanitario, 12 e 7 per quelli degli enti locali, e in totale 7 nel biennio per quanto dovuto dallo Stato centrale.

Imprese privilegiate. Il decreto stabilirà che ad essere favorite saranno le aziende che vantano un credito direttamente con l’amministrazione pubblica rispetto a quelle che hanno ceduto il credito stesso a qualche banca. Verranno dunque liquidate prima le fatture emesse direttamente verso lo Stato che saranno prese in considerazione in ordine cronologico.

CREDITI ARRETRATI; L'APPELLO DELLE PICCOLE E MEDIE IMPRESE

Procedura degli enti locali. L’iter che sarà predisposto dal decreto del governo prevede che Comuni e Province comunichino le proprie necessità entro il prossimo 30 aprile. Nei 15 giorni successivi sarà quindi stabilita con successivi decreti attuativi la ripartizione delle risorse in campo. Le amministrazioni che non dovessero avere a disposizione liquidità sufficiente potranno chiedere un’anticipazione allo Stato, sfruttando finanziamenti che non saranno a fondo perduto, ma che prevedono comunque un’agevolazione importante grazie a piani di ammortamento che potranno durare fino anche a 30 anni. E’ stata poi esclusa la possibilità, contemplata in un primo momento dal governo, di concedere alle Regioni che sfruttano l’anticipo di cassa di applicare fin da quest’anno la maggiorazione dell’addizionale Irpef che invece sarebbe stata possibile dal 2014.

Regioni e sanità. Per quanto riguarda i pagamenti arretrati del settore sanitario è stato previsto che l’amministrazione centrale, come accennato sopra, potrà anticipare liquidità alle Regioni nei limiti di un ammontare di 14 miliardi, di cui 5 miliardi per il 2013 e 9 miliardi per il 2014. Anche in questo caso il ministero dell’Economia provvederà entro 15 giorni dall’entrata in vigore del decreto a stabilire i termini del riparto tra le Regioni dei fondi disponibili.

Copertura e parametri europei. Per finanziare l’intero provvedimento il governo conta di recuperare un massimo di 25 miliardi di euro per ciascuno degli anni in questione dall’emissione di titoli di Stato. Il tutto condito con sacrifici finanziari aggiuntivi richiesti in particolare ai ministeri che dovrebbero subire nuovi tagli lineari. In questo modo si dovrebbe riuscire a contenere il rapporto tra deficit e Pil, che salirà comunque dal 2,4% previsto finora al 2,9%, quindi comunque sotto la soglia invalicabile del 3%, garantendo in questo modo il beneplacito comunitario sull’intera operazione.

LA CERTIFICAZIONE DEI DEBITI CON LO STATO

Sanzioni per inadempienze burocratiche. Il decreto prevederà infine un giro di vite per i funzionari pubblici che non effettuano almeno il 90 per cento dei pagamenti previsti e per quelli che non provvedono alla registrazione dell’ente da cui dipendono sulla piattaforma elettronica per la registrazione dei crediti. Per loro sono state previste infatti sanzioni specifiche che verranno esplicitate nei decreti attuativi.

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Giuseppe Cordasco

Sono nato e cresciuto ad Aarau nel cuore della Svizzera tedesca, ma sono di fiere origini irpine. Amo quindi il Rösti e il Taurasi, ma anche l’Apfelwähe e il Fiano. Da anni vivo e lavoro a Roma, dove, prima di scrivere per Panorama.it, da giornalista economico ho collaborato con Economy, Affari e Finanza di Repubblica e Il Riformista.

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