Paesi in via di sviluppo, ecco perché le statistiche sono false
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Economia

Paesi in via di sviluppo, ecco perché le statistiche sono false

L'elaborazione di stime accurate è importante tanto quanto lo stanziamento degli aiuti allo sviluppo. Valutarne l'impatto è fondamentale per non sperperare risorse

Appena un paio di giorni fa è stato pubblicato dal Guardian un articolo dai toni particolarmente provocatori che spiega per quale motivo tutto quello che leggiamo o sentiamo sui paesi in via di sviluppo è (quasi sempre) falso. 

Più di un miliardo di persone vive con meno di 1,25 dollari al giorno? Tra il 2000 e il 2013 le vittime della malaria sono scese del 49 per cento in Africa? In realtà nessuno può saperlo. Addirittura in Cambogia in una manciata di mesi il numero di sieropositivi è sceso da poco meno di due milioni a uno. Un risultato straordinario ottenuto, purtroppo, non grazie a una campagna di prevenzione di particolare successo portata avanti da Phnom Penh con il supporto di Nazioni Unite e Banca Mondiale, ma dalle stime di un secondo sondaggio, evidentemente condotto in maniera più seria e accurata.

Insomma, quello che il Guardian ha cercato di sottolineare è che in tutto il mondo, e un po' a tutti i livelli, si continuino a spendere una quantità enorme di risorse senza essere mai riusciti a mettere in piedi un sistema in grado di monitorare i dati dello sviluppo

Per quanto costoso questo tipo di meccanismo possa essere, e il Guardian è il primo a stimare la necessità di mettere sul piatto circa due milioni di dollari per ottenere un risultato degno di nota, che senso ha continuare a spendere in questo o quel progetto senza poter sapere quali siano le reali priorità del paese in questione e, ancora peggio, senza avere la possibilità di valutare in maniera oggettiva gli effetti di ogni iniziativa?

Nel mondo della ricerca qualcuno ha iniziato ad accorgersi dell'importanza di sostenere la "rivoluzione di dati", ma senza soldi e, soprattutto, senza volontà politica, sarà difficile andare lontano.

L'articolo integrale: Development data: how accurate are the figures?

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Claudia Astarita

Amo l'Asia in (quasi) tutte le sue sfaccettature, ecco perché cerco di trascorrerci più tempo possibile. Dopo aver lavorato per anni come ricercatrice a New Delhi e Hong Kong, per qualche anno osserverò l'Oriente dalla quella che è considerata essere la città più vivibile del mondo: Melbourne. Insegno Culture and Business Practice in Asia ad RMIT University,  Asia and the World a The University of Melbourne e mi occupo di India per il Centro Militare di Studi Strategici di Roma. Su Twitter mi trovate a @castaritaHK, via email a astarita@graduate.hku.hk

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