Nike e le 50 aziende più innovative
Economia

Nike e le 50 aziende più innovative

L'azienda americana guida la classifica 2013 di FastCompany, dominata da società digitali. Ma Google precipita all'undicesimo posto

Innovare è un duro lavoro. Per rendersene conto basta guardare le classifiche che ogni anno, dal 2008. pubblica la rivista americana FastCompany, diventata un punto di riferimento per l’economia di frontiera: delle 50 società della prima lista solo 4 hanno sempre avuto l’onore della citazione. L’elenco del 2013 si apre con Nike e vede, per esempio, Google solo all’11° posto. Aveva detto bene sei anni fa Douglas Merrill, chief information officer della compagnia di Mountain View allora piazzatasi al vertice, ricordando che l’innovazione è super fragile. Oggi sei al top, ma basta poco per venire velocemente superato da qualcuno più giovane, più veloce, più coraggioso.

È interessante notare che la top ten di quest’anno, dominata ancora da società digitali, si apre però con un grande marchio della old economy che è riuscito a crearsi una nuova dimensione. Nike viene premiata per due prodotti: Fuel band, il braccialetto che misura movimenti e calorie; e le Flyknit Racer, le scarpe da running che hanno comportato una completa revisione dei processi di produzione riducendo l’impatto ambientale. Non è normale inventarsi due cose nuove in un anno per un’azienda con quasi 45 mila dipendenti. Ma è possibile se il numero uno, Mark Parker, continua a ripetere che “una delle sue paure è essere una grande azienda, lenta, stitica, burocratica, felice dei suoi successi”. L’innovazione, quindi, è anche frutto di una cultura aziendale. Quella di Nike viene sintetizzata in quattro regole: per innovare, devi mettercela tutta; anticipa l’evoluzione di un prodotto; coinvolgi i tuoi partner; alimenta la cultura aziendale (appunto).

Sembra che fare tutto ciò sia più semplice nelle aziende nate nel nuovo secolo a guardare la classifica dell’innovazione dal secondo posto in poi: Amazon (vende di tutto e adesso consegna in giornata); Square (pagamenti in mobilità);  Splunk (trattamento big data); Fab (sito di ecommerce – design – con la crescita più veloce di tutti i tempi); Uber (noleggio auto con geolocalizzazione); Sproxil (sistema di controllo di cibi e medicine attraverso le etichette); Pinterest (sappiamo tutti che ha sdoganato la nostra ossessioni per le immagini); SafariCom. Quest’ultima società merita una speciale citazione: è la compagnia telefonica del Kenia, nata 20 anni fa con i cellulari Tacs e da sempre molto orientata al sociale e all’innovazione. Il suo ultimo successo infatti è un servizio sanitario 24 ore al giorno via telefono che è diventato un vero fenomeno in un Paese dove ancora ci sono problemi di assistenza sanitaria. A conferma che l’innovazione può anche essere digitale ma funziona quando rimbalza con forza nel mondo fisico. Come insegna anche Nike.

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Giovanni Iozzia

Ho lavorato in quotidiani, settimanali e mensili prevalentemente di area economica. Sono stato direttore di Capital (RcsEditore) dal 2002 al 2005, vicedirettore di Chi dal 2005 al 2009 e condirettore di PanoramaEcomomy, il settimanale economico del gruppo Mondadori, dal 2009 al maggio 2012. Attualmente scrivo su Panorama, panorama.it, Libero e Corriere delle Comunicazioni. E rifletto sulle magnifiche sorti progressive del giornalismo e dell’editoria diffusa.  

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