Mps, il paradosso del sì ai Monti bond
Economia

Mps, il paradosso del sì ai Monti bond

Una banca a rischio perchè troppo piena di titoli  pubblici, viene considerata più sicura grazie al fatto  che compra, ad alti tassi d'interesse, altri  titoli pubblici

La notizia ufficiale sul Monte dei Paschi di Siena era attesa e scontata, l'ok dell'Unione europea sulla ricapitalizzazione della banca con 3,9 miliardi di euro di bond del Tesoro italiano. Dentro questa notizia c'è una pura paranoia politico-burocratica, ma la vediamo dopo.

Intanto, la vera, simbolica notizia - ancora riservata anche se attesa da molti – è che la banca ha licenziato il suo ex padrone, ovvero l'ex sindaco di Siena Pierluigi Piccini, funzionario dell'istituto di credito, da anni addetto alla sede di Parigi, in un incarico profumatamente pagato, considerato da molti una dorata sinecura. Perchè una scelta emblematica? Perchè Piccini è stato per molti versi l'ultimo politico locale “forte” - riconosciuto anche a livello nazionale nel suo partito, il Pds (all'epoca) – che incarnava in sé la pretesa di gestire le scelte strategiche della banca – fece capo a lui ad esempio l'estenuante trattativa per la fallita fusione con la Bnl – dall'interno del palazzo municipale...

Dunque, Bruxelles ha detto sì: e sarebbe stato molto strano il contrario, visto che a tutt'oggi, e anche dopo quest'operazione, l'Italia è di gran lunga il Paese europeo che meno ha utilizzato il denaro pubblico per sostenere le sue banche... Inoltre, le nuove risorse finanziarie occorrono al Monte per ottemperare alle richieste di maggior patrimonializzazione pervenutegli proprio dall'European banking authority (Eba), che è una emanazione del governo d'Europa: insomma, ci sarebbe pure mancato che Bruxelles con una mano avesse chiesto al Monte di adeguare il patrimonio e con l'altra glielo avesse impedito. Poi, tanto per non farsi mancare niente in termini di burocraticità, la Commissione chiede al Monte di produrre “entro sei mesi” un piano di ristrutturazione (si sa, a Bruxelles non leggono i giornali italiani, e non sanno forse che il piano è già in atto, ed in via di potenziamento). Con l'obiettivo di ridurre nel tempo l'esposizione al “rischio sovrano”, connessa al fatto che oggi il patrimonio Mps è per 25 miliardi di euro investito in Btp.

Qui occorre fermarsi un attimo a ragionare: una banca come il Monte, che opera esclusivamente in Italia, è esposta al 100 per cento al rischio sovrano anche se, per assurdo, decide di non investire neanche un euro nei titoli di Stato del suo Paese. Perchè? Semplice: perchè se l'Italia fa default ed esce dall'euro, tutto il sistema-Paese va in semi-fallimento, com'è accaduto all'Argentina a suo tempo, e le banche impegnate tutte all'interno risentono in pieno della tempesta perchè i loro clienti saltano a catena e comunque se non saltano rimborsano i loro debiti con denaro svalutato...

Quindi che senso ha bastonare le banche nazionali che investono nei titoli pubblici del loro Stato? Ma non basta, c'è ben altro: questo ragionamento lampante, pur opposto – insieme a molti altri argomenti – dagli uomini della Banca d'Italia al comitato di Basilea 3 che stilava le norme oggi brandite dall'Eba per le sue imposizioni, non è servito a niente, per un'unica, buona ragione: che l'Italia in sede internazionale e soprattutto in materia di mercati e intermediari finanziari non conta un tubo.

Ne è conseguita la bellissima la paranoia che si raggiunge con queste norme: una banca, considerata “a rischio” perchè troppo piena di titoli pubblici, viene patrimonialmente considerata più sicura grazie al fatto che si svena per sottoscrivere, ad alti tassi d'interesse, ulteriori titoli pubblici! Come se un ammalato di leucemia pensasse di curarsi con un'autotrasfusione. Un puro delirio, ma è questa l'Europa alla quale alcuni tecnocrati ritengono indispensabile legarsi, senza correttivi...

Tornando a Siena, è invece rimarchevole la vicenda dell'ex sindaco. Salvo ogni suo diritto di replica, è un fatto che un mesetto fa Piccini aveva ricevuto una lettera di preannuncio di una ristrutturazione che avrebbe comportato la chiusura della funzione o dell'ufficio... Un mese più tardi, il taglio. All'ex primo cittadino - si racconta negli ambienti sindacali bancari - vengono rinfacciate spese pazze, del genere di decine di migliaia di euro al mese solo di telefonate... Dal 2001 era a Monte Paschi Banque con grado di vicedirettore generale. Ma attenzione: lontano da Siena e in particolare a Parigi – e si sa, per un senese doc è un dolore – Piccini era stato mandato non per premio ma per compromesso, perchè la sua speranza sarebbe stata quella di restare in città e con un ruolo... tanto che molti avevano interpretato la scelta di “esiliarlo” come una sorta di punizione politica... Undici anni dopo, il licenziamento. Contenzioso attendesi.

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Sergio Luciano